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Mandato ad impugnare: Cassazione sul tempus regit actum

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello perché il difensore non aveva depositato un nuovo e specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato assente dopo la sentenza di primo grado. La Corte ha stabilito che si applica il principio del ‘tempus regit actum’, per cui l’atto processuale è regolato dalla legge in vigore al momento del suo compimento, rendendo irrilevante una successiva modifica legislativa più favorevole.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: Le Regole Processuali Non Cambiano Retroattivamente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 46343/2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: la validità degli atti processuali si giudica in base alla legge in vigore al momento del loro compimento. Al centro della questione vi era un mandato ad impugnare e l’applicazione dell’art. 581, comma 1-quater del codice di procedura penale, prima della sua recente modifica. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

Il Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Modena, proponeva appello tramite il suo difensore di fiducia. Il processo di primo grado si era svolto in ‘assenza’ dell’imputato, una condizione in cui, pur essendo a conoscenza del procedimento, egli sceglie di non partecipare.

La Corte di Appello di Bologna dichiarava l’impugnazione inammissibile. Il motivo? Il difensore aveva allegato all’atto di appello una procura speciale e un’elezione di domicilio rilasciate dall’imputato l’8 giugno 2023, ovvero prima della sentenza di condanna del 16 ottobre 2023. Secondo la Corte territoriale, la normativa allora vigente (art. 581, comma 1-quater c.p.p.) imponeva, per l’imputato giudicato in assenza, il deposito di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dopo la pronuncia della sentenza, contenente una nuova dichiarazione o elezione di domicilio.

La Questione Giuridica: Mandato ad Impugnare e Principio del Tempus Regit Actum

Il difensore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la norma fosse stata rispettata, dato che il mandato conferiva al legale il potere di impugnare in ogni stato e grado del procedimento. Inoltre, il Procuratore Generale presso la Cassazione aveva richiesto l’annullamento della decisione, invocando una modifica legislativa intervenuta con la legge n. 114 del 9 agosto 2024. Questa nuova legge ha ristretto l’obbligo del mandato post-sentenza ai soli casi di difesa d’ufficio.

Il dilemma era quindi il seguente: la nuova norma, più favorevole, poteva essere applicata retroattivamente a un appello presentato quando era in vigore la precedente e più restrittiva disciplina?

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo corretta la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno chiarito che la materia processuale è governata dal principio tempus regit actum (la legge del tempo regola l’atto). L’atto processuale in questione era la presentazione dell’appello, avvenuta il 29 gennaio 2024. A quella data, la legge richiedeva inequivocabilmente, per l’imputato assente, un nuovo e specifico mandato ad impugnare successivo alla sentenza.

La Corte ha specificato che la successiva modifica legislativa, entrata in vigore il 25 agosto 2024, non poteva avere efficacia retroattiva. Il principio della retroattività della legge penale più favorevole (art. 2 c.p.) si applica alle norme di natura sostanziale (quelle che definiscono reati e pene), ma non a quelle di natura processuale, che regolano lo svolgimento del processo. Pertanto, l’inammissibilità dell’appello, perfettamente conforme alla legge vigente al momento della sua proposizione, non poteva essere sanata dalla nuova normativa. La Corte ha concluso che, non essendo stato depositato un mandato conforme, la dichiarazione di inammissibilità era legittima.

Le Conclusioni: Stabilità delle Regole Processuali

Questa sentenza riafferma la cruciale importanza del principio tempus regit actum nel diritto processuale. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che la correttezza formale di un atto deve essere sempre valutata alla luce delle norme in vigore nel preciso istante in cui esso viene compiuto. Le aspettative di future modifiche legislative non possono influenzare la validità degli atti già perfezionati. La decisione sottolinea la necessità di un’attenzione meticolosa agli adempimenti formali richiesti dalla legge per garantire l’effettivo esercizio del diritto di difesa e di impugnazione, evitando declaratorie di inammissibilità che possono precludere un intero grado di giudizio.

Perché l’appello è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Appello?
L’appello è stato dichiarato inammissibile perché il difensore dell’imputato, giudicato in assenza, non ha depositato un mandato specifico per impugnare rilasciato dopo la data della sentenza di primo grado, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater del codice di procedura penale in vigore al momento della presentazione dell’appello.

Una nuova legge processuale più favorevole si applica agli atti compiuti prima della sua entrata in vigore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in materia processuale vige il principio ‘tempus regit actum’. Ciò significa che la validità di un atto è regolata dalla legge in vigore nel momento in cui l’atto è compiuto. Una legge successiva più favorevole non ha effetto retroattivo sugli atti processuali già perfezionati.

Qual è la differenza tra imputato ‘assente’ e un imputato di cui non si ha conoscenza del processo?
L’imputato ‘assente’ (disciplinato dall’art. 420-bis c.p.p.) è colui che, pur avendo piena conoscenza del procedimento, sceglie deliberatamente di non comparire. Diversamente, quando manca la prova della conoscenza del processo da parte dell’imputato, il giudice non procede (art. 420-quater c.p.p.), poiché non è garantito il suo diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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