LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato di arresto europeo: quando si può negare?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della consegna di un individuo richiesta da un altro Stato membro tramite mandato di arresto europeo, anche in presenza di un procedimento penale pendente in Italia per gli stessi fatti. La decisione si fonda sul carattere discrezionale del rifiuto in questi casi, sottolineando come la richiesta di archiviazione da parte della Procura italiana dimostri la mancanza di un interesse concreto dello Stato a esercitare la propria giurisdizione, giustificando così la consegna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando l’Italia Può Rifiutare la Consegna?

Il mandato di arresto europeo (MAE) rappresenta uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, volto a semplificare e accelerare la consegna di persone ricercate tra gli Stati membri. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e la legge prevede specifici casi in cui la consegna può, o deve, essere rifiutata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti del rifiuto facoltativo, in particolare quando per gli stessi fatti pende un procedimento anche in Italia.

Il Caso: Traffico Internazionale e un Doppio Procedimento

Il caso esaminato riguarda un cittadino italiano destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità portoghesi per un’ipotesi di traffico internazionale aggravato di sostanze stupefacenti. L’accusa si riferiva all’importazione in Portogallo di un ingente quantitativo di cocaina, occultato in tavole da surf spedite dall’Uruguay.

Contemporaneamente, in Italia era già stato avviato un procedimento penale a carico della stessa persona per i medesimi fatti. La questione centrale, dunque, era stabilire se la pendenza del procedimento italiano costituisse un ostacolo insormontabile all’esecuzione del MAE e alla conseguente consegna del soggetto alle autorità portoghesi.

La Corte di Appello, in sede di rinvio dopo un precedente annullamento della Cassazione, aveva ritenuto di dover dare esecuzione al mandato, pur riconoscendo l’identità dei fatti storici contestati nei due Paesi. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto negare la consegna.

La Decisione della Cassazione sul mandato di arresto europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello e, di fatto, autorizzando la consegna dell’individuo al Portogallo. La Suprema Corte ha chiarito che la pendenza di un procedimento in Italia per gli stessi fatti non comporta un obbligo di rifiuto della consegna, ma configura un’ipotesi di rifiuto meramente facoltativo.

Le Motivazioni: la Discrezionalità del Giudice e la Richiesta di Archiviazione

Il cuore della motivazione della sentenza risiede nell’interpretazione dell’articolo 18-bis della legge n. 69 del 2005. Questa norma prevede che la Corte di Appello può rifiutare la consegna se per lo stesso fatto è in corso un procedimento penale in Italia. La parola chiave è “può”: la scelta è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice, che deve bilanciare gli interessi in gioco.

Nel caso specifico, la Corte di Appello ha correttamente motivato la sua decisione di non avvalersi di tale facoltà. Diversi elementi hanno pesato su questa scelta:

1. Luogo del Reato: I fatti si erano svolti interamente in territorio straniero.
2. Posizione dei Co-imputati: I presunti complici erano già sotto processo in Portogallo, rendendo opportuno un accertamento giudiziario unificato in quella sede.
3. Volontà dello Stato Italiano: Elemento decisivo è stata la richiesta di archiviazione del procedimento avanzata dalla Procura italiana. Secondo la Cassazione, tale richiesta è un chiaro sintomo della mancanza di un’effettiva volontà dello Stato italiano di esercitare la propria giurisdizione sul fatto. In assenza di un concreto e pregresso esercizio dell’azione penale, viene meno il presupposto per negare la consegna.

La Corte ha specificato che il motivo di rifiuto sussiste solo se, al momento della ricezione della richiesta di consegna, risulta un “effettivo e pregresso esercizio della giurisdizione nazionale”. La semplice pendenza di un procedimento, soprattutto se destinato all’archiviazione, non è sufficiente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio cardine nella cooperazione giudiziaria europea: la fiducia reciproca tra gli Stati membri e l’efficienza del sistema del mandato di arresto europeo. La sentenza chiarisce che la pendenza di un procedimento interno non è un “jolly” da giocare per bloccare automaticamente una consegna. La valutazione del giudice italiano deve essere concreta e basata sull’effettivo interesse dello Stato a perseguire il reato.

In pratica, se la Procura stessa ritiene di non dover procedere (chiedendo l’archiviazione), decade la principale ragione per trattenere la persona in Italia, e prevale l’esigenza di cooperazione con lo Stato membro che ha emesso il mandato e che sta attivamente perseguendo il crimine. La decisione, quindi, non si limita a un controllo formale sulla pendenza di un procedimento, ma entra nel merito dell’effettiva volontà dello Stato di esercitare la propria potestà punitiva.

La pendenza di un procedimento in Italia per gli stessi fatti obbliga il giudice a rifiutare un mandato di arresto europeo?
No, non lo obbliga. L’art. 18-bis della legge 69/2005 prevede un motivo di rifiuto facoltativo, non obbligatorio. La decisione è rimessa alla discrezionalità della Corte di Appello, che deve valutare l’interesse dello Stato italiano a esercitare la propria giurisdizione.

Cosa succede se il Pubblico Ministero italiano chiede l’archiviazione del caso?
La richiesta di archiviazione indebolisce fortemente la possibilità di rifiutare la consegna. Secondo la Cassazione, essa dimostra la mancanza di un’effettiva volontà dello Stato di procedere, rendendo legittima la decisione di dare esecuzione al mandato di arresto europeo e consegnare la persona allo Stato richiedente.

Qual è la differenza tra rifiuto facoltativo e obbligatorio nel mandato di arresto europeo?
Il rifiuto obbligatorio si applica a situazioni tassativamente previste dalla legge (es. una precedente sentenza definitiva per gli stessi fatti), in cui il giudice deve negare la consegna. Il rifiuto facoltativo, come nel caso di procedimento pendente in Italia, lascia al giudice un margine di discrezionalità per decidere se consegnare o meno la persona, basandosi su una valutazione motivata delle circostanze specifiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati