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Messa alla prova furto in abitazione: la Cassazione

La Cassazione, con Sentenza n. 4926/2024, ha stabilito che la messa alla prova per furto in abitazione è ammissibile. Un’imputata, condannata per vari furti, si era vista negare la misura in appello. La Suprema Corte ha annullato la decisione, chiarendo che il reato ex art. 624-bis c.p., rientrando tra quelli a citazione diretta, permette l’accesso alla probation, a prescindere dal limite edittale di pena. La valutazione del giudice deve vertere sulla prognosi di reinserimento sociale.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla prova per furto in abitazione: la Cassazione conferma l’ammissibilità

Con la recente Sentenza n. 4926 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la possibilità di accedere alla messa alla prova per il furto in abitazione. La Suprema Corte ha riaffermato un principio consolidato, annullando con rinvio la decisione di una Corte d’Appello che aveva negato la misura basandosi unicamente sulla gravità della pena prevista per il reato. Questa pronuncia chiarisce che il criterio da seguire non è il quantum della sanzione, ma il tipo di rito processuale previsto per il reato.

Il caso in esame: dai furti multipli al diniego della messa alla prova

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale a un gruppo di persone per una serie di reati contro il patrimonio, tra cui furti in esercizi commerciali e due episodi di furto in abitazione, uno dei quali tentato. Una delle imputate, dopo la conferma della condanna in secondo grado, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti.

In primo luogo, ha contestato il diniego della richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova. La Corte d’Appello aveva ritenuto il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) ostativo all’applicazione dell’istituto, poiché punito con una pena detentiva massima (sette anni) superiore al limite di quattro anni previsto dall’art. 168-bis del codice penale.

In secondo luogo, la ricorrente ha sollevato la questione della procedibilità a querela per i reati di furto, alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

La decisione della Corte: il rito prevale sulla pena

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato, e ha rigettato il secondo. La decisione si articola su due punti cruciali.

L’ammissibilità della messa alla prova per furto in abitazione

Il cuore della sentenza risiede nella riaffermazione di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. La Cassazione ha spiegato che la messa alla prova per furto in abitazione è ammissibile. Il criterio per determinare l’accesso a questo istituto non è esclusivamente il limite massimo di pena previsto dall’art. 168-bis c.p., ma anche l’elenco di reati per i quali si procede con citazione diretta a giudizio, secondo l’art. 550 del codice di procedura penale.

Poiché il delitto di furto in abitazione rientra in tale elenco, esso è automaticamente compatibile con la messa alla prova. La Corte d’Appello ha quindi commesso un errore di diritto nel negare la misura solo sulla base del trattamento sanzionatorio, senza procedere a una valutazione nel merito, ovvero a una prognosi sulla possibilità di reinserimento sociale dell’imputata.

La questione della procedibilità dopo la Riforma Cartabia

La Corte ha respinto il secondo motivo di ricorso. Per quanto riguarda i furti semplici aggravati, ha osservato che la sentenza impugnata dava atto dell’esistenza delle querele presentate dalle persone offese. Per quanto concerne invece il furto in abitazione, ha chiarito che la Riforma Cartabia non ha modificato la sua natura di reato procedibile d’ufficio. La trasformazione del regime di procedibilità ha riguardato il furto aggravato ai sensi dell’art. 625 c.p., ma non la fattispecie speciale prevista dall’art. 624-bis c.p.

Le motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sull’interpretazione sistematica delle norme che regolano la messa alla prova. L’art. 168-bis c.p. va letto in combinato disposto con l’art. 550 c.p.p. Quest’ultimo, nell’elencare i reati per cui il pubblico ministero esercita l’azione penale con citazione diretta, opera una selezione a monte da parte del legislatore. Questa scelta legislativa, basata su criteri di funzionalità organizzativa ed economicità processuale, rende di fatto ammissibili alla messa alla prova tutti i reati inclusi in tale elenco, superando il mero limite edittale. Di conseguenza, il giudice di merito, di fronte a una richiesta di messa alla prova per un reato come il furto in abitazione, non può dichiararla inammissibile a priori, ma deve valutarne i presupposti soggettivi, analizzando la personalità dell’imputato e la sua idoneità al percorso di risocializzazione, come previsto dall’art. 133 c.p.

Conclusioni

La sentenza n. 4926/2024 consolida un importante principio di diritto processuale. Stabilisce in modo inequivocabile che il diniego della messa alla prova per furto in abitazione non può basarsi sulla sola entità della pena. La decisione deve invece scaturire da un’attenta e motivata valutazione discrezionale del giudice sulla prognosi di recupero sociale dell’imputato. La Cassazione ha pertanto annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio che tenga conto di tale principio.

È possibile chiedere la messa alla prova per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.)?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di furto in abitazione rientra nel novero dei delitti per cui si procede con citazione diretta a giudizio ai sensi dell’art. 550 c.p.p. e, pertanto, è ammissibile la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova.

Il giudice può negare la messa alla prova solo perché la pena prevista per il reato è alta?
No. La Corte ha chiarito che il giudice non può respingere la richiesta basandosi esclusivamente sulla pena edittale del reato se questo rientra tra quelli per cui è ammessa la misura. Deve invece effettuare una valutazione di merito sulla prognosi favorevole relativa alla possibilità di reinserimento sociale dell’imputato.

Il reato di furto in abitazione è diventato procedibile a querela dopo la Riforma Cartabia?
No. La sentenza specifica che il delitto di furto in abitazione, previsto dall’art. 624-bis c.p., non rientra tra i reati contro il patrimonio la cui procedibilità è stata trasformata da d’ufficio a querela di parte dalla Riforma Cartabia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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