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Mandato di arresto europeo: la questione dell’apolide

La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso contro la consegna di un individuo alla Germania, in base a un mandato di arresto europeo per truffe commesse in Italia e Francia. La Corte ha confermato la consegna per i reati commessi in Italia, ma ha annullato la decisione per il reato avvenuto in Francia. La ragione è che il giudice di merito non ha correttamente accertato se l’imputato fosse “apolide” (stateless), uno status che, equiparandolo a un cittadino italiano, è decisivo per stabilire se l’Italia possa rifiutare la consegna per reati commessi all’estero.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di arresto europeo: la Cassazione sul caso di reati transnazionali e lo status di apolide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38278 del 2024, affronta una complessa questione legata all’applicazione del mandato di arresto europeo. Il caso riguarda reati commessi in più Stati membri dell’UE e solleva interrogativi cruciali sulla giurisdizione, sui diritti della difesa e, in particolare, sull’importanza di accertare correttamente lo status di apolide della persona richiesta in consegna. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il procedimento nasce da un mandato di arresto europeo emesso il 10 maggio 2024 da un Tribunale tedesco (Monaco di Baviera) nei confronti di un individuo, accusato di truffa e tentata truffa in banda organizzata.

Secondo l’accusa, l’indagato e i suoi complici avevano architettato un piano per ingannare imprenditori tedeschi. Fingendosi interessati a investire nelle loro aziende, organizzavano incontri a Milano. Durante questi incontri, convincevano le vittime a versare una cauzione, pari al 10% dell’investimento, in criptovaluta su un portafoglio virtuale (wallet). In realtà, questo wallet era controllato dai truffatori, i quali, installando un’applicazione sui cellulari delle vittime, riuscivano a carpirne i codici di accesso e a impossessarsi delle somme depositate. Gli episodi delittuosi si erano verificati in parte in Italia (Milano) e in parte in Francia (Strasburgo).

La Corte di Appello di Milano aveva autorizzato la consegna dell’uomo alle autorità tedesche. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso e le questioni sul mandato di arresto europeo

I difensori dell’imputato hanno presentato due distinti ricorsi, basati su argomenti diversi ma convergenti.

La presunta incostituzionalità della norma

Un primo motivo di ricorso contestava la costituzionalità della legge italiana sul mandato di arresto europeo (art. 18-bis, l. 69/2005). Secondo la difesa, consentire l’esecuzione di un mandato anche quando il reato non è stato commesso nello Stato emittente (in questo caso, la Germania) violerebbe il principio del “giudice naturale precostituito per legge” (art. 25 della Costituzione). In pratica, si lascerebbe alle vittime la possibilità di “scegliere” il foro competente, denunciando i fatti nel proprio Paese di residenza.

L’errata applicazione della legge sulla consegna

Un secondo gruppo di censure riguardava la decisione della Corte di Appello di concedere la consegna. La difesa sosteneva che:
1. Nessuna parte della condotta era stata commessa in Germania, ma interamente in Italia e Francia.
2. La Corte d’Appello aveva dato un peso eccessivo all’interesse delle vittime a un processo nel loro Paese, senza considerare che queste avevano scelto liberamente di recarsi in Italia per affari.
3. Il mandato d’arresto era generico e non specificava in dettaglio il ruolo del ricercato e le modalità della sua identificazione.
4. La decisione di consegnare era stata basata su mere esigenze organizzative e di favore verso i testimoni, a discapito dei diritti dell’imputato (il cosiddetto favor rei).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato punto per punto i motivi del ricorso, giungendo a una decisione articolata che distingue le diverse situazioni.

Sulla legittimità del mandato di arresto europeo

La Corte ha respinto la questione di costituzionalità, chiarendo che il principio del giudice naturale non coincide con il criterio della territorialità del reato. Esso garantisce che il giudice sia individuato dalla legge in base a criteri generali e astratti, fissati prima del fatto. Il sistema del mandato di arresto europeo si fonda su normative europee e sul principio di reciproco riconoscimento tra Stati membri, in piena coerenza con i principi costituzionali italiani (art. 11 Cost.).

