LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mancato versamento cauzione: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per il mancato versamento cauzione, imposta come parte di una misura di prevenzione. L’imputato sosteneva l’impossibilità economica di pagare, ma la Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e volti a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La decisione ha evidenziato che l’imputato aveva un’autorizzazione al lavoro e non aveva mai richiesto la rateizzazione del pagamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancato Versamento Cauzione: Ricorso Inammissibile se le Censure sono Generiche

Il tema del mancato versamento cauzione nell’ambito delle misure di prevenzione è al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità, ribadendo che le censure non possono limitarsi a una generica contestazione delle valutazioni di merito del giudice, ma devono evidenziare vizi specifici come la mancanza o la manifesta illogicità della motivazione. Analizziamo insieme la pronuncia per comprendere i principi applicati.

I Fatti del Caso: La Condanna per Omessa Cauzione

Un soggetto, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, veniva condannato per il reato previsto dall’art. 76 del d.lgs. n. 159 del 2011 per aver omesso di versare la cauzione impostagli dal Tribunale. Contro la sentenza di condanna, confermata in appello, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

Le Doglianze del Ricorrente e il Mancato Versamento Cauzione

I motivi del ricorso si concentravano su una presunta carenza di motivazione da parte della Corte d’Appello. In particolare, il ricorrente lamentava che i giudici non avessero adeguatamente considerato le prove difensive presentate. Tali prove miravano a dimostrare l’impossibilità materiale di adempiere all’obbligo di versamento della cauzione, a causa della mancanza di disponibilità economiche e dell’assenza di redditi derivanti da attività illecite. La difesa, in sostanza, chiedeva alla Corte di Cassazione di rivalutare gli elementi probatori e giungere a una diversa conclusione rispetto ai giudici di merito.

I Limiti del Giudizio di Cassazione: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte come un tentativo di sollecitare un nuovo giudizio sui fatti, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici supremi hanno richiamato consolidati orientamenti giurisprudenziali per cui al giudice di legittimità è vietata la “rilettura” degli elementi di fatto e l’adozione di diversi parametri di valutazione.

La genericità dei motivi di ricorso

La Corte ha qualificato come del tutto generiche le allegazioni del ricorrente relative alla presunta impossibilità di adempiere. Non è sufficiente affermare di non avere i mezzi economici; è necessario contestare in modo specifico e puntuale le argomentazioni della sentenza impugnata, evidenziando vizi logici o contraddizioni manifeste.

Elementi di fatto valorizzati dai giudici

Al contrario, la motivazione della Corte d’Appello era stata ritenuta adeguata, poiché aveva valorizzato due elementi concreti: l’autorizzazione ottenuta dal ricorrente a svolgere un’attività lavorativa (che presupponeva una potenziale fonte di reddito) e, soprattutto, la mancata richiesta, anche solo in via subordinata, di poter rateizzare il pagamento della cauzione. Questi elementi, secondo i giudici, smentivano la pretesa impossibilità assoluta di adempiere.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio cardine della distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Le censure ammissibili in Cassazione non sono quelle che attaccano la “persuasività” o la “puntualità” della motivazione del giudice inferiore, ma solo quelle che ne denunciano la mancanza totale, la manifesta illogicità o la contraddittorietà intrinseca o estrinseca (ad esempio, ignorando una prova decisiva esistente o affermandone una inesistente). Nel caso di specie, il ricorrente non ha evidenziato un vizio di questo tipo, ma ha semplicemente proposto una diversa interpretazione delle prove, chiedendo alla Suprema Corte di sostituirsi al giudice di merito, cosa che per legge non può fare.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per chi intende proporre un ricorso per cassazione: non è una terza istanza di giudizio. Per avere successo, il ricorso deve concentrarsi esclusivamente sui vizi di legittimità della sentenza impugnata. Affermare genericamente una difficoltà economica per giustificare un mancato versamento cauzione, senza contestare specificamente gli elementi fattuali valorizzati dai giudici di merito (come la possibilità di lavorare o di chiedere una rateizzazione), si traduce in una censura di merito destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare in Cassazione una condanna per mancato versamento della cauzione sostenendo semplicemente di non avere i soldi?
No. Secondo l’ordinanza, una generica allegazione dell’impossibilità di adempiere non è sufficiente. Il ricorso è inammissibile se non contesta in modo specifico e non manifestamente illogico la valutazione del giudice di merito, il quale aveva considerato elementi concreti come l’autorizzazione a lavorare e la mancata richiesta di rateizzazione del pagamento.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti?
Significa che la Corte di Cassazione agisce come “giudice di legittimità” e non di “merito”. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e che la motivazione della sentenza non sia mancante, manifestamente illogica o contraddittoria. Non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella del tribunale o della corte d’appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in ambito penale?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, come avvenuto in questo caso, se non vi sono elementi per escludere una colpa nella proposizione del ricorso, il ricorrente viene condannato anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati