LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato a impugnare: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per bancarotta fraudolenta a causa della mancata presentazione di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la sentenza. La decisione si fonda sull’art. 581, comma 1-quater cod. proc. pen., introdotto dalla Riforma Cartabia, che impone questo requisito a pena di inammissibilità, specialmente per gli imputati giudicati in assenza, al fine di garantire una volontà di impugnazione consapevole e ponderata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato a Impugnare: Le Nuove Regole che Determinano l’Inammissibilità del Ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: la necessità di uno specifico mandato a impugnare per la validità del ricorso, specialmente nei casi di imputato assente. Questa pronuncia chiarisce come un requisito formale possa avere conseguenze definitive sull’esito di un procedimento, portando alla declaratoria di inammissibilità e precludendo l’esame nel merito della vicenda.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di bancarotta fraudolenta, confermata dalla Corte d’Appello di Torino. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione avverso tale sentenza. Tuttavia, il ricorso è stato immediatamente bloccato da un ostacolo di natura puramente procedurale, che ha impedito alla Suprema Corte di valutare le ragioni di merito dell’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Importanza del Mandato a Impugnare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non si basa su una valutazione della colpevolezza dell’imputato, ma esclusivamente sulla violazione di una norma processuale fondamentale: l’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Questa norma, introdotta dalla cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022), stabilisce che, nel caso di imputato giudicato in assenza, l’atto di impugnazione del difensore deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da uno specifico mandato a impugnare. Tale mandato deve essere rilasciato dall’imputato stesso dopo la pronuncia della sentenza e deve contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio.

Nel caso di specie, questo documento fondamentale mancava. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto in via preliminare, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si articola su due pilastri principali.

L’Applicabilità della Nuova Normativa

Il primo punto affrontato è l’applicabilità della nuova disposizione al caso concreto. La Corte chiarisce che la norma sul mandato a impugnare si applica a tutte le sentenze pronunciate dopo il 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma. Poiché la sentenza d’appello impugnata era del 15 febbraio 2024, rientrava pienamente nell’ambito di applicazione della nuova e più rigorosa disciplina.

La Ratio della Norma: una Scelta “Ponderata e Consapevole”

Il cuore della motivazione risiede nella spiegazione della finalità della norma. Il legislatore ha introdotto questo requisito per garantire che la decisione di impugnare una sentenza sia una scelta “ponderata e consapevole” dell’imputato. Ciò è particolarmente rilevante quando l’imputato è stato assente durante il processo. Il mandato specifico, rilasciato post-sentenza, serve a confermare che l’imputato sia a conoscenza dell’esito del giudizio e voglia effettivamente contestarlo, legittimando così l’operato del suo difensore.

Si tratta di una scelta discrezionale del legislatore volta a limitare l’esercizio della facoltà di impugnazione da parte del solo difensore ai soli casi in cui vi sia una chiara e successiva manifestazione di volontà dell’assistito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Imputati e Difensori

Questa ordinanza rappresenta un monito fondamentale per gli operatori del diritto. L’assenza dello specifico mandato a impugnare, nei casi previsti dalla legge, non è una mera irregolarità sanabile, ma un vizio insanabile che conduce direttamente all’inammissibilità del ricorso. Per i difensori, diventa imperativo attivarsi immediatamente dopo la lettura della sentenza per ottenere dal proprio assistito, specialmente se assente, il mandato richiesto, assicurandosi che contenga tutti gli elementi previsti dalla norma. Per gli imputati, è la conferma che la loro partecipazione attiva, anche solo attraverso il conferimento di questo specifico incarico, è essenziale per poter esercitare pienamente il proprio diritto di difesa nelle fasi successive del giudizio.

Cosa è il mandato a impugnare specifico richiesto dalla Riforma Cartabia?
È un incarico formale che l’imputato, specialmente se giudicato in assenza, deve conferire al proprio difensore dopo la pronuncia della sentenza per poter presentare un’impugnazione. Deve contenere anche la dichiarazione o elezione di domicilio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore non ha depositato lo specifico mandato a impugnare rilasciato dall’imputato dopo la sentenza, come previsto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-quater del codice di procedura penale.

Questa nuova regola sul mandato si applica a tutte le sentenze?
No, come chiarito dalla Corte, questa regola si applica alle sentenze pronunciate dopo l’entrata in vigore della riforma, ovvero a partire dal 30 dicembre 2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati