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Messa alla prova: programma UEPE è requisito essenziale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8897/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati fiscali. La decisione si fonda sulla mancata presentazione del programma di trattamento per la messa alla prova, un requisito ritenuto essenziale per l’ammissibilità della richiesta. La Corte ha sottolineato che l’assenza di tale programma, elaborato dall’UEPE, rende la domanda irricevibile a prescindere da altre argomentazioni, confermando la rigidità dei requisiti procedurali per accedere a questo beneficio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla Prova: La Cassazione Sottolinea l’Importanza del Programma UEPE

La procedura di messa alla prova rappresenta un’importante opportunità per l’imputato di estinguere il reato attraverso un percorso rieducativo. Tuttavia, l’accesso a questo beneficio è subordinato al rispetto di precisi requisiti formali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8897/2025, ha ribadito con fermezza un principio fondamentale: senza la presentazione di un programma di trattamento elaborato dall’UEPE, la richiesta è destinata all’inammissibilità. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Ricorso per Reati Fiscali

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per un reato fiscale previsto dal D.Lgs. 74/2000. La Corte di Appello di Milano aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo la continuazione con un precedente decreto penale di condanna e rideterminando la pena finale in sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale. L’imputato, attraverso il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando principalmente due questioni: il rigetto della sua richiesta di messa alla prova e i criteri di calcolo della pena applicati nel giudizio di continuazione.

L’Istanza di Messa alla Prova e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava la violazione dell’art. 168 bis del codice penale. Sosteneva che la sua richiesta di ammissione alla prova, avanzata in appello, fosse stata erroneamente rigettata. Faceva leva su una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 174/2022) che aveva aperto alla possibilità di concedere la messa alla prova anche per reati connessi a quelli per cui il beneficio era già stato ottenuto in passato.

Secondo la difesa, la Corte di Appello non aveva adeguatamente considerato le sue argomentazioni, tra cui la documentata archiviazione di un altro procedimento a suo carico che, in primo grado, aveva generato una prognosi sfavorevole. Inoltre, contestava la decisione basata sull’assenza di condotte riparatorie, sottolineando di essersi rimesso alle indicazioni del tribunale per eventuali azioni in tal senso.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Mancanza del Programma

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili, fornendo chiarimenti cruciali sui requisiti per accedere alla messa alla prova.

Requisito di Ammissibilità: La Messa alla prova e il programma di trattamento

Il punto centrale della decisione riguarda la formalità della richiesta. La Cassazione ha evidenziato che l’art. 464-bis del codice di procedura penale prevede espressamente che l’istanza di messa alla prova debba essere corredata dal programma di trattamento elaborato dall’UEPE (Ufficio di Esecuzione Penale Esterna) o, in alternativa, dall’indicazione dei motivi per cui non è stato possibile ottenerlo tempestivamente. Questo non è un mero dettaglio burocratico, ma un requisito di ammissibilità che dimostra la serietà dell’intenzione dell’imputato.

Nel caso di specie, la mancata presentazione di tale programma, non giustificata dal ricorrente, è stata ritenuta una ragione sufficiente e “assorbente” per rigettare la domanda. Di conseguenza, tutte le altre argomentazioni difensive, incluse quelle sulla prognosi favorevole e sulla disponibilità a condotte riparatorie, diventano irrilevanti.

La questione della continuazione e del reato più grave

Anche il secondo motivo, relativo al calcolo della pena, è stato giudicato inammissibile. La Corte lo ha ritenuto generico, poiché il ricorrente non aveva illustrato adeguatamente le ragioni per cui il reato oggetto del precedente decreto penale dovesse essere considerato più grave di quello attuale. Anzi, la sua stessa richiesta di un “minimo aumento” della pena pecuniaria sembrava implicitamente riconoscere la maggiore gravità del reato sub iudice.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali. La decisione di rigetto della richiesta di messa alla prova da parte della Corte di Appello è stata considerata immune da vizi, proprio perché basata sulla mancanza di un elemento essenziale previsto dalla legge: il programma di trattamento. La Suprema Corte ribadisce che questo requisito è posto dal legislatore a comprova della serietà della domanda. La sua assenza costituisce un valido motivo di rigetto che prevale su ogni altra considerazione di merito.

Per quanto riguarda il calcolo della pena, la Corte ha sottolineato la genericità del motivo di ricorso, che non ha permesso un esame nel merito. La difesa non ha offerto argomentazioni concrete per contestare la valutazione del giudice di secondo grado sulla maggiore gravità del reato in giudizio, rendendo il motivo di impugnazione inefficace.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante monito per la difesa: l’accesso a istituti premiali come la messa alla prova richiede un’attenzione scrupolosa ai requisiti formali. La presentazione del programma di trattamento dell’UEPE non è un’opzione, ma una condizione necessaria per l’ammissibilità della richiesta. La decisione della Cassazione conferma che il mancato rispetto di questa prescrizione procedurale preclude l’esame nel merito della domanda, vanificando la possibilità per l’imputato di beneficiare dell’estinzione del reato. Pertanto, la preparazione diligente della documentazione da allegare all’istanza si rivela un passo cruciale e non trascurabile.

È possibile chiedere la messa alla prova senza aver prima ottenuto il programma di trattamento dall’UEPE?
No, la sentenza chiarisce che la presentazione del programma elaborato dall’UEPE (o, in alternativa, la spiegazione dei motivi per cui non è stato possibile elaborarlo) è un requisito di ammissibilità della richiesta. La sua assenza rende l’istanza inammissibile.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 174/2022 permette sempre la messa alla prova per reati connessi a quelli per cui è già stata concessa?
La sentenza costituzionale ha rimosso un ostacolo normativo, ma non elimina gli altri requisiti di ammissibilità. Come dimostra questo caso, anche se il reato è ‘connesso’, la richiesta di messa alla prova deve comunque essere formalmente corretta e completa, includendo il necessario programma di trattamento.

Perché il motivo di ricorso sul calcolo della pena in continuazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato ritenuto inammissibile per genericità. Il ricorrente non ha fornito argomenti specifici per dimostrare perché il reato già giudicato con decreto penale dovesse essere considerato più grave di quello attuale, limitandosi a una richiesta generica di ‘minimo aumento’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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