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Mandato ad impugnare: appello inammissibile

Un soggetto, condannato in appello per ricettazione di assegni, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione si fonda su una nuova norma introdotta dalla Riforma Cartabia: per l’imputato giudicato in assenza, è obbligatorio depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato ad impugnare rilasciato al difensore dopo la pronuncia della sentenza. Poiché tale mandato mancava, la Corte non ha potuto esaminare nel merito i motivi del ricorso.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: La Cassazione e la Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce un aspetto cruciale della Riforma Cartabia, confermando l’importanza del mandato ad impugnare specifico per l’imputato assente. Con la sentenza n. 5455/2024, i giudici hanno dichiarato inammissibile un ricorso, non per questioni di merito, ma per un vizio formale che ogni difensore deve ormai conoscere attentamente. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come le nuove regole procedurali possano avere un impatto decisivo sull’esito di un giudizio.

I Fatti del Caso: Dalla Ricettazione al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di ricettazione di particolare tenuità. Un uomo era stato accusato di aver ricevuto quattro assegni bancari provento di un furto denunciato nel marzo 2012. Il Tribunale di primo grado lo aveva condannato e la Corte d’Appello, nel giugno 2023, aveva parzialmente riformato la sentenza, escludendo la recidiva e rideterminando la pena in quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa.

Contro questa decisione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la prescrizione del reato, l’incompetenza territoriale del Tribunale e la nullità di alcuni atti procedurali. Tuttavia, nessuno di questi motivi è stato esaminato dalla Suprema Corte.

L’Impatto della Riforma Cartabia sul Mandato ad Impugnare

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione di una nuova norma introdotta dalla cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022). Nello specifico, l’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce una nuova causa di inammissibilità per le impugnazioni. La norma prevede che, nel caso di un imputato giudicato in assenza, l’atto di impugnazione del difensore debba essere accompagnato da uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dall’imputato stesso dopo la pronuncia della sentenza che si intende contestare.

Questa disposizione, entrata in vigore per le sentenze pronunciate dopo il 30 dicembre 2022, ha lo scopo di assicurare che l’impugnazione sia espressione di una volontà effettiva e attuale dell’imputato assente, e non una mera iniziativa del suo difensore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rilevato che la sentenza d’appello impugnata era stata pronunciata il 12 giugno 2023, quindi dopo l’entrata in vigore della nuova normativa. Dal verbale d’udienza risultava che l’imputato era stato dichiarato assente. Di conseguenza, per poter validamente presentare ricorso, il suo difensore avrebbe dovuto depositare lo specifico mandato ad impugnare previsto dalla legge.

I giudici hanno constatato che tale mandato non era menzionato nel ricorso, non era stato allegato e non risultava presente agli atti del procedimento. Questa omissione, secondo la Corte, integra una causa di inammissibilità che impedisce di esaminare qualunque altro aspetto del ricorso, compresi i motivi sostanziali come la prescrizione del reato. L’inammissibilità dell’atto introduttivo, infatti, preclude al giudice la valutazione del merito della controversia.

Le Conclusioni: Un Monito per la Difesa

La decisione in commento rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del diritto, in particolare per i difensori. La Riforma Cartabia ha introdotto adempimenti formali la cui inosservanza può avere conseguenze drastiche, come la preclusione totale del diritto di impugnazione. La necessità di un mandato ad impugnare specifico e successivo alla sentenza per l’imputato assente non è un mero formalismo, ma un requisito di procedibilità essenziale. La sentenza chiarisce che la mancanza di questo documento porta direttamente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. È quindi fondamentale che i difensori adeguino le loro prassi per garantire la piena conformità alle nuove disposizioni procedurali.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore non ha depositato lo specifico mandato ad impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza d’appello, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater c.p.p. (introdotto dalla Riforma Cartabia) per gli imputati giudicati in assenza.

Cosa prevede la Riforma Cartabia per l’impugnazione dell’imputato assente?
La Riforma prevede che, se l’imputato è stato processato in assenza, il suo difensore deve depositare, a pena di inammissibilità dell’impugnazione, uno specifico mandato rilasciato dopo la pronuncia della sentenza da impugnare, per dimostrare la volontà attuale dell’assistito di contestare la decisione.

La Corte ha valutato se il reato fosse prescritto?
No, la Corte di Cassazione non ha potuto esaminare nel merito i motivi del ricorso, inclusa l’eccezione di prescrizione. La declaratoria di inammissibilità per un vizio formale impedisce al giudice di procedere alla valutazione di qualsiasi questione di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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