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Marchi contraffatti: Cassazione su sigarette e reati

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva revocato una misura cautelare per detenzione di sigarette di contrabbando. Il caso verte sulla corretta qualificazione del reato: non basta l’assenza del sigillo di Stato per escludere il reato presupposto di introduzione di prodotti con marchi contraffatti. La Suprema Corte ha chiarito che il giudice deve accertare se i marchi sui pacchetti siano falsi (configurando il reato di cui all’art. 474 c.p.) oppure se si tratti di prodotti originali ma illegalmente importati, distinguendo così tra contraffazione e contrabbando.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Marchi Contraffatti e Contrabbando: La Cassazione Fa Chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 45625/2024 offre un’importante lezione sulla distinzione tra la vendita di prodotti con marchi contraffatti e il semplice contrabbando. La Suprema Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame, sottolineando la necessità di un’analisi più approfondita per determinare la natura del reato quando si tratta di sigarette prive del sigillo di Stato. Questo caso evidenzia come un’indagine superficiale possa portare a conclusioni errate, con significative conseguenze sulla configurabilità dei reati e sull’applicazione delle misure cautelari.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di Sigarette

Il procedimento trae origine da un’indagine nei confronti di un soggetto trovato in possesso di un modesto quantitativo di tabacco lavorato estero (0,120 kg, suddiviso in sei pacchetti di varie marche). I pacchetti erano privi del bollino dei Monopoli di Stato ma presentavano tutti lo stesso codice identificativo univoco. A seguito di ciò, il Giudice per le indagini preliminari aveva applicato una misura cautelare, ovvero l’obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria. Le accuse formulate includevano il contrabbando, la detenzione di prodotti con marchi contraffatti (art. 474 c.p.) e la ricettazione (art. 648 c.p.).

La Decisione Controversa del Tribunale del Riesame

L’indagato si era rivolto al Tribunale del riesame, il quale aveva annullato la misura cautelare. Secondo il Tribunale, il reato presupposto – quello di introduzione nello Stato di prodotti con marchi contraffatti – non era configurabile. Il ragionamento del giudice di merito si era focalizzato sul codice identificativo univoco, concludendo che tale codice non potesse essere considerato un “marchio” la cui falsificazione integrasse il reato. Di conseguenza, venendo meno il delitto presupposto, cadevano sia l’aggravante legata al contrabbando sia l’accusa di ricettazione.

La Distinzione tra Marchi Contraffatti e Smuggling secondo la Cassazione

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la decisione del riesame dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato l’errore del Tribunale del riesame: l’accusa non riguardava la contraffazione del codice identificativo, bensì la contraffazione dei marchi commerciali delle sigarette (es. noti brand internazionali).

La Corte ha specificato che il giudice di merito avrebbe dovuto indagare su due possibili scenari:
1. Contraffazione integrale: Se i prodotti e i relativi marchi fossero stati interamente falsificati. In questo caso, il reato di cui all’art. 474 c.p. sarebbe pienamente configurabile, con tutte le conseguenze legali, incluse le accuse accessorie.
2. Smuggling di prodotti originali: Se i prodotti fossero stati originali, ma importati in Italia attraverso canali illegali (contrabbando). In questa ipotesi, il reato di introduzione di prodotti con marchi contraffatti non sussisterrebbe, ma rimarrebbe il reato di contrabbando.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha stabilito che la motivazione del Tribunale del riesame era carente perché si era fermata a un’analisi parziale, trascurando elementi indiziari cruciali. L’assenza del bollino dei Monopoli di Stato e la presenza di un medesimo codice identificativo su tutti i pacchetti sono, infatti, gravi indizi della provenienza illecita dei beni. Il Tribunale del riesame ha omesso di verificare se i marchi registrati delle sigarette fossero stati falsificati, un accertamento fondamentale per qualificare correttamente il fatto. Poiché la Corte di Cassazione non può esaminare direttamente gli atti del processo, ha annullato l’ordinanza e ha rinviato il caso al Tribunale di Napoli per un nuovo giudizio, che dovrà tenere conto di questi principi.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio cruciale: la necessità di un’indagine accurata per distinguere tra la vendita di merce contraffatta e il contrabbando di prodotti autentici. La presenza o l’assenza di elementi come il sigillo di Stato non può essere l’unico fattore determinante. È necessario un esame approfondito sulla genuinità dei marchi per stabilire la corretta fattispecie di reato. Per gli operatori del diritto, questa decisione serve come monito a non fermarsi a una valutazione superficiale degli indizi, ma a condurre un’analisi completa che possa distinguere tra diverse ipotesi di reato, ognuna con un proprio regime sanzionatorio e processuale.

Qual è la differenza legale tra contrabbando di sigarette e vendita di sigarette con marchi contraffatti?
Il contrabbando riguarda l’importazione illegale di prodotti originali per evadere i dazi doganali, mentre la vendita di prodotti con marchi contraffatti (art. 474 c.p.) implica l’immissione in commercio di beni che riportano falsamente un marchio registrato, ingannando il consumatore sulla loro autenticità.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale del riesame?
La Corte ha annullato la decisione perché il Tribunale del riesame ha motivato in modo errato la sua scelta, concentrandosi sulla non configurabilità del codice identificativo univoco come “marchio”, senza invece indagare sulla possibile contraffazione dei marchi commerciali delle sigarette, che era il fulcro dell’accusa.

L’assenza del sigillo dei Monopoli di Stato su un pacchetto di sigarette prova automaticamente che il marchio è falso?
No. Secondo la Corte, l’assenza del sigillo di Stato è un grave indizio della provenienza illecita dei beni, ma non prova automaticamente la contraffazione del marchio. Potrebbe trattarsi di prodotti originali importati illegalmente (contrabbando). È necessario un accertamento specifico per determinare se anche il marchio sia stato falsificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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