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Memoria difensiva ignorata: DASPO annullato

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO di cinque anni con obbligo di presentazione, poiché il Giudice non aveva considerato la memoria difensiva tempestivamente depositata. La sentenza ribadisce che ignorare le argomentazioni della difesa costituisce una violazione del diritto di difesa, che invalida il provvedimento del Giudice.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Memoria Difensiva Ignorata: La Cassazione Annulla la Convalida del DASPO

Il diritto di difesa è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Ma cosa succede quando questo diritto viene compresso o, peggio, ignorato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 47595/2024) offre una risposta chiara e inequivocabile: il provvedimento del giudice è nullo. Il caso in esame riguarda la convalida di un DASPO e l’importanza cruciale della memoria difensiva nel procedimento.

I Fatti del Caso

Tutto inizia quando il Questore della provincia di Palermo emette un provvedimento di DASPO nei confronti di un soggetto, vietandogli per cinque anni di partecipare a qualsiasi competizione sportiva. Oltre al divieto, il provvedimento imponeva l’obbligo di presentarsi personalmente in commissariato durante le partite casalinghe e in trasferta della squadra del “Palermo F.C.”.

Successivamente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Palermo convalidava il provvedimento del Questore. Contro questa ordinanza di convalida, il difensore del soggetto proponeva ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni.

I Motivi del Ricorso e il Ruolo della Memoria Difensiva

Il ricorso si basava su tre motivi principali, ma è stato il primo a risultare decisivo. La difesa lamentava l’omessa valutazione della memoria difensiva che era stata inviata tempestivamente via PEC entro il termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore.

Nell’ordinanza impugnata, il GIP aveva addirittura affermato che non risultava pervenuta alcuna memoria, ignorando completamente le argomentazioni difensive che, tra le altre cose, fornivano una versione alternativa dei fatti e contestavano la congruità della durata massima di cinque anni applicata alla misura.

Gli altri motivi di ricorso riguardavano il difetto di motivazione sulla durata delle prescrizioni e la violazione del diritto di difesa per l’eccessiva compressione dei tempi concessi per difendersi.

La Decisione della Cassazione: il Diritto di Difesa non è una Formalità

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo di ricorso fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto fondamentale: l’ordinanza di convalida del provvedimento del Questore che impone l’obbligo di presentazione è affetta da nullità, per violazione del diritto di difesa, se non contiene alcun riferimento alle deduzioni oggetto della memoria difensiva depositata nei termini.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la garanzia offerta al destinatario del provvedimento, cioè la possibilità di presentare memorie, non deve essere intesa in senso puramente formale. Si tratta, al contrario, di una garanzia effettiva che impone al giudice una reale valutazione delle argomentazioni difensive, anche se in forma concisa. Ignorare completamente l’esistenza di un atto difensivo depositato nei termini significa svuotare di contenuto il diritto al contraddittorio e alla difesa.

Sebbene non sia richiesta un’analisi approfondita di ogni singola deduzione, il giudice deve quantomeno dimostrare di aver preso in considerazione gli argomenti della difesa. Le argomentazioni possono essere ritenute superate anche implicitamente, ma solo se la decisione adottata è logicamente incompatibile con esse. Nel caso di specie, invece, il provvedimento di convalida non conteneva alcun riferimento, neppure implicito, alla versione alternativa dei fatti o alle ragioni contro la durata quinquennale della misura.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Palermo, sospendendo l’efficacia del provvedimento del Questore limitatamente all’obbligo di presentazione. Questa sentenza rafforza un principio cardine della procedura penale: il diritto di difesa è inviolabile e non può essere ridotto a un mero adempimento burocratico. Per gli avvocati e i cittadini, ciò conferma l’importanza strategica di redigere e depositare tempestivamente una memoria difensiva ben argomentata, poiché il giudice ha l’obbligo giuridico di valutarla prima di decidere.

Cosa succede se il Giudice ignora una memoria difensiva presentata tempestivamente?
Secondo la Corte di Cassazione, l’ordinanza di convalida del provvedimento (in questo caso, un Daspo) è affetta da nullità per violazione del diritto di difesa.

La presentazione di una memoria difensiva è solo una formalità?
No, la Corte chiarisce che la possibilità di presentare una memoria non è una garanzia meramente formale, ma una garanzia effettiva che impone al giudice di valutare le deduzioni difensive, anche se in forma concisa.

Il Giudice deve rispondere punto per punto a tutte le argomentazioni della memoria difensiva?
Non necessariamente. Il giudice può disattendere le argomentazioni anche implicitamente, purché la sua decisione sia logicamente incompatibile con esse. Tuttavia, nel caso esaminato, il provvedimento del Giudice non conteneva alcun riferimento, neanche implicito, alle tesi difensive, determinandone la nullità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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