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Matricola etilometro errata: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Il ricorrente contestava l’affidabilità del test alcolemico a causa di una discordanza nella matricola dell’etilometro tra lo scontrino e il verbale. La Corte ha qualificato l’errore come un semplice refuso, irrilevante a fronte della congruenza della misurazione con lo stato di alterazione fisica del conducente. È stato ribadito che la prova del malfunzionamento dell’apparecchio spetta all’imputato, che deve allegare elementi specifici.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Matricola Etilometro Errata: non Basta a Salvare dalla Condanna

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di guida in stato di ebbrezza, chiarendo un punto fondamentale: un semplice errore nella trascrizione della matricola etilometro non è sufficiente a invalidare l’accertamento, specialmente se le condizioni fisiche dell’imputato confermano lo stato di alterazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di logicità e contraddittorietà nella sentenza impugnata. Il fulcro della difesa si basava su una specifica discrepanza: il numero di matricola dell’etilometro riportato sullo scontrino dell’esame era diverso da quello indicato nel verbale redatto dagli agenti.

La Questione della Matricola Etilometro Diversa

Il motivo del ricorso, unico e centrale, mirava a minare l’attendibilità dell’intero accertamento. Secondo la difesa, la differenza nella matricola etilometro tra i due documenti avrebbe dovuto sollevare un ragionevole dubbio sull’idoneità e sulla corretta procedura di utilizzo dello strumento, mettendo in discussione il superamento dei limiti di legge per la concentrazione alcolemica. L’argomentazione si fondava sull’idea che tale errore formale potesse inficiare la validità sostanziale della prova raccolta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno sottolineato come il motivo di ricorso fosse una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente disattese dalla Corte d’Appello. Il ricorso è stato giudicato generico e non specifico, in quanto non affrontava in modo critico le argomentazioni della sentenza di secondo grado.

L’Onere della Prova sul Malfunzionamento dell’Apparecchio

La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato in materia. In tema di guida in stato di ebbrezza, spetta al pubblico ministero fornire la prova dell’omologazione e della revisione periodica dell’etilometro, ma solo se l’imputato solleva contestazioni specifiche e circostanziate che facciano sorgere un concreto sospetto di malfunzionamento. Non è sufficiente una mera e generica richiesta di esibizione dei documenti relativi alla manutenzione dello strumento. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a evidenziare la discrasia della matricola, senza allegare alcun elemento concreto che potesse far dubitare del corretto funzionamento dell’apparecchio.

Le motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nella valutazione della discrasia come un semplice ‘refuso’, ovvero un errore materiale di trascrizione. La Corte d’Appello, e successivamente la Cassazione, hanno logicamente dedotto tale conclusione dalla piena congruenza tra il risultato numerico della misurazione e le condizioni evidenti dell’imputato al momento del controllo. Quest’ultimo, infatti, presentava sintomi inequivocabili di ubriachezza: alito fortemente vinoso, occhi lucidi e arrossati, difficoltà nella deambulazione e nell’eloquio. Di fronte a un quadro fattuale così coerente, l’errore sulla matricola perde di rilevanza, non essendo stato contestato nessun altro aspetto della misurazione, come l’orario o il valore registrato. La prova, quindi, non si basa solo sul dato strumentale, ma sull’insieme degli elementi raccolti, che nel caso specifico si rafforzavano a vicenda.

Le conclusioni

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che le contestazioni formali, per avere successo, devono essere in grado di incidere sulla sostanza dell’accertamento. Un errore di trascrizione, se isolato e smentito da altre prove concordanti, non può costituire un appiglio per annullare una condanna per guida in stato di ebbrezza. Per contestare efficacemente l’esito dell’etilometro, l’imputato deve fornire elementi concreti e specifici che suggeriscano un possibile malfunzionamento del dispositivo, non potendosi limitare a generiche eccezioni formali. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria sottolinea la necessità di presentare ricorsi fondati su argomentazioni giuridiche solide e non su pretestuose formalità.

Un errore nella matricola dell’etilometro sul verbale rende nullo l’accertamento?
No, secondo questa ordinanza, un errore di questo tipo viene considerato un semplice refuso (errore materiale) se il risultato della misurazione è coerente con le condizioni fisiche alterate dell’imputato (es. alito vinoso, occhi lucidi) e non vengono contestate altre difformità.

Chi deve provare il corretto funzionamento dell’etilometro in un processo per guida in stato di ebbrezza?
L’onere di fornire la prova dell’omologazione e della revisione periodica dell’etilometro sorge per il pubblico ministero solo se l’imputato allega elementi specifici e idonei a contestare il buon funzionamento dell’apparecchio. Una richiesta generica non è sufficiente.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se non si ravvisa un’assenza di colpa nella causa di inammissibilità, anche al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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