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Mandato specifico impugnazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentato furto, resistenza ed evasione, poiché giudicata in assenza e priva del necessario mandato specifico impugnazione. La sentenza chiarisce che la norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, non è incostituzionale e mira a garantire la consapevolezza dell’imputato nel proseguire il giudizio.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Specifico Impugnazione: Quando è Necessario per l’Appello?

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nella procedura penale, una delle quali riguarda l’obbligo del mandato specifico impugnazione per l’imputato giudicato in assenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4337/2024) ha fornito chiarimenti cruciali su questa norma, dichiarando inammissibile il ricorso di un’imputata proprio per la sua mancanza. Analizziamo insieme il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di una donna per i reati di tentato furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale ed evasione. L’imputata, al momento dei fatti, si trovava agli arresti domiciliari. La condanna, emessa in primo grado dal GUP del Tribunale, era stata confermata dalla Corte d’Appello. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione sia sulla responsabilità per il reato di resistenza, sia sulla mancata concessione delle attenuanti generiche.

L’obbligo del mandato specifico impugnazione nella Riforma Cartabia

Prima di analizzare i motivi del ricorso, la difesa ha sollevato una questione preliminare di legittimità costituzionale riguardo all’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, stabilisce che il difensore dell’imputato processato in assenza debba depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato a impugnare rilasciato dal suo assistito dopo la pronuncia della sentenza. Secondo la difesa, tale onere violerebbe il diritto di difesa, il principio di presunzione di non colpevolezza e il giusto processo (artt. 24, 27 e 111 della Costituzione).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la questione di legittimità costituzionale, ritenendola manifestamente infondata, e ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sull’assenza del mandato specifico impugnazione, un requisito che la Corte ritiene fondamentale e non in contrasto con i principi costituzionali.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che lo scopo della nuova norma è quello di selezionare le impugnazioni, assicurando che esse siano espressione di una scelta “ponderata e rinnovata” da parte dell’imputato. L’obiettivo del legislatore è evitare la celebrazione di processi di impugnazione all’insaputa dell’interessato, garantendo che chi ha scelto di non partecipare al processo confermi attivamente la sua volontà di proseguire nei gradi successivi.

I giudici hanno chiarito che questo requisito non costituisce una restrizione irragionevole del diritto di difesa. Si tratta, piuttosto, di una scelta discrezionale e legittima del legislatore, che distingue la posizione dell’imputato presente da quella dell’imputato che, pur a conoscenza del processo, ha scelto di essere assente.

La Corte ha inoltre sottolineato le tutele compensative previste dalla riforma, come l’aumento di quindici giorni dei termini per impugnare per il difensore dell’imputato assente. Questo tempo aggiuntivo è stato concesso proprio per permettere al legale di contattare il proprio assistito e farsi rilasciare il mandato specifico.

Infine, la sentenza distingue nettamente la figura dell’imputato “assente” (consapevole del processo ma che sceglie di non partecipare) da quella dell’imputato “irreperibile”. La norma si applica solo al primo, poiché presuppone una scelta volontaria e consapevole che il giudice è tenuto ad accertare.

Conclusioni

La sentenza n. 4337/2024 consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la partecipazione al processo, anche nelle fasi di impugnazione, deve essere un atto consapevole. Per l’imputato che sceglie di essere assente, il mandato specifico impugnazione diventa il veicolo indispensabile per manifestare la volontà di contestare la sentenza di condanna. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative per gli avvocati, che dovranno attivarsi tempestivamente dopo la sentenza per ottenere il mandato dai loro assistiti assenti, e per gli imputati, che sono chiamati a una maggiore responsabilizzazione nelle loro scelte processuali.

Cos’è il mandato specifico ad impugnare e perché è stato introdotto?
È un’autorizzazione speciale, rilasciata dall’imputato al suo avvocato dopo la sentenza, necessaria per presentare un’impugnazione se il processo si è svolto in sua assenza. È stato introdotto dalla Riforma Cartabia per garantire che l’impugnazione sia frutto di una scelta consapevole e ponderata dell’imputato, evitando processi che si svolgono a sua insaputa.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore non ha depositato il mandato specifico ad impugnare, che è un requisito richiesto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, per gli imputati giudicati in assenza.

La norma che richiede il mandato specifico è incostituzionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma è manifestamente infondata. Non viola il diritto di difesa, ma rappresenta una scelta ragionevole del legislatore per assicurare la consapevolezza dell’imputato. Inoltre, sono previste tutele, come l’aumento dei termini per impugnare, per bilanciare il nuovo onere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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