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Marcatura CE: senza conformità è frode in commercio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro la confisca di lampade con una Marcatura CE apposta in modo irregolare. La sentenza stabilisce che la mancata esibizione della “Dichiarazione di conformità” al momento dei controlli costituisce un elemento decisivo per configurare il reato di frode in commercio, anche se il documento viene prodotto in un secondo momento. La preesistenza e la disponibilità della documentazione sono requisiti essenziali per la legittima commercializzazione dei prodotti.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Marcatura CE: Senza Dichiarazione di Conformità è Frode in Commercio

La Marcatura CE non è un semplice adesivo, ma una dichiarazione di responsabilità che garantisce la conformità di un prodotto agli standard di sicurezza europei. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28704/2024) ribadisce un principio fondamentale per tutti gli operatori economici: l’apposizione del marchio CE senza una preesistente e disponibile “Dichiarazione di conformità” integra il reato di frode in commercio, con conseguenze severe come la confisca della merce.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un procedimento penale a carico del titolare di una società che commercializzava lampade da tavolo. A seguito di un’indagine, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto l’archiviazione per particolare tenuità del fatto per i reati di frode in commercio (art. 515 c.p.) e vendita di prodotti con segni mendaci (art. 517 c.p.).

Le accuse vertevano su due punti principali:
1. La produzione di lampade che imitavano tecnicamente un modello di un noto marchio.
2. L’apposizione della Marcatura CE in assenza della necessaria “Dichiarazione di conformità”.

Nonostante l’archiviazione, il Giudice aveva ordinato la confisca delle lampade sequestrate, ritenendole illegittimamente realizzate e commercializzate. L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver prodotto la documentazione necessaria e che, pertanto, il marchio fosse legittimo e la confisca ingiusta.

L’Importanza della Documentazione per la Marcatura CE

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione delle normative europee e nazionali (in particolare il Regolamento 2008/765/CE e la Direttiva 2014/30/UE) che disciplinano la Marcatura CE. Per poter legittimamente apporre tale marchio, un produttore deve non solo assicurarsi che il prodotto rispetti gli standard tecnici, ma deve anche predisporre un fascicolo tecnico e redigere una “Dichiarazione di conformità”.

Questo documento non è una mera formalità. Esso rappresenta l’atto con cui il fabbricante si assume la responsabilità legale della conformità del prodotto. La legge prevede che tale documentazione sia disponibile per le autorità di vigilanza in caso di controllo. La sua assenza o la sua mancata esibizione creano una presunzione di irregolarità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato” e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che l’interesse del ricorrente a ottenere la restituzione dei beni confiscati rendeva l’impugnazione ammissibile in linea di principio, ma le censure sollevate erano prive di fondamento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e dirette, e rappresentano un monito per tutte le aziende. Il punto centrale è il momento in cui la documentazione deve esistere ed essere disponibile. La Cassazione ha stabilito che la mancata produzione della “Dichiarazione di conformità” al momento del sequestro e del controllo costituisce un “elemento significativo per ritenere illegittimamente effettuata l’apposizione del marchio CE”.

Il fatto che l’imprenditore abbia esibito il documento solo in una fase successiva (durante l’opposizione alla richiesta di archiviazione) non sana l’irregolarità originaria. La logica e la normativa impongono che la verifica della conformità e la redazione della relativa dichiarazione debbano precedere l’attività di marcatura e la messa in commercio del prodotto. L’onere di dimostrare questa preesistenza ricade sull’operatore economico. In assenza di tale prova, la presunzione è che il marchio sia stato apposto abusivamente.

Di conseguenza, la vendita di tali prodotti configura il reato di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.), poiché le lampade vengono messe in vendita come aventi una qualità (la conformità agli standard UE) diversa da quella effettiva o, quantomeno, non debitamente documentata. Questo giustifica pienamente la confisca dei beni.

Le Conclusioni

La sentenza 28704/2024 rafforza un principio cruciale: la conformità di un prodotto non è solo una questione sostanziale, ma anche formale e documentale. Per le imprese che operano nel mercato europeo, questo significa che non è sufficiente produrre beni sicuri e conformi, ma è indispensabile gestire con la massima diligenza tutta la documentazione tecnica, in particolare la “Dichiarazione di conformità”. Tale documento deve essere redatto prima di apporre la Marcatura CE e deve essere immediatamente disponibile per qualsiasi ispezione. Agire diversamente espone l’azienda non solo a sanzioni amministrative, ma anche a gravi conseguenze penali, inclusa la perdita definitiva della merce.

È sufficiente che un prodotto sia tecnicamente conforme alle normative UE per poter apporre la Marcatura CE?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che oltre alla conformità sostanziale, è necessario un requisito formale: la preesistenza della “Dichiarazione di conformità” prima dell’apposizione del marchio e la sua disponibilità per i controlli.

Cosa succede se la “Dichiarazione di conformità” non viene esibita durante un controllo, ma viene presentata in un secondo momento?
Secondo la sentenza, la mancata produzione della documentazione al momento del controllo è un elemento significativo per ritenere illegittima l’apposizione della Marcatura CE. Presentarla successivamente non sana l’irregolarità, poiché la verifica della conformità deve precedere la marcatura e la commercializzazione.

Vendere un prodotto con Marcatura CE apposta senza la dovuta documentazione può costituire reato?
Sì. La sentenza conferma che questa condotta integra il reato di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 cod. pen.), poiché si mette in vendita un prodotto di qualità diversa da quella dichiarata (attestata falsamente dal marchio CE), giustificando anche la confisca dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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