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Mandato d’arresto europeo: ricorso tardivo è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro la sua consegna alla Grecia in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. La decisione si fonda sulla presentazione tardiva del ricorso, non essendo state riconosciute le giustificazioni del difensore come caso fortuito o forza maggiore. La Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi sull’esecuzione del mandato in caso di processo svoltosi in assenza dell’interessato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: la tardività del ricorso ne causa l’inammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5794 del 2025, ha affrontato un caso cruciale in materia di cooperazione giudiziaria internazionale, ribadendo la rigorosa applicazione dei termini processuali per l’impugnazione. La decisione riguarda un Mandato d’arresto europeo e sottolinea come la mancata osservanza delle scadenze porti inesorabilmente all’inammissibilità del ricorso, anche a fronte di presunte difficoltà organizzative della difesa.

I Fatti del Caso: Consegna alla Grecia e Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine dalla decisione della Corte di appello di Napoli di accogliere la richiesta di consegna di un cittadino pakistano alla Grecia. La richiesta era basata su un Mandato d’arresto europeo emesso per l’esecuzione di una condanna definitiva a sei anni e sei mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il processo in Grecia si era svolto in assenza dell’imputato.

Contro la sentenza della Corte di appello, il difensore dell’uomo ha proposto ricorso per Cassazione, adducendo due principali motivi di doglianza.

Le Doglianze del Ricorrente: Tra Termini Scaduti e Vizi di Motivazione

Il ricorso si articolava su due fronti:
1. Richiesta di restituzione nel termine: Il difensore sosteneva di essersi trovato nell’impossibilità di proporre ricorso entro la scadenza (lunedì 16 dicembre 2024), avendo ricevuto la nomina solo il venerdì precedente e non avendo potuto conferire con il proprio assistito, detenuto, a causa delle regole carcerarie che, a suo dire, impedivano i colloqui nel fine settimana.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava che la procedura in Grecia si era svolta in contumacia, senza che l’interessato avesse ricevuto alcuna notifica. Inoltre, si contestava che la sentenza greca non fosse stata tradotta in una lingua a lui comprensibile e che il mandato non specificasse la facoltà di richiedere un nuovo processo una volta consegnato.

La Decisione della Corte: Focus sul Mandato d’arresto europeo e i Termini

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, concentrandosi principalmente sulla prima censura, ovvero la tardività. La richiesta di restituzione nel termine è stata respinta in quanto manifestamente infondata. Secondo i giudici, il mancato rispetto dei termini non poteva essere attribuito a caso fortuito o a forza maggiore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con precisione. In primo luogo, ha osservato che l’impossibilità di effettuare colloqui in carcere durante il sabato e la domenica era una mera affermazione, non supportata da alcuna prova documentale. In ogni caso, anche se fosse stata vera, il difensore avrebbe potuto incontrare il suo assistito sia il venerdì pomeriggio che il lunedì mattina, avendo tempo fino alla mezzanotte di lunedì per depositare l’impugnazione. La Corte ha ricordato che la forza maggiore consiste in un ‘impedimento assoluto’ derivante da cause esterne e non imputabili, presupposto qui insussistente.

Per completezza, la sentenza analizza anche il secondo motivo, pur ritenendolo inammissibile in quanto le decisioni in materia di Mandato d’arresto europeo possono essere impugnate solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione. La Corte ha comunque chiarito che:
a) La mancata traduzione della sentenza di condanna non osta alla consegna.
b) Il mandato d’arresto dava espressamente atto della facoltà del condannato di chiedere la rinnovazione del processo nello Stato richiedente, in piena conformità con la normativa europea (Decisione quadro 2009/299/GAI) e la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione è un monito sulla perentorietà dei termini processuali. La loro inosservanza non può essere sanata da giustificazioni generiche o non provate, che non integrano i rigorosi presupposti del caso fortuito o della forza maggiore. Questa sentenza riafferma un principio fondamentale dello stato di diritto: la certezza dei tempi processuali è garanzia per tutte le parti coinvolte. Inoltre, conferma la consolidata interpretazione delle norme sul Mandato d’arresto europeo, bilanciando le esigenze di cooperazione giudiziaria con la tutela dei diritti fondamentali della difesa, come il diritto a un equo processo, anche quando questo debba essere rinnovato nello Stato di esecuzione della pena.

È possibile ottenere la restituzione nel termine per presentare un ricorso se il difensore sostiene di non aver potuto incontrare l’assistito in carcere durante il fine settimana?
No, la Corte ha stabilito che la mera asserzione di non poter effettuare colloqui in carcere nel fine settimana non costituisce un caso fortuito o di forza maggiore. Il difensore avrebbe avuto tempo il venerdì pomeriggio e il lunedì mattina per interloquire con l’assistito prima della scadenza del termine a mezzanotte.

La mancata traduzione della sentenza di condanna estera impedisce l’esecuzione di un mandato d’arresto europeo?
No, la giurisprudenza ha chiarito che, in tema di mandato d’arresto europeo, è legittima la decisione di consegna anche in caso di mancata allegazione della traduzione della sentenza di condanna posta a fondamento della richiesta.

In un mandato d’arresto europeo “esecutivo”, cosa garantisce il diritto di difesa se il processo si è svolto in assenza dell’interessato?
Il mandato d’arresto stesso deve dare atto della facoltà del consegnando di chiedere la rinnovazione del processo nello Stato richiedente. La Corte ha verificato che tale facoltà era espressamente indicata nel mandato e che l’interessato ne sarebbe stato informato all’esito della consegna, soddisfacendo così i requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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