Inoltre, la Corte ha specificato che, dopo le riforme del 2021, per l’esecuzione del mandato non è più richiesta la presenza di “gravi indizi di colpevolezza”, ma è sufficiente che il mandato descriva in modo adeguato la vicenda delittuosa e il ruolo del ricercato, per permettere allo Stato di esecuzione di effettuare i controlli di sua competenza.

La decisione sui reati commessi in Italia

Per quanto riguarda gli episodi di truffa avvenuti a Milano, la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso. La scelta se rifiutare o concedere la consegna per reati commessi sul territorio nazionale rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello ha motivato la sua scelta con l’obiettivo di favorire il più proficuo svolgimento del processo e l’accertamento della verità, un criterio considerato legittimo e non irragionevole.

La questione cruciale: il reato in Francia e lo status di apolide

Il punto più interessante della sentenza riguarda il reato commesso in Francia. Qui la Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione della Corte di Appello.
La legge prevede che, se un reato è commesso in un Paese terzo (diverso da quello emittente e da quello di esecuzione), la consegna può essere rifiutata se la legge italiana non consente l’azione penale per quel fatto. La Corte di Appello aveva ritenuto di non poter rifiutare la consegna, perché l’imputato, non essendo cittadino italiano, non poteva essere perseguito in Italia per un reato commesso all’estero ai danni di stranieri (art. 10 cod. pen.).

Tuttavia, la stessa sentenza di merito descriveva l’imputato come “privo di nazionalità, quindi sostanzialmente apolide”. La Cassazione ha sottolineato che questo punto è decisivo. Secondo un consolidato orientamento, la persona apolide è equiparata, a questi fini, al cittadino italiano. Se l’imputato fosse stato effettivamente apolide, la legge italiana (art. 9 cod. pen.) avrebbe potuto consentirne la punibilità. Di conseguenza, la Corte di Appello avrebbe avuto la facoltà di rifiutare la consegna.

L’errore del giudice di merito è stato quello di non accertare in modo rigoroso e definitivo lo status dell’imputato, limitandosi a riportare un’indicazione. Questa omissione ha viziato la decisione, rendendo necessario un nuovo giudizio sul punto.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato parzialmente la sentenza impugnata, limitatamente alla consegna per il reato commesso in Francia. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, che dovrà, come primo passo, accertare con precisione lo status giuridico dell’imputato: è un cittadino straniero o è apolide? Da questa verifica dipenderà la decisione finale sulla sua consegna alle autorità tedesche per quel capo d’imputazione. La sentenza ribadisce la solidità del sistema del mandato di arresto europeo ma, allo stesso tempo, sottolinea l’importanza di un’analisi scrupolosa di tutti i presupposti di legge, specialmente quando la fattispecie coinvolge giurisdizioni multiple e status personali complessi come quello di apolide.

È possibile eseguire un mandato di arresto europeo anche se il reato non è stato commesso nel Paese che lo ha emesso?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il sistema del mandato di arresto europeo, basato sul principio di reciproco riconoscimento, permette l’esecuzione di un mandato anche per reati non commessi sul territorio dello Stato emittente, senza che ciò violi il principio costituzionale del giudice naturale.

Cosa succede se un reato oggetto di mandato di arresto europeo è stato commesso in un terzo Paese (né quello emittente, né quello di esecuzione)?
In questo caso, lo Stato di esecuzione (in questo caso l’Italia) può rifiutare la consegna, ma solo se la propria legge non consente di procedere penalmente per quel reato se commesso all’estero. La decisione dipende quindi dalla giurisdizione che la legge nazionale prevede per i reati commessi fuori dal territorio.

Perché lo status di “apolide” è così importante in un caso di mandato di arresto europeo?
Lo status di apolide (persona senza cittadinanza) è cruciale perché, ai fini dell’applicazione della legge penale italiana per reati commessi all’estero, l’apolide è equiparato al cittadino italiano. Pertanto, se la persona richiesta in consegna è apolide, l’Italia potrebbe avere giurisdizione su un reato commesso in un Paese terzo e, di conseguenza, avere la facoltà di rifiutare la consegna. Un accertamento errato o omesso di tale status può invalidare la decisione sulla consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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