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Mandato di arresto europeo: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino rumeno contro la sua consegna alle autorità del suo paese, richiesta tramite un mandato di arresto europeo. La sentenza chiarisce i presupposti per la consegna, soffermandosi sul principio della doppia punibilità e sulla valutazione dei legami del ricercato con il territorio italiano, ritenuti in questo caso non sufficienti a bloccare la procedura.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando i Legami con l’Italia non Bastano

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale per la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua applicazione solleva spesso complesse questioni giuridiche. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 2482/2024) ha offerto importanti chiarimenti sui limiti del ricorso e sui criteri di valutazione per la consegna di una persona ricercata, in particolare riguardo alla doppia punibilità e al radicamento sul territorio nazionale.

Il Caso: La Richiesta di Consegna

Il caso riguardava un cittadino rumeno, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità del suo Paese per l’esecuzione di sentenze definitive di condanna per reati gravi, tra cui tentato omicidio, lesioni e danneggiamento, commessi in Romania nel 2018 e nel 2020. La Corte di appello di Genova aveva accolto la richiesta di consegna, disponendo il trasferimento dell’uomo.

Contro questa decisione, il difensore dell’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la presunta violazione del principio di doppia punibilità, la violazione del principio del ne bis in idem e la mancata considerazione dei suoi legami familiari e lavorativi in Italia.

I Motivi del Ricorso e le Obiezioni del Ricorrente

L’imputato ha tentato di bloccare la procedura di consegna sollevando tre specifiche obiezioni:

1. Carenza della doppia punibilità: Secondo la difesa, una delle circostanze aggravanti contestate in Romania (la commissione del reato “in luogo pubblico”) non sarebbe prevista come tale dalla legge italiana, facendo venir meno il requisito della doppia punibilità.
2. Violazione del ne bis in idem: Si lamentava l’assenza di garanzie che il periodo di custodia cautelare scontato in Italia sarebbe stato detratto dalla pena totale da espiare in Romania.
3. Radicamento in Italia: Il ricorrente sosteneva che la Corte d’appello avesse ignorato la sua stabile integrazione in Italia, dimostrata dalla presenza di un fratello e da un’attività lavorativa.

La Decisione della Corte sul Mandato di Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per genericità, rigettando tutte le argomentazioni della difesa. I giudici hanno innanzitutto ricordato che, a seguito delle recenti riforme, il ricorso in Cassazione contro le sentenze in materia di mandato di arresto europeo è ammesso solo per specifiche violazioni di legge e non per contestare la valutazione dei fatti o la motivazione della corte territoriale.

Analisi del Principio di Doppia Punibilità

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che il requisito della doppia incriminabilità è soddisfatto quando le condotte illecite sono considerate reato in entrambi gli ordinamenti. Non è necessaria una perfetta coincidenza nella qualificazione giuridica o nei singoli elementi costitutivi del reato. L’esistenza del reato base (es. lesioni, danneggiamento) in entrambe le legislazioni è sufficiente per procedere alla consegna, a prescindere dalla previsione di specifiche aggravanti.

La Questione del Ne Bis in Idem e i Legami con l’Italia

Il secondo motivo è stato ritenuto improprio. La Corte ha spiegato che la questione della fungibilità della pena (cioè lo scomputo del presofferto) non attiene al principio del ne bis in idem e deve essere gestita dall’autorità giudiziaria emittente (quella rumena), non da quella italiana che esegue la consegna.

Infine, riguardo ai legami con l’Italia, la Cassazione ha confermato la valutazione della Corte d’appello. I giudici hanno sottolineato come il ricorrente stesso avesse dichiarato di risiedere in Romania e di trovarsi solo provvisoriamente in Italia. Inoltre, la sua presenza in Romania negli anni in cui sono stati commessi i reati (2018 e 2020) smentiva l’esistenza di un radicamento reale e non estemporaneo nel nostro Paese. Le semplici dichiarazioni sulla presenza di un fratello o su un’attività lavorativa, non supportate da alcuna documentazione, sono state ritenute insufficienti a bloccare il mandato di arresto europeo.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base della genericità e della manifesta infondatezza dei motivi del ricorso. I giudici hanno ribadito che la procedura del mandato di arresto europeo consente un sindacato di legittimità molto ristretto, limitato alla violazione di legge e non esteso a una nuova valutazione del merito. La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato la normativa, verificando la sussistenza della doppia punibilità in senso sostanziale e valutando correttamente l’assenza di un radicamento effettivo del ricercato in Italia. La dichiarazione del ricorrente di essere solo provvisoriamente in Italia e l’assenza di prove documentali sui legami affettivi e lavorativi sono stati elementi decisivi. La Corte ha inoltre precisato che la questione della detrazione del periodo di detenzione cautelare è di competenza dello Stato emittente del mandato, non dello Stato di esecuzione.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la natura semplificata e accelerata della procedura del mandato di arresto europeo, i cui meccanismi non possono essere ostacolati da eccezioni generiche o non pertinenti. Per opporsi efficacemente alla consegna, non è sufficiente allegare l’esistenza di legami con l’Italia; è necessario dimostrare un radicamento effettivo, stabile e documentato. Inoltre, viene confermato un orientamento consolidato sul principio di doppia punibilità, che va inteso in senso sostanziale, richiedendo che il fatto sia reato in entrambi i paesi, senza necessità di una perfetta corrispondenza normativa.

Quando è soddisfatto il requisito della doppia punibilità in un mandato di arresto europeo?
Secondo la Corte, il requisito è soddisfatto quando la condotta è prevista come reato da entrambi gli ordinamenti giuridici, indipendentemente dalla qualificazione giuridica specifica o dai singoli elementi costitutivi, come le circostanze aggravanti.

Avere un lavoro e familiari in Italia impedisce la consegna basata su un mandato di arresto europeo?
Non automaticamente. La Corte valuta l’esistenza di un “radicamento reale e non estemporaneo”. Se i legami sono deboli, non documentati o contraddetti da altri elementi (come la residenza dichiarata all’estero o la commissione dei reati nel Paese richiedente), la consegna viene comunque disposta.

Per quali motivi il ricorso contro una decisione su un mandato di arresto europeo può essere dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Il ricorso è inammissibile se è generico o se solleva questioni di merito o vizi di motivazione. La legge consente di ricorrere in Cassazione in questa materia solo per specifiche violazioni di legge, come previsto dall’art. 606, comma 1, lettere a), b) e c) del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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