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Mandato ad impugnare: inammissibile l’appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per tentato furto. La decisione si fonda su un vizio procedurale: il difensore dell’imputato, processato in assenza, non era munito dello specifico mandato ad impugnare rilasciato dopo la sentenza d’appello, come richiesto dall’art. 581 comma 1-quater c.p.p. La mancanza di questo requisito formale ha impedito alla Corte di esaminare il merito della questione, confermando l’importanza della diligenza procedurale nelle impugnazioni.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: l’Appello dell’Assente è Inammissibile senza Procura Speciale

L’ordinanza n. 28136 del 2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio procedurale cruciale: per l’imputato giudicato in assenza, l’impugnazione proposta dal difensore è valida solo se supportata da uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dopo la sentenza. In mancanza di questo requisito, il ricorso viene dichiarato inammissibile, senza alcuna possibilità di esaminarne il merito. Questo caso evidenzia come un dettaglio formale possa avere conseguenze definitive sull’esito di un processo.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in Corte d’Appello a Firenze per il reato di tentato furto. Avverso tale sentenza, il suo difensore proponeva ricorso per cassazione, articolando due motivi principali: l’erronea esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la contestata sussistenza di un’aggravante. Tuttavia, il procedimento d’appello si era svolto in assenza dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, senza entrare nel merito dei motivi proposti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda interamente su una questione di procedura. I giudici hanno rilevato che il difensore non risultava munito di uno specifico mandato ad impugnare che fosse stato rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza d’appello. Il ricorso faceva riferimento a un mandato generico, conferito al momento della nomina del legale, dunque in una data anteriore alla decisione impugnata. Questo, secondo la Corte, non è sufficiente a soddisfare i requisiti di legge.

Le Motivazioni della Scelta: l’Importanza del Mandato ad Impugnare Specifico

La motivazione della Corte si basa sull’applicazione rigorosa dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, nel caso di un imputato giudicato in assenza, il suo difensore deve depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato ad impugnare emesso dopo la pronuncia della sentenza.

La logica di questa previsione è garantire che l’impugnazione sia espressione di una volontà attuale e consapevole dell’imputato assente. Si vuole evitare che l’impugnazione sia un atto quasi automatico del difensore, limitando così i rimedi successivi come la rescissione del giudicato. In sostanza, la legge presume che un imputato che sceglie di rimanere assente debba confermare esplicitamente la sua volontà di contestare la sentenza emessa nei suoi confronti.

La Cassazione ha chiarito che questa regola si applica non solo all’appello ma anche al ricorso per cassazione, poiché anche il giudizio di legittimità deve svolgersi nei confronti di un “assente consapevole”. Il mandato generico, rilasciato all’inizio del rapporto professionale, non può dimostrare questa volontà specifica e successiva alla condanna. Di conseguenza, il difensore era privo della legittimazione a proporre il ricorso, rendendolo irrimediabilmente inammissibile.

Le Conclusioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per la pratica legale: la diligenza procedurale non è un mero formalismo. Per i difensori che assistono clienti processati in assenza, è imperativo ottenere un nuovo e specifico mandato ad impugnare dopo ogni sentenza sfavorevole. La mancanza di questo documento preclude ogni discussione sul merito della causa, vanificando qualsiasi strategia difensiva, per quanto fondata possa essere. La condanna, in questo caso, diventa definitiva non per la sua giustizia sostanziale, ma per un errore procedurale, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore non ha depositato uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza, un requisito obbligatorio per legge quando il processo si è svolto in assenza dell’imputato.

Cosa prevede la legge per l’impugnazione in caso di imputato assente?
L’articolo 581, comma 1-quater del codice di procedura penale, stabilisce che il difensore di un imputato giudicato in assenza deve depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato ad impugnare che sia stato rilasciato dopo la pronuncia della sentenza che si intende contestare.

Un mandato generico conferito all’inizio del processo è sufficiente per impugnare la sentenza d’appello?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che un mandato generico, anche se valido per la difesa nel corso del processo, non è sufficiente per l’impugnazione. È necessario un atto specifico e successivo alla decisione per dimostrare la volontà attuale e consapevole dell’imputato assente di procedere con l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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