LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Marchio contraffatto: reato anche se falso evidente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un commerciante condannato per la vendita di prodotti con marchio contraffatto. La Corte ha ribadito che il reato sussiste anche in caso di contraffazione palese, poiché la legge tutela la fede pubblica e non solo il singolo acquirente. È stata inoltre respinta la richiesta di applicare la causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, confermando la valutazione dei giudici di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vendita di prodotti con marchio contraffatto: è reato anche se il falso è palese?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: il commercio di prodotti con marchio contraffatto. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere perché la legge punisce tale condotta anche quando la falsificazione è così evidente da non poter ingannare nessuno. Analizziamo insieme i punti chiave di questa pronuncia.

Il caso in esame: condanna per prodotti con marchio contraffatto

Un commerciante, condannato in Corte d’Appello per aver messo in vendita prodotti con marchi falsificati, ha presentato ricorso in Cassazione. I suoi motivi di difesa si basavano su due argomenti principali:

1. La contraffazione era talmente ‘grossolana’ e le condizioni di vendita così palesi che nessun acquirente avrebbe potuto essere tratto in inganno. A suo dire, questo rendeva il reato ‘impossibile’.
2. In subordine, chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, data la presunta scarsa gravità della sua condotta.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i punti, dichiarando il ricorso inammissibile.

Il primo motivo di ricorso: la contraffazione ‘grossolana’ è reato?

Il ricorrente sosteneva che un falso evidente non potesse costituire reato. La Cassazione ha smontato questa tesi richiamando un principio consolidato. Il reato previsto dall’articolo 474 del codice penale non tutela il singolo acquirente dall’inganno, ma un bene giuridico più ampio: la fede pubblica.

La fede pubblica è la fiducia che tutti i cittadini ripongono nell’autenticità dei marchi e dei segni distintivi. Questi simboli garantiscono l’origine e la qualità dei prodotti, permettendone una circolazione sicura sul mercato. Mettere in circolazione un prodotto con un marchio contraffatto, anche se palesemente falso, mina questa fiducia collettiva e danneggia il titolare del marchio originale.

Il secondo motivo: perché non è stata applicata la ‘tenuità del fatto’?

Per quanto riguarda la richiesta di applicare l’articolo 131-bis c.p., la Corte ha ritenuto la motivazione del ricorso manifestamente infondata. I giudici hanno sottolineato che la ‘particolare tenuità del fatto’ non può essere valutata sulla base di un singolo elemento, come la presunta esiguità del danno. La sua applicazione richiede un’analisi complessiva di tutti gli ‘indicatori’ previsti dalla legge, tra cui le modalità della condotta e il grado di colpevolezza, come stabilito dall’articolo 133 del codice penale.

La Corte d’Appello aveva già condotto questa valutazione in modo completo e logico, escludendo che il caso in esame potesse essere considerato di lieve entità. Il ricorso in Cassazione si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza sollevare nuove e specifiche critiche alla sentenza impugnata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul marchio contraffatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché fondato su doglianze che erano una mera ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già esaminate e respinte in appello. Secondo gli Ermellini, il reato di cui all’art. 474 c.p. è un reato di pericolo. Ciò significa che per la sua configurazione è sufficiente la messa in pericolo del bene tutelato (la fede pubblica), senza che sia necessario il verificarsi di un inganno effettivo ai danni del compratore. Di conseguenza, la tesi del ‘reato impossibile’ a causa della contraffazione grossolana è stata ritenuta infondata. La Corte ha ribadito che la norma protegge primariamente l’affidamento dei cittadini nei marchi come strumenti di identificazione dei prodotti industriali e di garanzia per la loro circolazione, tutelando al contempo il titolare del marchio.

Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale ormai stabile e lancia un messaggio chiaro: la lotta alla contraffazione è una priorità per la tutela del mercato e dei consumatori. La decisione ribadisce che la vendita di prodotti con marchio contraffatto è sempre un’attività illecita, indipendentemente dalla qualità della falsificazione. Anche un falso palese è in grado di ledere la fiducia del pubblico e danneggiare l’economia legale. Per gli operatori del settore, ciò significa che non esistono ‘zone grigie’: la detenzione per la vendita di merce contraffatta comporta sempre un rischio penale concreto, e la possibilità di beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto è soggetta a una valutazione rigorosa e completa da parte del giudice.

La vendita di un prodotto con un marchio palesemente falso è comunque reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di commercio di prodotti con marchio contraffatto (art. 474 c.p.) sussiste anche se la falsificazione è ‘grossolana’ e facilmente riconoscibile, perché la norma tutela la fede pubblica e non il singolo acquirente dall’inganno.

Perché il reato di commercio di prodotti con marchio contraffatto non richiede che l’acquirente venga effettivamente ingannato?
Perché si tratta di un ‘reato di pericolo’. La legge punisce la semplice messa in circolazione di prodotti falsi perché tale condotta mette in pericolo la fiducia collettiva nei marchi e danneggia il sistema economico e il titolare del marchio, a prescindere dal fatto che un singolo consumatore sia stato o meno raggirato.

Quando può essere esclusa l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’ in casi di marchio contraffatto?
L’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) viene esclusa quando il giudice, attraverso una valutazione complessiva della condotta, del danno e della colpevolezza (secondo i criteri dell’art. 133 c.p.), ritiene che l’offesa non sia di speciale tenuità. Non è sufficiente la sola esiguità del danno, ma occorre un bilanciamento di tutti gli elementi del caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati