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Mandato ad impugnare: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione e processato in assenza. La decisione si fonda sulla mancanza di uno specifico mandato ad impugnare, che l’imputato assente avrebbe dovuto rilasciare al suo difensore d’ufficio dopo la pronuncia della sentenza d’appello, come richiesto dalla recente normativa processuale. Questa sentenza ribadisce l’importanza di tale adempimento per garantire la conoscenza effettiva del processo da parte dell’imputato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità per l’Imputato Assente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20161 del 2024, ha riaffermato un principio procedurale di fondamentale importanza, specialmente a seguito delle recenti riforme: la necessità di uno specifico mandato ad impugnare per il difensore dell’imputato giudicato in assenza. La mancanza di questo atto formale rende il ricorso inammissibile, impedendo di fatto al giudice di esaminare le ragioni di merito. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione di una carta d’identità di provenienza furtiva. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato la sentenza di primo grado, condannando l’imputato a sei mesi di reclusione e 100 euro di multa, pur riconoscendo un’attenuante speciale. Contro questa decisione, il difensore d’ufficio dell’imputato, che era stato processato in assenza, ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il difensore aveva basato il ricorso su due principali censure:
1. Un’errata valutazione delle prove e un vizio di motivazione riguardo la sussistenza del reato di ricettazione, contestando la configurabilità del reato presupposto (il furto) e sostenendo l’assorbimento del fatto in un’altra fattispecie di reato (possesso di documenti falsi).
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, nonostante l’imputato fosse incensurato.

Tuttavia, la Corte Suprema non è mai entrata nel merito di queste questioni, fermandosi a un ostacolo di natura puramente procedurale.

La Decisione della Cassazione: Il Mandato ad Impugnare è Cruciale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nei motivi di ricorso, ma in un requisito formale introdotto dalla cosiddetta “Riforma Cartabia” (D.Lgs. n. 150/2022). L’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce che il difensore di un imputato assente, per poter presentare un’impugnazione, deve essere munito di uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dall’assistito successivamente alla pronuncia della sentenza da impugnare.

Nel caso di specie, il difensore d’ufficio ha agito senza questo mandato specifico, rendendo il suo atto processuale irricevibile.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che questa norma ha uno scopo ben preciso: garantire che l’imputato assente abbia una “sicura conoscenza” dell’evoluzione del processo e della sentenza emessa nei suoi confronti. Il rilascio di un mandato post-sentenza è la prova che l’imputato è stato informato e ha espresso la volontà di proseguire la battaglia legale. Questo requisito, sottolinea la Corte, si applica a tutte le impugnazioni, compreso il giudizio di cassazione. La natura officiosa dell’incarico del difensore non solo non esonera da questo obbligo, ma lo rafforza, imponendo che il mandato sia corredato anche da una dichiarazione o elezione di domicilio per le future comunicazioni.

Le Conclusioni

La sentenza in esame lancia un messaggio chiaro e inequivocabile ai professionisti del diritto: la difesa tecnica dell’imputato assente non può prescindere da un contatto effettivo e documentato con il proprio assistito dopo la sentenza. L’assenza di uno specifico mandato ad impugnare costituisce un vizio insanabile che porta alla dichiarazione di inammissibilità del gravame, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione consolida un indirizzo giurisprudenziale volto a responsabilizzare l’imputato assente e a garantire che le impugnazioni siano espressione di una sua volontà consapevole e attuale, e non una mera iniziativa del difensore.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore d’ufficio dell’imputato, giudicato in assenza, non era in possesso dello specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’assistito dopo la pronuncia della sentenza d’appello, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Qual è lo scopo della norma che impone il mandato specifico per l’imputato assente?
Lo scopo è garantire che l’imputato assente abbia la sicura conoscenza dell’andamento del processo e della sentenza emessa a suo carico, assicurando che la volontà di impugnare provenga effettivamente da lui e sia successiva alla decisione del giudice.

Questa regola sul mandato ad impugnare si applica anche ai ricorsi presentati alla Corte di Cassazione?
Sì, la Corte ha confermato che il disposto dell’art. 581, comma 1-quater, cod. proc. pen. è applicabile anche al giudizio di cassazione, poiché la sua funzione è quella di garantire la conoscenza della progressione processuale da parte dell’imputato in ogni fase del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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