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Medesimo disegno criminoso: i limiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del medesimo disegno criminoso per tre reati distinti (ricettazione e due associazioni per delinquere) commessi in un arco temporale di oltre sei anni. La Corte ha stabilito che un lungo intervallo temporale e la diversa natura dei reati escludono la possibilità di una programmazione unitaria iniziale, confermando che il ricorso non può mirare a una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Medesimo Disegno Criminoso: I Limiti Temporali e la Decisione della Cassazione

Il concetto di medesimo disegno criminoso rappresenta un istituto fondamentale del diritto penale, in grado di influenzare significativamente la determinazione della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa valutazione da parte del giudice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a tracciare i confini di questa figura giuridica, chiarendo come la distanza temporale e la natura dei reati possano escluderne l’esistenza.

I Fatti del Caso: Tre Reati in Sei Anni

Il caso sottoposto all’attenzione della Suprema Corte riguardava un soggetto condannato per tre distinti episodi criminali, avvenuti in un arco di tempo significativo:

1. Un reato di ricettazione di beni contraffatti, commesso nel 2003.
2. La partecipazione a una prima associazione per delinquere, con una condotta iniziata nel 2004.
3. La partecipazione a una seconda e distinta associazione per delinquere, avviata nel novembre 2009.

L’imputato, attraverso il suo ricorso, sosteneva che tutti e tre i reati fossero riconducibili a un medesimo disegno criminoso, un’unica programmazione iniziale che avrebbe dovuto portare a un trattamento sanzionatorio complessivamente più mite.

La Decisione della Corte e il concetto di Medesimo Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni del ricorrente manifestamente infondate. I giudici hanno sottolineato che la richiesta mirava, in realtà, a una rivalutazione dei fatti e a una rilettura delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha confermato la decisione del giudice precedente, che aveva escluso la possibilità di unire i reati sotto un unico piano criminoso per ragioni chiare e giuridicamente corrette.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel dettaglio, le motivazioni della Corte si sono concentrate su due punti cruciali:

1. Assenza di un Progetto Unitario Originario: La Corte ha ribadito che per poter parlare di medesimo disegno criminoso è necessario dimostrare l’esistenza di una ‘volizione unitaria’, ovvero un piano deliberato in un momento antecedente alla commissione del primo reato. Nel caso specifico, non vi era alcuna prova che, nel 2003 (anno della ricettazione), l’imputato avesse già pianificato di entrare a far parte delle due associazioni criminali negli anni a venire.

2. L’Importanza dell’Intervallo Temporale: Un elemento decisivo è stato il notevole lasso di tempo tra i fatti. In particolare, i giudici hanno evidenziato il divario di ben cinque anni tra la partecipazione alla prima associazione (2004) e quella alla seconda (2009). Questo intervallo, unito all’assenza di elementi di collegamento, è stato ritenuto incompatibile con l’idea di un programma criminoso unico e preordinato. La Corte ha specificato che non era emerso alcun elemento per far ritenere che l’imputato, entrando nella prima associazione nel 2004, avesse già deliberato la sua futura partecipazione alla seconda.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio consolidato nella giurisprudenza, richiamando anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017). Il medesimo disegno criminoso non può essere presunto o invocato genericamente per ottenere benefici di pena. Deve essere concretamente provato, dimostrando che i vari reati non sono frutto di decisioni estemporanee, ma tappe di un unico progetto iniziale. La distanza temporale tra i reati diventa un fattore di prova fondamentale: più è ampio l’intervallo, più diventa difficile, se non impossibile, sostenere l’esistenza di un’unica programmazione iniziale. La decisione, pertanto, serve da monito: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza valutazione del merito dei fatti.

Quando si può parlare di ‘medesimo disegno criminoso’ tra più reati?
Si può parlare di medesimo disegno criminoso solo quando è provato che tutti i reati sono parte di un unico programma ideato prima della commissione del primo reato. Non basta la semplice successione di più crimini.

Un lungo intervallo di tempo tra due reati esclude automaticamente il medesimo disegno criminoso?
Sebbene non lo escluda in via assoluta, un lungo intervallo temporale (nel caso specifico, cinque anni tra due condotte associative) è un elemento molto forte che gioca contro il riconoscimento del disegno unitario, specialmente in assenza di prove che dimostrino una pianificazione iniziale comune.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove per dimostrare un disegno criminoso unico?
No. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché mirava a una ‘rivalutazione e/o una rilettura alternativa delle fonti probatorie’, attività che non rientra nel suo compito di giudice di legittimità, il quale si limita a controllare la corretta applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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