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Mandato ad impugnare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la mancanza dello specifico mandato ad impugnare, requisito introdotto dalla Riforma Cartabia per le sentenze successive al 30 dicembre 2022. La Corte ha inoltre respinto l’eccezione di incostituzionalità della norma, confermando la sua piena applicabilità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio procedurale fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la necessità di uno specifico mandato ad impugnare affinché il ricorso presentato dal difensore sia valido. L’assenza di questo documento, come vedremo nel caso in esame, ha conseguenze drastiche, portando a una declaratoria di inammissibilità che impedisce ai giudici di esaminare le ragioni di merito. Questa decisione sottolinea l’importanza per l’imputato di conferire un mandato esplicito e successivo alla sentenza per proseguire nei gradi di giudizio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato in primo grado dal Tribunale di Ragusa e successivamente dalla Corte d’Appello di Catania per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con diverse aggravanti. La condanna era stata fissata a due anni e sei mesi di reclusione, oltre a una multa molto elevata.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione tramite il suo difensore, sollevando due questioni principali:
1. Mancato riconoscimento dello stato di necessità: La difesa sosteneva che l’imputato non fosse un “scafista” volontario, ma un migrante costretto da un’organizzazione criminale libica, sotto minaccia armata, a condurre l’imbarcazione. Il suo unico scopo, al pari degli altri passeggeri, era fuggire dal proprio paese.
2. Errata applicazione della legge: Si contestava il mancato bilanciamento tra le circostanze aggravanti del reato e le attenuanti generiche riconosciute, come previsto dall’art. 69 del codice penale.

Il Ruolo Decisivo del Mandato ad Impugnare

Nonostante le argomentazioni di merito, l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata su un aspetto puramente procedurale. Il ricorso era stato proposto dal difensore senza che agli atti fosse depositato uno “specifico mandato ad impugnare”, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza d’appello.

Questo requisito è stato introdotto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, a seguito della cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). La norma stabilisce che, per le sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, l’atto di impugnazione del difensore deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da questo mandato specifico. La sua finalità è garantire che la decisione di impugnare sia una scelta consapevole e personale dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate (lo stato di necessità o il bilanciamento delle circostanze), ma si è fermata alla verifica del requisito formale, ritenendolo assente e, quindi, fatale per l’impugnazione.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la nuova norma introdotta dalla Riforma Cartabia ha una portata generale e si applica a tutte le impugnazioni, compreso il ricorso per cassazione, contro sentenze emesse dopo la sua entrata in vigore. La mancanza dello specifico mandato ad impugnare costituisce una nuova causa di inammissibilità che il giudice deve rilevare prioritariamente. I giudici hanno inoltre respinto l’eccezione di illegittimità costituzionale sollevata dalla difesa, affermando che richiedere un atto che confermi la volontà ponderata e personale dell’imputato di proseguire il processo non è irragionevole né lede il diritto di difesa. Si tratta di una scelta legislativa volta a responsabilizzare l’imputato e a limitare le impugnazioni che non derivino da una sua precisa volontà.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento ormai chiaro: dopo la Riforma Cartabia, il difensore non può più impugnare una sentenza sulla base della sola procura iniziale. È indispensabile ottenere un nuovo e specifico mandato, rilasciato dopo la decisione che si intende contestare. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del diritto, che devono prestare la massima attenzione a questo adempimento per non vedere vanificati i propri sforzi difensivi a causa di un vizio procedurale. La volontà dell’imputato di continuare il percorso giudiziario deve essere certa e documentata, pena l’impossibilità di accedere al successivo grado di giudizio.

Dopo la Riforma Cartabia, è sempre necessario un mandato specifico per impugnare una sentenza penale?
Sì, per le sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, il difensore deve depositare, unitamente all’atto di impugnazione, uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dal proprio assistito dopo la pronuncia della sentenza. In mancanza, l’impugnazione è dichiarata inammissibile.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza esaminare i motivi di merito?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché ha riscontrato un vizio procedurale insuperabile: l’assenza del mandato ad impugnare previsto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. Questa causa di inammissibilità impedisce al giudice di procedere all’esame del merito del ricorso, come le questioni relative allo stato di necessità o al bilanciamento delle circostanze.

La norma che richiede il mandato ad impugnare specifico è stata considerata contraria alla Costituzione?
No. La Corte di Cassazione, in linea con altre pronunce, ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. Ha stabilito che tale requisito rappresenta una scelta legislativa ragionevole, volta a garantire che l’impugnazione derivi da una decisione ponderata e personale dell’imputato, senza limitare in modo sproporzionato il diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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