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Mandato specifico impugnazione: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per ricettazione. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la mancanza del mandato specifico impugnazione, un documento che l’imputato, processato in assenza, deve rilasciare al difensore dopo la sentenza per poter validamente presentare appello. La Corte ha ritenuto irrilevanti i motivi di merito sollevati dalla difesa, fermandosi a questa pregiudiziale violazione di legge.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Specifico Impugnazione: la Forma Vince sulla Sostanza

Nel processo penale, il rispetto delle forme non è un mero capriccio del legislatore, ma una garanzia fondamentale per tutte le parti coinvolte. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso per un vizio formale cruciale: la mancanza del mandato specifico impugnazione per un imputato giudicato in assenza. Questa decisione evidenzia come un errore procedurale possa precludere l’analisi del merito di un caso, rendendo definitive le condanne dei gradi precedenti.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di ricettazione. La Corte di Appello di Salerno aveva confermato la sentenza del Tribunale, che lo riteneva responsabile e lo condannava a 4 mesi di reclusione e 200 euro di multa, concedendo la sospensione condizionale della pena. La difesa, ritenendo la sentenza ingiusta, decideva di presentare ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Doglianze della Difesa

Il difensore dell’imputato aveva sollevato diverse questioni, sia di carattere procedurale che di merito, tra cui:

* La nullità della notifica del decreto di citazione in appello, ritenuta irregolare.
* L’illogicità della motivazione della sentenza d’appello riguardo la sussistenza del reato.
* La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
* L’erroneo rigetto della richiesta di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria.

Nonostante la pluralità dei motivi addotti, la Corte di Cassazione non è mai entrata nell’analisi di queste censure.

La Decisione della Cassazione: il Ruolo del Mandato Specifico Impugnazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un unico, decisivo punto procedurale. Poiché il processo si era svolto in assenza dell’imputato, la legge richiede un adempimento specifico per poter impugnare la sentenza. L’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce che, in questi casi, l’impugnazione debba essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da uno “specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza”.

Nel caso di specie, il difensore aveva agito sulla base del mandato ricevuto all’inizio del procedimento di primo grado. Mancava, invece, il nuovo mandato, specifico e successivo alla sentenza d’appello, che avrebbe dovuto attestare la volontà dell’imputato assente di contestare quella specifica decisione. Questo vizio formale è stato ritenuto insuperabile e ha comportato l’immediato rigetto del ricorso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è netta e si fonda sulla ratio della norma. Il mandato specifico impugnazione non è una mera formalità, ma uno strumento volto a garantire che l’imputato assente sia effettivamente venuto a conoscenza della sentenza di condanna e che abbia manifestato una volontà attuale e concreta di impugnarla. Il mandato conferito all’inizio del processo non è sufficiente, perché non può coprire una decisione giudiziaria non ancora esistente. La Corte ha ribadito che questa regola si applica anche al giudizio di legittimità, come già affermato in precedenti pronunce. L’assenza di questo documento essenziale rende l’impugnazione priva di un requisito fondamentale, portando alla sua inammissibilità ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), c.p.p.

Le Conclusioni

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro ai professionisti del diritto: nel caso di un imputato assente, è imperativo ottenere un nuovo e specifico mandato dopo ogni sentenza che si intende impugnare. La mancata osservanza di questa prescrizione procedurale vanifica ogni possibile argomentazione di merito, per quanto fondata possa essere. La decisione sottolinea come la diligenza nella gestione degli aspetti formali del processo sia tanto importante quanto la preparazione di una solida difesa nel merito. Per l’imputato, la conseguenza è drastica: la condanna diventa definitiva e le sue ragioni non verranno mai esaminate dal giudice superiore.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza essere esaminato nel merito?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mancava un requisito formale essenziale: il “mandato specifico ad impugnare”. Poiché l’imputato era stato processato in assenza, la legge richiede che il suo difensore sia munito di una procura speciale rilasciata dopo la pronuncia della sentenza che si intende contestare, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Che cos’è il “mandato specifico ad impugnare” richiesto per l’imputato assente?
È una procura speciale che l’imputato, giudicato senza essere presente in aula, deve conferire al proprio avvocato dopo aver ricevuto la notizia della sentenza. Questo atto serve a dimostrare che l’imputato è a conoscenza della decisione e intende effettivamente e personalmente contestarla, garantendo che l’impugnazione non sia un’iniziativa puramente del difensore.

Quali sono le conseguenze pratiche dell’inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità del ricorso comporta che la sentenza di condanna della Corte di Appello diventi definitiva e non più modificabile. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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