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Mandato di arresto europeo: il pericolo di fuga

La Cassazione conferma la custodia in carcere per una persona richiesta da un’autorità estera tramite mandato di arresto europeo. La decisione si basa sul concreto pericolo di fuga, dimostrato dalla recente evasione da un regime di detenzione domiciliare e dal suo rintraccio in un albergo lontano dalla residenza.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando il Pericolo di Fuga Giustifica il Carcere

La cooperazione giudiziaria internazionale si fonda su principi di fiducia reciproca e sulla necessità di garantire l’effettività della giustizia. In questo contesto, il mandato di arresto europeo rappresenta uno strumento cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46610/2024) ha chiarito i criteri per valutare il pericolo di fuga e applicare la custodia cautelare in carcere a una persona richiesta da un altro Stato membro. Il caso in esame offre spunti fondamentali su come il comportamento passato del soggetto possa influenzare la decisione del giudice.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria austriaca nei confronti di un individuo. La Corte di Appello di Napoli, in seguito all’arresto, convalidava il provvedimento e applicava la misura della custodia cautelare in carcere.

La decisione si basava su due elementi principali:
1. Il soggetto si era recentemente sottratto a un regime di detenzione domiciliare, disposto per un’altra causa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma.
2. Nonostante avesse una residenza stabile a Roma, era stato rintracciato in un albergo di una città campana, rafforzando l’ipotesi di un tentativo di rendersi irreperibile.

Il ricorrente si difendeva sostenendo di non essere a conoscenza dell’ordine di detenzione domiciliare e che la motivazione dell’ordinanza impugnata fosse solo apparente. La questione è quindi giunta all’esame della Suprema Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul mandato di arresto europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della custodia cautelare in carcere. I giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte di Appello non fosse né apparente né illogica, ma saldamente ancorata a precisi elementi di fatto che dimostravano un concreto e attuale pericolo di fuga.

La Suprema Corte ha sottolineato che, nell’ambito di una procedura di consegna basata su un mandato di arresto europeo, la valutazione delle esigenze cautelari ha uno scopo specifico: garantire che la persona richiesta non si sottragga alla consegna all’autorità giudiziaria straniera. Questo obiettivo è diverso da quello perseguito nel contesto di un procedimento penale interno.

Le Motivazioni: la valutazione del pericolo di fuga

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi dei criteri per la valutazione del pericolo di fuga. La Cassazione ha spiegato che tale giudizio prognostico deve basarsi su elementi concreti e attuali, evitando qualsiasi automatismo. La decisione deve essere sempre individualizzata e proporzionata.

Nel caso specifico, i giudici hanno individuato un ‘duplice profilo’ a sostegno del pericolo di fuga:
* Il comportamento pregresso: La recente sottrazione alla detenzione domiciliare è stata considerata un elemento fattuale di grande peso, indicativo di una propensione a non rispettare le misure restrittive.
* Le circostanze del rintraccio: Il fatto di trovarsi in un albergo, lontano dalla propria abitazione, è stato interpretato come un ulteriore indizio della volontà di rendersi irreperibile.

La Corte ha inoltre specificato che le giustificazioni fornite dal ricorrente, circa la sua presunta inconsapevolezza della misura domiciliare, erano del tutto prive di riscontro probatorio. La valutazione del giudice di merito, quindi, era pienamente funzionale all’esigenza di assicurare la cooperazione internazionale, in conformità con la legge n. 69/2005.

La sentenza ribadisce che il giudice non è un mero esecutore della richiesta del Ministro, ma ha il dovere di effettuare una valutazione autonoma e ponderata, nel rispetto dei principi costituzionali (artt. 3, 13 e 101 Cost.) che tutelano la libertà personale e garantiscono un trattamento non discriminatorio.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio: nella procedura del mandato di arresto europeo, il pericolo di fuga deve essere valutato in modo rigoroso e concreto, tenendo conto di tutti gli elementi della vita e del comportamento del soggetto richiesto. La violazione di precedenti misure restrittive, unita a circostanze che suggeriscono un tentativo di nascondersi, costituisce una base solida per l’applicazione della più grave misura cautelare, la custodia in carcere, al fine di assicurare che gli obblighi di cooperazione giudiziaria europea vengano rispettati.

Quando si può applicare la custodia in carcere in caso di mandato di arresto europeo?
La custodia cautelare in carcere può essere applicata quando esiste un concreto e attuale pericolo di fuga, ovvero il rischio che la persona richiesta si sottragga alla consegna all’autorità giudiziaria dello Stato membro che ha emesso il mandato.

Come viene valutato il pericolo di fuga in una procedura di consegna?
Il pericolo di fuga viene valutato sulla base di elementi concreti e obiettivi della vita e del comportamento della persona. La valutazione non deve essere automatica, ma individualizzata, considerando fattori come precedenti violazioni di misure restrittive o circostanze che indichino un tentativo di rendersi irreperibile.

La violazione di una precedente misura cautelare può giustificare il carcere per un mandato di arresto europeo?
Sì, la sentenza chiarisce che la recente sottrazione a un regime di detenzione domiciliare, anche se disposto per un’altra causa, è un elemento fattuale rilevante che, insieme ad altri indizi, può dimostrare un concreto rischio di fuga e giustificare la custodia in carcere per garantire la consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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