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Messa alla prova: basta la richiesta del programma

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per coltivazione di cannabis, stabilendo un importante principio sulla richiesta di messa alla prova. La Corte ha chiarito che, per la validità dell’istanza, non è necessario allegare il programma di trattamento già definito dall’UEPE, ma è sufficiente dimostrare di averne richiesto l’elaborazione. La decisione della Corte d’Appello, che aveva rigettato l’istanza per incompletezza, è stata ritenuta illegittima, con conseguente rinvio del processo per un nuovo esame.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla Prova: La Cassazione Chiarisce i Requisiti della Domanda

L’istituto della messa alla prova rappresenta una fondamentale alternativa al processo penale tradizionale, consentendo l’estinzione del reato a seguito di un percorso di risocializzazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 22016/2024) ha fornito un chiarimento cruciale sui requisiti formali per accedere a tale beneficio, semplificando di fatto l’iter per l’imputato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Dalla Coltivazione alla Condanna

Il caso trae origine dalla condanna di un giovane per il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Nello specifico, l’imputato era stato ritenuto responsabile della coltivazione di dieci piante di cannabis indica, di altezza compresa tra 60 cm e 1 metro, realizzata tramite un sistema tecnologicamente avanzato che includeva illuminazione, riscaldamento, aerazione temporizzata e fertilizzanti. La condanna emessa in primo grado dal GUP del Tribunale era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello.

L’Istanza di Messa alla Prova e il Rigetto in Appello

Fin dal primo grado di giudizio, la difesa aveva avanzato la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova. Tale richiesta era stata ribadita in appello. Tuttavia, la Corte territoriale aveva rigettato l’istanza con una motivazione prettamente formale: la domanda non era corredata dal programma di trattamento già elaborato e accettato dall’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE). Secondo i giudici d’appello, questa mancanza rendeva l’istanza incompleta e, quindi, inammissibile.

La Decisione della Cassazione e i requisiti per la messa alla prova

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, ritenendo la decisione della Corte d’Appello ‘illegittima’. I giudici supremi hanno fornito un’interpretazione chiara dell’articolo 464-bis del codice di procedura penale, che disciplina proprio le modalità di presentazione della richiesta.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della sentenza risiede nell’analisi del comma 4 dell’art. 464-bis c.p.p. La norma prevede che all’istanza di messa alla prova debba essere allegato un programma di trattamento oppure, in alternativa, la richiesta di elaborazione del medesimo programma. La legge, quindi, offre una duplice possibilità all’imputato. Nel caso di specie, la difesa aveva ritualmente depositato presso l’UEPE competente la richiesta di elaborazione del programma di trattamento, allegando all’istanza giudiziaria l’attestazione di avvenuto deposito. Questo adempimento, secondo la Cassazione, è pienamente sufficiente a rendere l’istanza regolare e procedibile. Rigettarla per mancanza del programma già definito costituisce un errore di diritto, poiché non tiene conto dell’alternativa esplicitamente prevista dal legislatore. La Corte ha quindi affermato che la richiesta è rispettosa della legge quando vi è ‘l’allegazione all’istanza del programma o della richiesta di elaborazione del programma’.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, disponendo il rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio che dovrà tenere conto del principio di diritto enunciato. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: semplifica l’accesso alla messa alla prova, evitando che l’imputato sia penalizzato da eventuali ritardi dell’UEPE nell’elaborazione del programma. È sufficiente dimostrare di aver attivato la procedura presso l’ufficio competente per poter validamente presentare la domanda al giudice, garantendo così una maggiore effettività a questo importante strumento deflattivo del processo penale.

Per presentare istanza di messa alla prova è obbligatorio allegare il programma di trattamento già elaborato dall’UEPE?
No, non è obbligatorio. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai sensi dell’art. 464-bis, comma 4, cod. proc. pen., è sufficiente allegare all’istanza la richiesta di elaborazione del programma già presentata all’UEPE.

Cosa succede se un Giudice rigetta un’istanza di messa alla prova perché manca il programma definito, nonostante sia stata allegata la richiesta del programma all’UEPE?
La decisione del Giudice è da considerarsi illegittima. Come stabilito in questa sentenza, un simile rigetto viola la legge e la sentenza può essere impugnata e annullata, con rinvio del caso ad un altro giudice per un nuovo esame dell’istanza.

Qual era il reato contestato all’imputato nel caso di specie?
All’imputato era contestato il reato previsto dall’art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309 del 1990, per la coltivazione di 10 piante di cannabis indica mediante l’uso di un sistema di illuminazione, riscaldamento, aerazione e fertilizzanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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