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Mandato d’arresto europeo: quando l’Italia consegna

La Cassazione ha confermato la consegna di un cittadino italiano alla Francia in base a un mandato d’arresto europeo per associazione a delinquere, truffa e contraffazione. Il ricorso, basato su presunta incertezza del mandato e pendenza di un procedimento in Italia, è stato respinto. La Corte ha chiarito che la valutazione dei gravi indizi non spetta più all’Italia e che la priorità è stata data al procedimento francese, più avanzato.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Rifiuto alla Consegna

Il mandato d’arresto europeo (MAE) rappresenta uno degli strumenti più efficaci di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, basato sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Tuttavia, la sua applicazione solleva complesse questioni di bilanciamento tra le esigenze di giustizia e la tutela dei diritti fondamentali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha offerto importanti chiarimenti sui motivi che possono giustificare, o meno, il rifiuto di consegna di una persona ricercata da un altro Stato membro, specialmente in relazione a reati transnazionali.

I Fatti: Un’Accusa di Frode Transnazionale

Il caso riguarda un cittadino italiano destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria francese. Le accuse a suo carico erano di associazione a delinquere, truffa, autoriciclaggio e contraffazione di marchi. L’uomo era sospettato di essere coinvolto in un’organizzazione criminale dedita alla produzione e commercializzazione su larga scala di bottiglie di vino pregiato contraffatte, con etichette false di un noto produttore vinicolo. Le condotte illecite si sarebbero svolte tra Francia, Svizzera e Italia.

La Corte di Appello di Milano aveva autorizzato la consegna dell’uomo alle autorità francesi. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni, tra cui l’incertezza derivante dall’emissione di due mandati successivi, la genericità delle accuse e, soprattutto, la presunta violazione della giurisdizione italiana, data la pendenza di un procedimento nazionale per fatti connessi.

La Decisione della Corte e il mandato d’arresto europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte di Appello e fornendo un’analisi dettagliata dei limiti del sindacato del giudice dell’esecuzione.

Incertezza del Mandato e Misure Cautelari

La difesa lamentava l’assenza di un titolo cautelare italiano e una presunta confusione tra due mandati emessi a breve distanza. La Suprema Corte ha chiarito che la legittimità del MAE si fonda sul provvedimento cautelare emesso dallo Stato richiedente (in questo caso, la Francia). L’assenza di una misura cautelare autonoma nello Stato di esecuzione (Italia) non ne inficia la validità. Il principio di proporzionalità è valutato dall’autorità emittente. Inoltre, è stato precisato che l’unico mandato rilevante era il secondo, che sostituiva il precedente, eliminando ogni incertezza.

La Specificità delle Accuse dopo la Riforma

Un altro motivo di ricorso riguardava la presunta genericità delle accuse. La Cassazione ha ricordato che, a seguito della riforma introdotta con il D.Lgs. n. 10/2021, il giudice italiano non è più tenuto a valutare i “gravi indizi di colpevolezza”. Il suo controllo si concentra sulla corretta descrizione delle circostanze del reato (luogo, tempo, grado di partecipazione) ai fini della verifica della doppia incriminabilità e del rispetto dei requisiti di legge. Nel caso di specie, il MAE specificava adeguatamente il ruolo dell’indagato e le fonti di prova (intercettazioni, sequestri), risultando quindi sufficientemente dettagliato.

La Giurisdizione Nazionale e il mandato d’arresto europeo

Il punto cruciale del ricorso era la presunta pendenza di un procedimento in Italia per gli stessi fatti, che secondo la difesa avrebbe dovuto impedire la consegna. La Corte ha stabilito che la mera esistenza di atti di indagine, come perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura italiana (anche su impulso delle autorità francesi), non equivale alla pendenza di un procedimento penale che possa creare un conflitto di giurisdizione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il motivo di rifiuto basato sulla pendenza di un procedimento nazionale per lo stesso fatto è diventato, a seguito delle recenti riforme, facoltativo e non più obbligatorio. Ciò significa che il giudice deve operare un bilanciamento degli interessi in gioco. La Corte di Appello ha correttamente dato prevalenza al procedimento francese, in quanto si trovava in una fase più avanzata, valorizzando l’interesse superiore a una più rapida definizione del processo a livello europeo. La scelta di quale giurisdizione debba procedere non è una pretesa del singolo, ma una decisione volta a evitare la duplicazione dei processi, in linea con il principio del ne bis in idem europeo. Infine, la censura relativa alle condizioni carcerarie francesi è stata dichiarata inammissibile perché non sollevata specificamente in appello e superata dalla presunzione di rispetto dei diritti umani tra Stati membri e dalla condizione, accolta, di far scontare l’eventuale pena in Italia.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza ribadisce l’orientamento consolidato che interpreta il mandato d’arresto europeo come uno strumento agile, fondato sulla fiducia reciproca tra gli Stati membri. Le principali implicazioni sono:

1. Poteri di Controllo Limitati: Il giudice italiano dell’esecuzione ha poteri di controllo limitati e non può entrare nel merito della fondatezza dell’accusa, la cui valutazione spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria emittente.
2. Prevalenza della Cooperazione: In caso di potenziale concorso di giurisdizioni, la scelta di quale Stato debba procedere si basa su criteri di opportunità e avanzamento processuale, privilegiando l’efficienza della giustizia europea.
3. Onere della Prova: Spetta alla difesa dimostrare concretamente la pendenza di un procedimento penale in Italia per gli stessi identici fatti (condotta, evento, nesso causale) per poter invocare il motivo di rifiuto, che rimane comunque facoltativo.

L’Italia può rifiutare la consegna di una persona se manca una richiesta di misura cautelare da parte della Procura italiana?
No. La legittimità del mandato d’arresto europeo si basa sul provvedimento restrittivo emesso dall’autorità giudiziaria dello Stato richiedente. L’assenza di un’autonoma misura cautelare richiesta o disposta nello Stato di esecuzione (l’Italia) non ne inficia la validità né la legittimità.

Il giudice italiano deve ancora valutare i “gravi indizi di colpevolezza” quando esamina un mandato d’arresto europeo?
No. A seguito delle riforme normative (in particolare il d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10), il potere della Corte di Appello di valutare i gravi indizi di colpevolezza è stato escluso. Il controllo si limita alla verifica dei requisiti formali del mandato e alla descrizione delle circostanze del reato.

La pendenza di un’indagine in Italia per fatti simili impedisce automaticamente la consegna a un altro Stato UE?
No. In primo luogo, la difesa deve dimostrare che esista un procedimento penale pendente per gli stessi identici fatti. In secondo luogo, anche qualora esistesse, il motivo di rifiuto è facoltativo e non obbligatorio. Il giudice deve bilanciare gli interessi, potendo dare prevalenza al procedimento dello Stato richiedente se, come nel caso di specie, risulta in una fase processuale più avanzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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