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Mandato di Arresto Europeo: limiti al rifiuto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino extracomunitario contro la sentenza della Corte d’Appello che ne disponeva la consegna all’autorità finlandese in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo per traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi, chiarendo che la prova del radicamento sul territorio italiano deve essere rigorosa e non basta un recente contratto di lavoro. Inoltre, ha confermato che per i processi in assenza, l’attestazione della conoscenza del procedimento e della nomina di un difensore nel mandato è sufficiente a escludere il motivo di rifiuto della consegna.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: quando il rifiuto di consegna è illegittimo

Il Mandato di Arresto Europeo (MAE) rappresenta uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua applicazione solleva spesso questioni complesse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21176/2024) ha fornito importanti chiarimenti sui limiti entro cui uno Stato membro può rifiutare la consegna di una persona richiesta, analizzando in particolare i temi del processo in assenza e del radicamento sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari.

Il Caso in Esame

Il caso riguarda un cittadino del Gambia, destinatario di un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’autorità finlandese per l’esecuzione di una condanna a due anni di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello di Torino aveva concesso la consegna, ma l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando quattro distinti motivi di opposizione.

I Motivi del Ricorso e il Mandato di Arresto Europeo

L’imputato ha basato la sua difesa su diversi argomenti, ciascuno volto a integrare una delle cause di rifiuto della consegna previste dalla legge n. 69/2005.

1. Processo in Assenza e Diritto di Difesa

Il ricorrente lamentava la violazione delle garanzie difensive nel procedimento finlandese, sostenendo che dal MAE non emergesse con certezza la notifica dell’udienza né la natura (di fiducia o d’ufficio) del difensore. La Corte, tuttavia, ha respinto questa doglianza.

2. Rinvio della Consegna per Procedimenti Pendenti in Italia

Un altro motivo di ricorso si fondava sulla pendenza di due procedimenti penali a carico dell’uomo in Italia. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe dovuto rinviare la consegna per consentirgli di partecipare a tali procedimenti, ma anche questo punto è stato ritenuto infondato.

3. Il Radicamento sul Territorio come Motivo di Rifiuto

La difesa ha invocato l’applicabilità dell’art. 18-bis della legge n. 69/2005, che consente di rifiutare la consegna se la persona, cittadino di uno Stato terzo, risiede o dimora legittimamente ed effettivamente in Italia. A sostegno di ciò, è stato prodotto un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

4. La Questione della Doppia Punibilità

Infine, è stata sollevata una violazione dell’art. 7 della legge n. 69/2005, sostenendo che la legge finlandese prevedesse per il reato contestato una pena alternativa, non compatibile con i requisiti del MAE.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confutando punto per punto le argomentazioni della difesa.

Sul primo motivo, i giudici hanno chiarito che il Mandato di Arresto Europeo attestava chiaramente che il ricorrente era a conoscenza della data del processo e aveva nominato un difensore. Queste attestazioni, conformi alla legge, sono sufficienti a escludere il motivo di rifiuto. La questione dell’espulsione dalla Finlandia è stata giudicata vaga e non documentata.

In merito al secondo motivo, la Corte ha ribadito che la decisione di rinviare la consegna è discrezionale e, nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua scelta sulla base del diverso stadio dei procedimenti (indagini preliminari in Italia contro una condanna definitiva in Finlandia).

Particolarmente significativa è la motivazione sul terzo motivo. La Cassazione ha specificato che per dimostrare il ‘radicamento’ non è sufficiente un singolo documento, come un contratto di lavoro recente. Tale documento, peraltro, era in contrasto con le dichiarazioni rese in precedenza dall’interessato. La Corte ha sottolineato la necessità di una prova concreta e duratura (almeno cinque anni) di una legittima ed effettiva residenza, basata su legami familiari, sociali ed economici.

Infine, il quarto motivo è stato giudicato inammissibile perché sollevato per la prima volta in Cassazione e, comunque, infondato. La Corte ha ricordato che, in caso di MAE esecutivo, il parametro da considerare non è la pena edittale prevista dalla legge straniera, ma la pena concretamente inflitta, che nel caso di specie (con un residuo di un anno e undici mesi) era superiore al minimo di quattro mesi richiesto dalla legge.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce il principio di reciproca fiducia su cui si fonda il sistema del Mandato di Arresto Europeo. Le attestazioni contenute nel mandato godono di una presunzione di veridicità che può essere superata solo con prove concrete e specifiche. La decisione chiarisce inoltre che i motivi di rifiuto, specialmente quelli legati alla condizione personale del ricercato, devono essere supportati da un quadro probatorio solido e non da elementi isolati o contraddittori. La pronuncia offre quindi un’importante guida per gli operatori del diritto, delineando con precisione i confini tra la tutela dei diritti individuali e l’esigenza di una efficace cooperazione giudiziaria europea.

Quando si può rifiutare la consegna per un processo svoltosi in assenza del condannato?
Non si può rifiutare se dal Mandato di Arresto Europeo risulta che la persona, pur non essendo comparsa, era a conoscenza della data fissata per il processo e aveva conferito un mandato a un difensore che l’ha effettivamente assistito.

La residenza in Italia di un cittadino extracomunitario è sempre un motivo per rifiutare un Mandato di Arresto Europeo?
No. È necessario dimostrare un radicamento legittimo ed effettivo sul territorio, valutando la durata della residenza (almeno cinque anni), i legami familiari, sociali, economici e il rispetto delle norme. Un singolo contratto di lavoro, specialmente se recente e in contrasto con precedenti dichiarazioni, non è sufficiente.

Ai fini di un Mandato di Arresto Europeo esecutivo, quale pena si considera per verificare i limiti minimi di legge?
Si deve fare riferimento alla pena concretamente inflitta dall’autorità giudiziaria straniera e non alla pena massima o minima prevista in astratto dalla legge. Per la consegna, la pena inflitta deve avere una durata non inferiore a quattro mesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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