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Marchio CE contraffatto: la Cassazione è inflessibile

Un importatore è stato condannato per tentata frode in commercio per aver detenuto, ai fini della vendita, occhiali da sole con un marchio CE contraffatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, sottolineando che la documentazione di conformità deve obbligatoriamente preesistere all’apposizione del marchio ed essere esibita durante i controlli. La produzione tardiva di certificati non pertinenti o non chiaramente collegabili alla merce sequestrata non ha valore probatorio e non esclude la responsabilità penale.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Marchio CE Contraffatto: La Prova della Conformità Deve Essere Immediata

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 8070 del 2025, ha ribadito la sua linea dura contro la commercializzazione di prodotti con un marchio CE contraffatto. Questa pronuncia è di fondamentale importanza per tutti gli operatori economici, in particolare importatori e distributori, poiché chiarisce in modo inequivocabile gli oneri probatori necessari per dimostrare la legittimità della marcatura e le gravi conseguenze penali in caso di violazione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un commerciante condannato in primo grado e in appello per il reato di tentata frode in commercio (artt. 56 e 515 c.p.). L’imputato era stato trovato in possesso di un ingente quantitativo di occhiali da sole destinati alla vendita, recanti un marchio CE che, a seguito di controlli, era risultato contraffatto.

La difesa dell’imputato aveva tentato di dimostrare la regolarità della marcatura producendo in giudizio alcuni “test report” e certificazioni rilasciate da un organismo accreditato. Tuttavia, i giudici di merito avevano ritenuto tale documentazione non idonea a scagionare l’imputato, portando il caso fino al vaglio della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto la difesa generica e manifestamente infondata, cogliendo l’occasione per ribadire principi cardine in materia di sicurezza dei prodotti e lealtà commerciale.

Analisi del Marchio CE Contraffatto e l’Onere della Prova

Il punto centrale della decisione ruota attorno a due aspetti cruciali:

1. La temporalità della documentazione: La certificazione di conformità, che attesta il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza, deve necessariamente preesistere all’apposizione del marchio CE sul prodotto. Non è possibile “sanare” a posteriori un’apposizione illegittima.
2. L’onere di collaborazione: L’operatore economico ha il dovere di esibire la documentazione di supporto al momento del controllo da parte delle autorità competenti. La mancata presentazione in quella sede costituisce un elemento significativo, e gravemente indiziario, dell’irregolarità della marcatura.

Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato come l’imputato non avesse fornito alcun documento durante la perquisizione. La documentazione prodotta successivamente in tribunale, oltre a essere tardiva, è stata giudicata irrilevante per diversi motivi: non era stato possibile collegarla con certezza agli occhiali sequestrati e, addirittura, parte di essa si riferiva a una tipologia di prodotto diversa (occhiali da vista).

La Funzione del Marchio CE e la Tutela del Consumatore

La sentenza ricorda che la funzione della marcatura CE non è quella di indicare l’origine o una qualità superiore, ma di fungere da “passaporto” amministrativo che attesta la conformità del prodotto a standard minimi di sicurezza e salute, a tutela degli interessi pubblici e dei consumatori.

Apporre un marchio CE falso o non supportato da adeguata documentazione integra una frode, in quanto inganna l’acquirente sulla presenza di caratteristiche essenziali garantite dalla normativa europea. La Corte ha anche menzionato la decettività del marchio “CE” (China Export), quasi identico a quello europeo se non per una minima distanza tra le lettere, che può facilmente trarre in inganno il consumatore.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una giurisprudenza ormai consolidata. La semplice detenzione per la vendita di prodotti con marchio CE contraffatto integra il reato di tentata frode in commercio. La ratio decidendi della sentenza si basa sulla constatazione che l’imputato non ha superato l’onere probatorio a suo carico. La difesa non solo non ha dimostrato la preesistenza della documentazione necessaria, ma ha anche fallito nel collegare i certificati prodotti alla merce effettivamente sequestrata. La mancata esibizione dei documenti durante il controllo iniziale è stata interpretata come un comportamento omissivo significativo, che rafforza la tesi dell’accusa sull’illegittimità dell’apposizione del marchio. La Corte ha quindi concluso che il convincimento dei giudici di merito era fondato su una logica corretta e priva di vizi.

Le Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro a tutti gli operatori del settore: la gestione della conformità CE non ammette superficialità. È indispensabile non solo che i prodotti rispettino le normative, ma anche che la relativa documentazione tecnica sia completa, corretta, antecedente all’immissione in commercio e immediatamente disponibile per le autorità di vigilanza. La produzione postuma di certificati, specialmente se generici o non direttamente pertinenti, non è sufficiente a evitare una condanna per reati gravi come la frode in commercio, con tutte le conseguenze patrimoniali e personali che ne derivano.

È sufficiente produrre la documentazione di conformità CE in un secondo momento per evitare una condanna?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la documentazione attestante la regolarità del marchio CE deve preesistere all’apposizione del marchio stesso. La sua mancata esibizione al momento di un controllo è un elemento significativo per ritenere l’apposizione illegittima.

Qualsiasi documento tecnico è valido per dimostrare la legittimità del marchio CE?
No. La documentazione deve essere con certezza riferibile alla merce specifica oggetto di controllo. Nel caso di specie, i documenti non erano chiaramente collegati agli occhiali da sole sequestrati ed erano persino relativi a un’altra tipologia di prodotto (occhiali da vista).

La detenzione di prodotti con marchio CE contraffatto per la vendita integra sempre un reato?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata, detenere per la vendita prodotti privi di marcatura CE o con marchio CE contraffatto integra il reato di tentativo di frode in commercio (artt. 56 e 515 c.p.), in quanto la marcatura è finalizzata a garantire standard minimi di qualità e sicurezza, ingannando il consumatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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