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Medesimo disegno criminoso: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7180/2024, ha respinto il ricorso di un condannato che chiedeva di unificare due pene per reati di droga sotto il vincolo della continuazione. La Corte ha chiarito la netta distinzione tra un ‘medesimo disegno criminoso’, che richiede una programmazione unitaria e iniziale dei reati, e un ‘programma di vita delinquenziale’, caratterizzato da una generica propensione a delinquere. La diversità nel modus operandi, nei complici e l’arco temporale tra i fatti sono stati considerati indici di abitualità criminale, escludendo così l’esistenza di un piano unitario.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Medesimo Disegno Criminoso: La Differenza Cruciale con lo Stile di Vita Criminale

L’istituto del medesimo disegno criminoso rappresenta una delle questioni più delicate nel diritto penale, poiché consente di mitigare la pena per chi commette più reati legati da un unico progetto. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7180/2024) offre un’analisi rigorosa dei criteri per distinguere un piano criminale unitario da una semplice, seppur reiterata, abitudine a delinquere, specialmente in materia di stupefacenti.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Corte riguardava un individuo condannato con due sentenze irrevocabili per reati legati agli stupefacenti, commessi in un arco temporale che andava dal settembre 2017 al marzo 2018. La prima condanna era per approvvigionamento e detenzione di sostanze, mentre la seconda riguardava episodi di piccolo spaccio.

L’interessato si è rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo l’applicazione della disciplina del reato continuato, sostenendo che tutte le condotte illecite fossero parte di un medesimo disegno criminoso. L’obiettivo era ottenere una rideterminazione della pena complessiva in senso più favorevole.

Il Tribunale di Alessandria, in qualità di giudice dell’esecuzione, ha respinto l’istanza. La motivazione del rigetto si basava su diversi elementi: la diversità delle condotte (approvvigionamento da un lato, spaccio al dettaglio dall’altro), il diverso modus operandi, la commissione dei reati in concorso con soggetti differenti e la distanza temporale tra i fatti. Questi elementi, secondo il giudice, non indicavano un piano unitario, ma piuttosto un’abitualità criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Medesimo Disegno Criminoso

Il condannato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. A suo dire, il giudice dell’esecuzione avrebbe erroneamente escluso la continuazione solo perché le modalità operative e i complici erano diversi.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando pienamente la decisione del tribunale. I giudici di legittimità hanno colto l’occasione per ribadire i confini concettuali tra due nozioni spesso confuse: il medesimo disegno criminoso e il programma di vita delinquenziale.

Le Motivazioni

La Distinzione tra Disegno Criminoso e Programma di Vita Delinquenziale

La Corte ha spiegato che l’identità del disegno criminoso presuppone che l’agente si sia rappresentato e abbia deliberato ab origine una serie di condotte criminose, connesse tra loro da un fine comune, seppur non definite in ogni minimo dettaglio. Si tratta di una programmazione unitaria che precede l’azione.

Al contrario, il programma di vita delinquenziale esprime una scelta generica a favore del crimine, una propensione alla devianza che si concretizza di volta in volta, sfruttando le opportunità che si presentano. In questo secondo caso, manca il legame ideativo genetico tra le violazioni: non sono tappe di un unico piano, ma manifestazioni di una sistematica e contingente attività illecita.

Gli Indici Rivelatori dell’Abitualità Criminale

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto corretta l’analisi del giudice dell’esecuzione. Gli elementi emersi non deponevano per un piano unitario, ma per una scelta di vita. In particolare:

* Diversità delle condotte: Un conto è l’approvvigionamento all’ingrosso, un altro è lo spaccio al dettaglio.
* Diversità dei complici: La collaborazione con persone diverse in momenti diversi suggerisce attività separate e non coordinate da un unico piano.
* Arco temporale: Un periodo di diversi mesi tra i gruppi di reati è stato ritenuto un indice di separazione, piuttosto che di continuità programmatica.
* Precedenti penali: La presenza di altri delitti, anche se risalenti, contro la salute pubblica, ha rafforzato la tesi di un’abitualità criminosa.

Questi fattori, letti congiuntamente, configurano una “scelta di vita” e non un progetto criminale unitario deliberato in anticipo.

L’Onere di Allegazione

Un altro punto cruciale evidenziato dalla Corte è che, in sede esecutiva, non è sufficiente un mero riferimento alla contiguità cronologica o all’analogia dei reati. Sebbene sul richiedente non gravi un vero e proprio onere della prova, egli deve almeno allegare elementi specifici e concreti che sostengano l’esistenza di un disegno criminoso unitario. Non basta la sola interpretazione dei fatti già accertati nelle sentenze di condanna; occorrono elementi nuovi o una rilettura fondata su dati concreti che facciano emergere il legame ideativo iniziale.

Le Conclusioni

La sentenza in commento riafferma un principio fondamentale: l’applicazione del beneficio del reato continuato non è un automatismo. Richiede una verifica rigorosa della sussistenza di un “genetico legame ideativo” tra le plurime violazioni. La semplice somiglianza dei reati o la loro vicinanza nel tempo possono essere indici tanto di un piano unico quanto di un’abitualità criminale. Spetta al giudice dell’esecuzione, sulla base degli elementi forniti e degli atti, discernere tra le due ipotesi. Questa decisione consolida un orientamento che mira a riservare il trattamento sanzionatorio di favore solo ai casi in cui sia provata una reale e originaria programmazione dell’intera sequenza delittuosa, distinguendola nettamente da una carriera criminale frammentata e occasionale.

Cos’è il ‘medesimo disegno criminoso’ secondo la Cassazione?
È una programmazione unitaria e deliberata in anticipo di una serie di reati, concepiti nelle loro linee essenziali prima della commissione del primo. Si distingue nettamente da una generica propensione a commettere illeciti.

Perché la Corte ha negato l’applicazione del reato continuato in questo caso di spaccio?
La Corte ha negato il beneficio perché i reati erano stati commessi con modalità diverse (approvvigionamento e piccolo spaccio), in concorso con persone differenti e in un arco temporale apprezzabile. Questi elementi indicavano un’abitualità criminale (o ‘programma di vita delinquenziale’) e non un piano unitario.

È sufficiente che i reati siano dello stesso tipo per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No. La sentenza chiarisce che l’identità del tipo di reato e la vicinanza temporale non sono sufficienti. È necessaria la prova di un ‘genetico legame ideativo’ tra le violazioni, ovvero che esse siano state programmate attraverso un’unica deliberazione iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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