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Medesimo disegno criminoso: stile di vita vs reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per furti aggravati, che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra i reati. La Corte ha stabilito che la semplice somiglianza tra i crimini non è sufficiente a dimostrare un medesimo disegno criminoso, specialmente quando le condotte riflettono uno stile di vita e non un piano unitario e preordinato.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Medesimo Disegno Criminoso: Non Basta la Somiglianza tra Reati

L’ordinanza n. 12067/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla differenza tra un medesimo disegno criminoso e uno ‘stile di vita’ dedito al crimine. La Suprema Corte ha ribadito che, per ottenere il beneficio della continuazione, non è sufficiente che i reati siano simili per natura e modalità, ma è necessario provare l’esistenza di un piano unitario e preordinato fin dall’inizio. Questa decisione sottolinea i rigidi criteri che i giudici devono seguire nella fase di esecuzione della pena.

Il Caso in Esame: Richiesta di Continuazione tra Furti

Il caso riguarda una persona condannata con due diverse sentenze per reati di furto aggravato. In fase esecutiva, la condannata ha presentato istanza alla Corte di Appello di Bari, in qualità di giudice dell’esecuzione, per ottenere il riconoscimento della continuazione tra i reati. L’obiettivo era unificare le pene sotto il vincolo del medesimo disegno criminoso, ottenendo così un trattamento sanzionatorio più favorevole.

La Corte di Appello ha respinto la richiesta, sostenendo che l’omogeneità dei reati e del bene giuridico violato non fossero elementi sufficienti. Secondo i giudici di merito, le condotte apparivano come episodi occasionali, espressione di uno stile di vita della condannata, piuttosto che tappe di un progetto criminoso unitario e originario.

Il Ricorso in Cassazione e il concetto di medesimo disegno criminoso

Contro la decisione della Corte di Appello, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. La tesi difensiva si basava sul fatto che le violazioni fossero omogenee, sia per tipologia che per modalità esecutive, e commesse in un arco temporale ravvicinato. Questi elementi, secondo il ricorso, avrebbero dovuto portare alla conclusione dell’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte di Appello. I giudici supremi hanno chiarito che la motivazione del provvedimento impugnato era adeguata e conforme ai principi consolidati della giurisprudenza. La Corte ha specificato che la sola omogeneità delle violazioni non è un elemento sufficiente per configurare un medesimo disegno criminoso. Al contrario, quando i reati appaiono come espressione di una tendenza a delinquere o di uno stile di vita, manca quel quid pluris necessario: una risoluzione criminosa unica, pianificata e antecedente alla commissione del primo reato. Il ricorso, secondo la Cassazione, si limitava a proporre una rilettura alternativa dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità, dove il giudizio è limitato alla corretta applicazione della legge e alla logicità della motivazione.

le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per applicare l’istituto della continuazione, è indispensabile dimostrare che i diversi reati sono stati concepiti come parte di un unico piano strategico. La semplice ripetizione di reati simili, anche se vicini nel tempo, può essere interpretata dal giudice come indice di una scelta di vita e non di una programmazione unitaria. Di conseguenza, la condannata non ha ottenuto il beneficio richiesto ed è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a causa dell’evidente infondatezza del ricorso. Questa decisione serve da monito sulla necessità di fornire prove concrete di un progetto criminoso unitario per poter beneficiare di un trattamento sanzionatorio più mite in fase esecutiva.

La somiglianza tra più reati è sufficiente per dimostrare un medesimo disegno criminoso?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sola omogeneità delle violazioni e del bene protetto non è sufficiente. È necessario dimostrare l’esistenza di un piano unitario e preordinato che colleghi i vari episodi criminali.

Cosa distingue un medesimo disegno criminoso da uno ‘stile di vita’ criminale?
Il medesimo disegno criminoso implica una pianificazione iniziale e una visione d’insieme che lega i reati come fasi di un unico progetto. Uno ‘stile di vita’ criminale, invece, si manifesta in condotte occasionali e non preordinate, che sono espressione di una generica tendenza a commettere reati senza un piano specifico.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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