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Manovra in retromarcia: la Cassazione sulla colpa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per omicidio stradale. L’incidente era avvenuto durante una manovra in retromarcia con cui l’imputato, uscendo da una via laterale, aveva invaso la carreggiata senza visibilità, causando la collisione fatale con un motociclo. La Corte ha ribadito che la manovra in retromarcia impone un dovere di estrema prudenza, escludendo che la condizione di ipovisione della vittima o il principio di affidamento potessero scagionare il conducente.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Manovra in Retromarcia e Omicidio Stradale: Responsabilità Piena per Chi Crea il Pericolo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigorosi doveri di prudenza che gravano su chi effettua una manovra in retromarcia, specialmente quando questa comporta l’immissione su una strada pubblica. Il caso analizzato riguarda un tragico incidente che ha portato alla condanna per omicidio stradale di un automobilista, la cui condotta è stata ritenuta la causa esclusiva del decesso di un motociclista. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto applicati.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di omicidio stradale (art. 589 bis c.p.). L’accusa era di aver causato la morte di un motociclista effettuando una manovra in retromarcia per uscire da una strada laterale. In particolare, il conducente dell’auto, senza assicurarsi di poter compiere la manovra senza pericolo, aveva occupato la carreggiata per circa un metro e mezzo, proprio mentre sopraggiungeva il motociclo. La collisione era stata inevitabile e le lesioni riportate dal motociclista ne avevano causato il decesso in ospedale alcuni giorni dopo.

La difesa dell’imputato aveva tentato di far valere diverse argomentazioni, tra cui la presunta posizione non perpendicolare del veicolo, il comportamento della vittima (che era ipovedente grave) e l’errata applicazione del principio di affidamento, sostenendo che l’evento si sarebbe verificato comunque.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici di legittimità hanno confermato integralmente la valutazione dei giudici di merito, ritenendo che le censure della difesa fossero mere riproposizioni di argomenti già esaminati e respinti in appello, senza un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata.

La Corte ha sottolineato come la dinamica dell’incidente fosse stata ricostruita in modo chiaro: l’automobilista aveva invaso “al buio” la strada, senza avere alcuna visuale, violando l’obbligo di dare la precedenza e le più elementari norme di prudenza imposte dall’art. 154 del Codice della Strada.

La periculosità della manovra in retromarcia

Il punto centrale della decisione riguarda la natura intrinsecamente pericolosa della manovra in retromarcia. La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, stabilisce che tale manovra deve essere eseguita con “estrema cautela”, lentamente e con il completo controllo dello spazio retrostante.

Qualora la visuale sia ostruita, il conducente ha l’obbligo di adottare ogni accorgimento possibile per evitare pericoli, arrivando persino a chiedere la collaborazione di terzi. In un contesto del genere, il principio dell’affidamento, secondo cui si può confidare nel comportamento corretto degli altri utenti della strada, viene notevolmente attenuato. Chi compie una manovra così rischiosa è responsabile anche del comportamento imprudente altrui, a meno che questo non sia un fatto eccezionale e imprevedibile.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che la condotta dell’imputato fosse stata l’unica causa determinante del sinistro. L’aver occupato la carreggiata in retromarcia, senza visibilità, ha creato una situazione di pericolo imprevedibile per il motociclista che stava transitando. Secondo i giudici, il motociclista poteva ragionevolmente presumere che l’auto stesse svoltando e non uscendo in retromarcia.

La condizione di ipovisione della vittima è stata considerata irrilevante. La situazione di pericolo creata dall’automobilista era tale da costituire una minaccia per qualsiasi utente della strada, a prescindere dalle sue condizioni fisiche. L’imprudenza dell’imputato ha interrotto qualsiasi nesso causale con eventuali concause preesistenti o alternative.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale della sicurezza stradale: la responsabilità di chi effettua una manovra in retromarcia è massima. Non è possibile invocare il principio di affidamento né il comportamento, anche se non impeccabile, della vittima, quando si è i primi a creare una situazione di grave e ingiustificato pericolo. La decisione sottolinea che la prevenzione degli incidenti passa attraverso l’adozione di una condotta di guida improntata alla massima prudenza, specialmente nelle manovre che, per loro natura, limitano la visibilità e il controllo del veicolo.

Chi è responsabile in caso di incidente durante una manovra in retromarcia?
Secondo la Corte, la responsabilità ricade sul conducente che esegue la manovra, il quale ha l’obbligo di agire con estrema cautela e di assicurarsi di non creare pericolo per gli altri, anche a costo di farsi aiutare da terzi se la visuale è limitata.

Il comportamento imprudente o una condizione fisica della vittima (es. ipovisione) possono escludere la colpa di chi effettua la retromarcia?
No, la sentenza chiarisce che l’eventuale imprudenza o una condizione preesistente della vittima non sono sufficienti a escludere la responsabilità del conducente che ha posto in essere la manovra pericolosa. Tale comportamento, se non costituisce un fatto eccezionale e imprevedibile, può al massimo rappresentare una causa concorrente, ma non esonera da colpa chi ha creato la situazione di pericolo primario.

È possibile invocare il principio dell’affidamento durante una manovra in retromarcia?
No, la Corte di Cassazione ha specificato che, data l’alta pericolosità della manovra in retromarcia, il conducente non può fare affidamento sul fatto che gli altri utenti della strada prestino la massima attenzione. Il principio di affidamento è temperato e non si applica a chi crea una situazione di pericolo immettendo il proprio veicolo in una strada senza visibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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