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Memoria difensiva DASPO: l’obbligo di esame del GIP

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO perché il Giudice per le Indagini Preliminari non aveva esaminato la memoria difensiva inviata dal legale del ricorrente tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). La sentenza sottolinea che l’omesso esame di tali memorie, presentate entro il termine di 48 ore, costituisce un vizio di motivazione che rende illegittimo il provvedimento, violando il diritto di difesa del soggetto interessato.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Memoria Difensiva nel DASPO: La Cassazione Annulla la Convalida se il Giudice non la Esamina

Il diritto di difesa è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico, anche nei procedimenti caratterizzati da urgenza e rapidità come la convalida del DASPO. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha l’obbligo di esaminare la memoria difensiva tempestivamente presentata dall’interessato. L’omissione di tale valutazione costituisce un vizio insanabile che porta all’annullamento del provvedimento. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un DASPO e una Memoria Ignorata

La vicenda trae origine da un provvedimento di DASPO emesso dal Questore a carico di un tifoso, ritenuto coinvolto in scontri avvenuti in occasione di un incontro di calcio. Il provvedimento, della durata di cinque anni, prevedeva non solo il divieto di accesso ai luoghi delle manifestazioni sportive, ma anche l’obbligo di presentazione presso gli uffici di Polizia in occasione delle partite della propria squadra.

Come previsto dalla legge, il provvedimento è stato trasmesso al GIP per la convalida. Il difensore del tifoso, entro il termine perentorio di 48 ore dalla notifica, inviava una memoria difensiva tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) all’ufficio giudiziario competente, contestando la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura.

Sorprendentemente, il GIP convalidava il DASPO affermando nell’ordinanza che “sono trascorse 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore senza che siano state depositate memorie o deduzioni dall’interessato”. Contro questa ordinanza, il difensore proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione: Il Diritto di Difesa Prevale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di convalida e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame. Il Collegio ha stabilito che l’omessa valutazione della memoria difensiva, ritualmente e tempestivamente depositata, rende l’ordinanza del GIP viziata per inadeguatezza della motivazione.

Validità e Funzione della Memoria Difensiva via PEC

La Corte ha innanzitutto confermato la piena legittimità della trasmissione delle memorie difensive tramite PEC in questa specifica materia. Data la brevità dei termini (48 ore), l’utilizzo di strumenti telematici rapidi è non solo consentito, ma essenziale per garantire un effettivo esercizio del diritto di difesa.

Inoltre, la Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: una volta che il mittente ha la ricevuta di avvenuta consegna della PEC, non ha l’onere ulteriore di verificare fisicamente che l’atto sia stato effettivamente ricevuto e portato all’attenzione del giudice. Pretendere il contrario, soprattutto quando i termini possono scadere in giorni festivi, comporterebbe un onere “inutilmente gravoso” e talvolta “materialmente inesigibile”, vanificando di fatto l’utilità del mezzo telematico.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel valore del contraddittorio e dell’obbligo di motivazione. La facoltà concessa all’interessato di presentare una memoria difensiva non è una mera formalità. Essa rappresenta l’unica modalità, in questa fase procedimentale, per portare all’attenzione del giudice le proprie ragioni e contestare le basi del provvedimento del Questore.

L’esigenza di assicurare l’effettivo ed utile esercizio di questa facoltà impone al giudice di esaminare il contenuto della memoria. Se il giudice emette un provvedimento di convalida senza aver preso in considerazione le argomentazioni difensive, o, come nel caso di specie, affermando erroneamente che non ne siano state presentate, la sua motivazione risulta palesemente inadeguata e apparente. Tale vizio non è sanabile e determina l’illegittimità del provvedimento di convalida.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nell’ambito delle misure di prevenzione come il DASPO. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Obbligo di Esame: Il GIP ha il dovere giuridico di esaminare qualsiasi memoria o deduzione difensiva presentata entro le 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore.
2. Legittimità della PEC: L’invio tramite Posta Elettronica Certificata è un metodo valido e sufficiente per il deposito di tali atti, e la ricevuta di consegna fa piena prova del deposito.
3. Annullamento per Vizio di Motivazione: Un’ordinanza di convalida che ignori o non consideri le memorie difensive è viziata per difetto di motivazione e deve essere annullata.

In definitiva, la rapidità del procedimento non può mai comprimere il nucleo essenziale del diritto di difesa. Il giudice deve sempre porre alla base della sua decisione una valutazione completa di tutti gli elementi a sua disposizione, incluse le ragioni dell’interessato.

Il giudice che convalida un DASPO è obbligato a leggere la memoria difensiva presentata dall’interessato?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che l’omesso esame della memoria difensiva tempestivamente rassegnata dal destinatario del provvedimento rende illegittima l’ordinanza di convalida, in quanto viziata da una motivazione inadeguata.

L’invio di una memoria difensiva tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) è valido in un procedimento urgente come la convalida del DASPO?
Sì, la Corte ha considerato pienamente legittima la prassi di trasmettere le memorie difensive a mezzo di posta elettronica certificata, ritenendola uno strumento idoneo a garantire il diritto di difesa nei brevissimi termini previsti dalla procedura.

Se il giudice afferma erroneamente che non sono state depositate memorie, cosa succede al provvedimento di convalida del DASPO?
Il provvedimento di convalida deve essere annullato. La Corte chiarisce che una tale omissione, che porta ad affermare il falso (ovvero che non sono state depositate memorie), rende la motivazione del provvedimento chiaramente inadeguata e, di conseguenza, l’atto deve essere annullato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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