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Messa alla prova: no al rigetto senza programma

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per truffa, dichiarando il reato estinto per prescrizione. La decisione si fonda sull’accoglimento del ricorso dell’imputata contro il rigetto della sua richiesta di messa alla prova. I giudici hanno chiarito che la richiesta è valida anche senza il programma di trattamento allegato e hanno censurato la motivazione contraddittoria della Corte d’Appello, che aveva basato una prognosi negativa su reati per i quali l’imputata era stata assolta.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla prova: il rigetto è illegittimo senza il programma di trattamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36301/2024) ha riaffermato un principio cruciale in tema di messa alla prova, stabilendo l’illegittimità del rigetto della richiesta basato sulla mera assenza del programma di trattamento elaborato dall’UEPE. Il caso, conclusosi con l’annullamento della condanna per prescrizione, offre importanti spunti sulla corretta applicazione di questo istituto deflattivo del processo penale.

I Fatti del Processo

Il procedimento nasce da una condanna per il reato di truffa continuata emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputata, ritenuta colpevole nei primi due gradi di giudizio, decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi nella sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputata ha articolato il suo ricorso su tre motivi principali:

1. Erronea applicazione delle norme sulla messa alla prova: Il motivo principale e decisivo riguardava il rigetto, da parte della Corte d’Appello, della richiesta di ammissione alla messa alla prova. Secondo i giudici di merito, la richiesta era ‘strumentale’ e la prognosi sulla risocializzazione dell’imputata era negativa.
2. Eccessivo aumento della pena: Un secondo motivo criticava l’aumento di pena applicato per la continuazione del reato.
3. Mancata concessione della sospensione condizionale: Infine, si lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione per il diniego della sospensione condizionale della pena.

L’Analisi della Corte: Messa alla Prova e Vizi di Motivazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo gli altri. La decisione si concentra su due aspetti fondamentali del rigetto della richiesta di messa alla prova da parte della Corte d’Appello.

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno censurato l’argomentazione secondo cui la richiesta fosse ‘strumentale’ perché presentata ‘alla vigilia del processo di appello’. La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: l’articolo 464-bis, comma quarto, del codice di procedura penale, stabilisce che la richiesta è ritualmente proposta non solo quando è accompagnata dal programma di trattamento, ma anche quando, non essendo stato possibile predisporlo, vi sia allegata la specifica istanza di elaborazione rivolta all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE). Pertanto, rigettare la domanda per la sola assenza del programma costituisce una violazione di legge.

In secondo luogo, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata ‘contraddittoria e manifesta illogica’. La prognosi negativa sulla risocializzazione dell’imputata era basata esclusivamente sulla presunta commissione di altri reati, per i quali, tuttavia, la stessa imputata era stata assolta in primo grado per insussistenza del fatto. Fondare un giudizio prognostico su fatti giudicati inesistenti costituisce un palese vizio logico che inficia la validità della decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, accogliendo il primo motivo, ha evidenziato come la decisione dei giudici d’appello fosse lesiva delle norme procedurali che regolano l’istituto della messa alla prova. Si è sottolineato che la legge prevede esplicitamente la possibilità di presentare la domanda allegando la sola richiesta di elaborazione del programma all’UEPE, proprio per non precludere l’accesso a questo beneficio a causa di ritardi non imputabili al richiedente. Inoltre, la motivazione deve essere coerente e non può basarsi su elementi fattuali (la commissione di altri reati) che sono stati esclusi da una precedente pronuncia giudiziale nello stesso procedimento. L’accoglimento di questo motivo ha reso superfluo l’esame delle altre censure.

Le Conclusioni: La Prescrizione del Reato

Una volta stabilita la fondatezza del ricorso, la Corte ha dovuto verificare la tempistica processuale. Tenuto conto della data dell’ultima condotta di truffa (agosto 2016) e dell’assenza di cause di sospensione, il termine massimo di prescrizione era già spirato al momento della decisione in Cassazione (febbraio 2024). Di conseguenza, pur riconoscendo l’errore commesso dalla Corte d’Appello, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che annullare la sentenza senza rinvio, dichiarando i reati estinti per intervenuta prescrizione. Questo esito dimostra come un errore procedurale, unito ai tempi della giustizia, possa determinare la fine di un processo senza una pronuncia definitiva sul merito della colpevolezza.

È legittimo rigettare la richiesta di messa alla prova solo perché non è allegato il programma di trattamento dell’UEPE?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta è ritualmente proposta anche quando, non essendo stato possibile predisporre il programma, sia stata comunque presentata specifica istanza all’ufficio di esecuzione penale per la sua elaborazione, come previsto dall’art. 464-bis, comma 4, cod. proc. pen.

Una prognosi negativa sulla risocializzazione dell’imputato può basarsi su reati per cui è stato assolto?
No, la Corte ha ritenuto la motivazione contraddittoria e manifestamente illogica, in quanto l’esito negativo della prognosi era fondato esclusivamente su fatti-reato per i quali l’imputata era stata assolta dal giudice di primo grado per insussistenza del fatto.

Cosa succede se il ricorso viene accolto ma nel frattempo il reato si è prescritto?
La Corte di Cassazione, una volta accertata la fondatezza di un motivo di ricorso, è tenuta a verificare se il reato si sia estinto. In tal caso, annulla la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, poiché questa causa di non punibilità prevale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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