LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato di arresto europeo: la giurisdizione tedesca

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un mandato di arresto europeo per truffa online. Anche se la condotta criminale è avvenuta principalmente in Albania, la giurisdizione tedesca è stata ritenuta valida perché il danno economico si è verificato in Germania, ai danni di cittadini tedeschi. La Corte ha sottolineato che per fondare la giurisdizione è sufficiente che una parte del reato si realizzi nel territorio dello Stato emittente, evidenziando l’importanza della cooperazione giudiziaria e l’inapplicabilità del principio del ‘ne bis in idem’ in assenza di procedimenti paralleli.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo e Reati Transnazionali: Quando Sussiste la Giurisdizione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13063 del 2024, affronta una questione cruciale nell’ambito della cooperazione giudiziaria europea: la determinazione della giurisdizione di uno Stato membro che emette un mandato di arresto europeo per reati commessi in parte al di fuori dei suoi confini. Il caso specifico riguarda truffe informatiche, un fenomeno criminale che per sua natura non conosce frontiere, mettendo alla prova i tradizionali principi di territorialità del diritto penale. La decisione chiarisce come l’efficacia di strumenti come il MAE dipenda da un’interpretazione che favorisca la repressione dei reati transnazionali, garantendo al contempo i diritti fondamentali.

Il Caso: Truffa Online tra Albania e Germania

Il procedimento nasce da un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca nei confronti di un cittadino albanese, accusato di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe informatiche. Secondo l’accusa, la condotta materiale del reato sarebbe stata posta in essere prevalentemente in Albania, ma le vittime erano cittadini residenti in Germania, dove si erano verificate le conseguenze dannose del reato, ossia le perdite patrimoniali a seguito di esborsi telematici.

La Corte d’Appello di Venezia aveva concesso la consegna, ma la difesa del ricercato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo l’incompetenza territoriale dell’autorità tedesca. L’argomentazione difensiva si basava sul presupposto che, trattandosi di truffa informatica, il reato si consuma nel luogo in cui l’agente acquisisce l’illecito profitto, e non dove si trova la vittima.

La Questione di Giurisdizione nel Mandato di Arresto Europeo

Il nodo centrale della controversia era stabilire se la Germania avesse giurisdizione per emettere il mandato di arresto europeo, nonostante la condotta principale fosse avvenuta all’estero. La difesa contestava la decisione della Corte d’Appello, che aveva ritenuto applicabile, in via analogica, l’art. 9 del codice penale italiano relativo ai reati commessi all’estero da cittadini italiani, un’ipotesi non calzante per il caso di specie.

La Cassazione, tuttavia, sposta il focus della questione, superando l’argomentazione della difesa e della stessa Corte territoriale, per concentrarsi su un principio più ampio e fondamentale per la cooperazione giudiziaria.

Il Principio di Territorialità Esteso

La Corte Suprema richiama l’articolo 6, secondo comma, del codice penale. Questa norma stabilisce che un reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando l’azione o l’omissione che lo costituisce è avvenuta, in tutto o in parte, in Italia, oppure se in Italia si è verificato l’evento che è conseguenza dell’azione od omissione. Questo principio, noto come principio di ubiquità, è fondamentale per i reati transnazionali.

La sentenza afferma che tale principio è pienamente applicabile anche per valutare la giurisdizione dello Stato di emissione di un mandato di arresto europeo. È sufficiente che nel territorio dello Stato emittente si sia verificato anche un solo frammento della condotta o una parte dell’evento dannoso per radicare la sua giurisdizione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Prevale la Cooperazione

Sulla base di queste premesse, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La circostanza che la condotta materiale sia stata commessa in Albania non esclude la giurisdizione tedesca, poiché le conseguenze dannose (la perdita economica subita dalle vittime) si sono realizzate in Germania.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri. In primo luogo, si distingue nettamente tra la ‘giurisdizione dello Stato’ e la ‘competenza territoriale interna’. I criteri giurisprudenziali per determinare il giudice competente all’interno dell’Italia (ad esempio, il luogo dove l’agente incassa il profitto della truffa) servono a ripartire il lavoro tra i tribunali nazionali, ma non a definire se lo Stato italiano nel suo complesso abbia il potere di processare il reato. Lo stesso vale per la Germania: la sua giurisdizione si fonda sul fatto che l’evento del reato ha colpito il suo territorio.

In secondo luogo, la Corte sottolinea la priorità della cooperazione giudiziaria nei reati transnazionali. Un’interpretazione restrittiva della giurisdizione creerebbe un rischio di impunità, contrario agli obiettivi dell’ordinamento europeo. Strumenti come il mandato di arresto europeo sono pensati proprio per superare le difficoltà legate alla criminalità che attraversa le frontiere.

Infine, viene affrontato il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di doppio processo). La Corte osserva che, per poter invocare tale principio come motivo di rifiuto della consegna, è necessario che vi sia la prova concreta della pendenza di un procedimento penale per gli stessi fatti in un altro Stato. Nel caso di specie, non era stata fornita alcuna prova di indagini in corso in Albania, rendendo l’argomento irrilevante.

Le Conclusioni

La sentenza n. 13063/2024 consolida un orientamento fondamentale per l’efficacia del mandato di arresto europeo. Stabilisce chiaramente che, per i reati i cui effetti si producono in uno Stato membro dell’UE, la giurisdizione di tale Stato a emettere un MAE sussiste anche se la condotta è stata posta in essere altrove. Questa decisione rafforza la tutela delle vittime all’interno dello spazio giuridico europeo e garantisce che i confini nazionali non diventino uno scudo per l’impunità, riaffermando il primato della cooperazione giudiziaria nella lotta alla criminalità transnazionale.

Quando uno Stato UE può emettere un mandato di arresto europeo per un reato commesso in parte all’estero?
Risposta: È sufficiente che nel territorio dello Stato emittente si sia verificato anche solo un frammento della condotta criminale o una parte dell’evento dannoso. Nel caso di truffe online, la realizzazione del danno economico alle vittime residenti in quello Stato è sufficiente a fondare la sua giurisdizione.

La competenza territoriale interna per un reato è la stessa cosa della giurisdizione dello Stato?
Risposta: No. La sentenza chiarisce che i criteri per individuare il giudice territorialmente competente all’interno di uno Stato sono distinti dal concetto più ampio di giurisdizione dello Stato, che si basa sul principio di territorialità e può essere affermata anche se solo una parte del reato si è verificata sul suo territorio.

Il principio del ‘ne bis in idem’ (non essere processati due volte per lo stesso fatto) può bloccare la consegna tramite mandato di arresto europeo?
Risposta: Sì, ma solo se è dimostrata la pendenza di un procedimento penale per lo stesso fatto presso un altro Stato. In questo caso, non essendovi prova di indagini o procedimenti in corso in Albania o in altri Stati per i medesimi fatti, il principio non poteva essere invocato per rifiutare la consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati