Medesimo Disegno Criminoso: I Limiti Temporali e la Decisione della Cassazione
Il concetto di medesimo disegno criminoso rappresenta un istituto fondamentale del diritto penale, in grado di influenzare significativamente la determinazione della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa valutazione da parte del giudice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a tracciare i confini di questa figura giuridica, chiarendo come la distanza temporale e la natura dei reati possano escluderne l’esistenza.
I Fatti del Caso: Tre Reati in Sei Anni
Il caso sottoposto all’attenzione della Suprema Corte riguardava un soggetto condannato per tre distinti episodi criminali, avvenuti in un arco di tempo significativo:
1. Un reato di ricettazione di beni contraffatti, commesso nel 2003.
2. La partecipazione a una prima associazione per delinquere, con una condotta iniziata nel 2004.
3. La partecipazione a una seconda e distinta associazione per delinquere, avviata nel novembre 2009.
L’imputato, attraverso il suo ricorso, sosteneva che tutti e tre i reati fossero riconducibili a un medesimo disegno criminoso, un’unica programmazione iniziale che avrebbe dovuto portare a un trattamento sanzionatorio complessivamente più mite.
La Decisione della Corte e il concetto di Medesimo Disegno Criminoso
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni del ricorrente manifestamente infondate. I giudici hanno sottolineato che la richiesta mirava, in realtà, a una rivalutazione dei fatti e a una rilettura delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha confermato la decisione del giudice precedente, che aveva escluso la possibilità di unire i reati sotto un unico piano criminoso per ragioni chiare e giuridicamente corrette.
Le Motivazioni della Cassazione
Nel dettaglio, le motivazioni della Corte si sono concentrate su due punti cruciali:
1. Assenza di un Progetto Unitario Originario: La Corte ha ribadito che per poter parlare di medesimo disegno criminoso è necessario dimostrare l’esistenza di una ‘volizione unitaria’, ovvero un piano deliberato in un momento antecedente alla commissione del primo reato. Nel caso specifico, non vi era alcuna prova che, nel 2003 (anno della ricettazione), l’imputato avesse già pianificato di entrare a far parte delle due associazioni criminali negli anni a venire.
2. L’Importanza dell’Intervallo Temporale: Un elemento decisivo è stato il notevole lasso di tempo tra i fatti. In particolare, i giudici hanno evidenziato il divario di ben cinque anni tra la partecipazione alla prima associazione (2004) e quella alla seconda (2009). Questo intervallo, unito all’assenza di elementi di collegamento, è stato ritenuto incompatibile con l’idea di un programma criminoso unico e preordinato. La Corte ha specificato che non era emerso alcun elemento per far ritenere che l’imputato, entrando nella prima associazione nel 2004, avesse già deliberato la sua futura partecipazione alla seconda.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza riafferma un principio consolidato nella giurisprudenza, richiamando anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017). Il medesimo disegno criminoso non può essere presunto o invocato genericamente per ottenere benefici di pena. Deve essere concretamente provato, dimostrando che i vari reati non sono frutto di decisioni estemporanee, ma tappe di un unico progetto iniziale. La distanza temporale tra i reati diventa un fattore di prova fondamentale: più è ampio l’intervallo, più diventa difficile, se non impossibile, sostenere l’esistenza di un’unica programmazione iniziale. La decisione, pertanto, serve da monito: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza valutazione del merito dei fatti.
Quando si può parlare di ‘medesimo disegno criminoso’ tra più reati?
Si può parlare di medesimo disegno criminoso solo quando è provato che tutti i reati sono parte di un unico programma ideato prima della commissione del primo reato. Non basta la semplice successione di più crimini.
Un lungo intervallo di tempo tra due reati esclude automaticamente il medesimo disegno criminoso?
Sebbene non lo escluda in via assoluta, un lungo intervallo temporale (nel caso specifico, cinque anni tra due condotte associative) è un elemento molto forte che gioca contro il riconoscimento del disegno unitario, specialmente in assenza di prove che dimostrino una pianificazione iniziale comune.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove per dimostrare un disegno criminoso unico?
No. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché mirava a una ‘rivalutazione e/o una rilettura alternativa delle fonti probatorie’, attività che non rientra nel suo compito di giudice di legittimità, il quale si limita a controllare la corretta applicazione della legge.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10704 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10704 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 20/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato a NAPOLI il 13/03/1971
avverso l’ordinanza del 25/10/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Rilevato in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione.
Ritenuto che gli argomenti dedotti nel ricorso, sono manifestamente infondati, in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza della Corte di legittimità in punto di individuazion dei criteri da cui si può desumere l’esistenza di una volizione unitaria (cfr. Sez. U, Sentenza 28659 del 18/05/2017, COGNOME, Rv. 270074 – 01), nonché sono volti a prefigurare una rivalutazione e/o una rilettura alternativa delle fonti probatorie, estranea al sindacato legittimità;
Considerato che il G.E., con corretti argomenti giuridici, ha ragionevolmente argomentato sull’impossibilità di ritenere il reato di cui alla prima sentenza (attinente alla ricettazione contraffatti commesso nel 2003), unito da un medesimo disegno criminoso con i fatti giudicati con le ulteriori due sentenze, relative a due associazioni per delinquere, la prima con condotta iniziata nel 2004 (e quindi successivamente ai fatti commessi con la prima sentenza), e la seconda con condotta iniziata nel novembre 2009; del pari è stata esclusa la medesimezza del disegno criminoso con riferimento alle due ultime sentenze, atteso che le condotte partecipative delle due distinte associazioni risultano separate da un intervallo di ben cinque anni, ed i assenza di elementi tali da far ritenere che allorquando il Murolo entrò a far parte, nel 2004 della prima compagine, avesse già deliberato la sua partecipazione alla seconda associazione;
Osservato che le generiche censure attengono tutte al merito e invocano, sostanzialmente, una nuova valutazione in fatto, non consentita in sede di legittimità, nonché prospettano asserit difetto o contraddittorietà e palese illogicità della motivazione non emergenti dal testo d provvedimento impugnato.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 20/02/2025