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Mancato versamento cauzione: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per il mancato versamento della cauzione imposta nell’ambito della misura di prevenzione della sorveglianza speciale. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa, basate su una presunta impossibilità economica, generiche e prive di prove concrete, confermando la condanna e sanzionando il ricorrente per aver presentato un ricorso infondato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancato Versamento Cauzione: Quando la Giustificazione Economica non Basta

L’inosservanza degli obblighi derivanti dalle misure di prevenzione, come la sorveglianza speciale, costituisce reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il caso di un mancato versamento cauzione, chiarendo i requisiti necessari per poter validamente eccepire l’impossibilità economica e le conseguenze di un ricorso infondato. La decisione sottolinea come non sia sufficiente una generica lamentela, ma occorrano prove specifiche e pertinenti a dimostrazione dell’incapacità di adempiere.

I Fatti del Caso: Dalla Sorveglianza Speciale alla Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dall’applicazione di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale nei confronti di un individuo. Tra gli obblighi imposti, vi era quello di versare una cauzione di 600,00 euro entro 30 giorni dalla notifica del decreto. L’uomo non adempiva a tale obbligo, né offriva garanzie alternative.

Per questa omissione, veniva condannato in primo grado dal Tribunale alla pena di sei mesi di arresto. La sentenza veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello. Ritenendo ingiusta la condanna, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e l’errata applicazione della legge penale.

L’Argomentazione Difensiva e la Sua Reiezione

Il nucleo della difesa si concentrava sulla presunta impossibilità economica di far fronte al pagamento della cauzione. Secondo il ricorrente, le corti di merito non avevano adeguatamente considerato la sua precaria situazione finanziaria, che gli avrebbe impedito di ottemperare all’obbligo.

Tuttavia, sia la Corte di Appello prima, sia la Corte di Cassazione poi, hanno respinto tale linea difensiva, ritenendola generica e non supportata da elementi probatori concreti e rilevanti.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Mancato Versamento Cauzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la propria decisione su alcuni punti fermi. Innanzitutto, i giudici hanno osservato che i motivi del ricorso erano mere riproduzioni di doglianze già esaminate e respinte dalla Corte territoriale, senza l’aggiunta di nuovi elementi critici.

In secondo luogo, e in modo decisivo, la Corte ha evidenziato la carenza di prova riguardo alla reale impossibilità economica. L’unica prova addotta dal ricorrente, una richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, si riferiva a un anno fiscale (2020) successivo al periodo rilevante per l’adempimento dell’obbligo. La Corte ha ritenuto che tale documento non fosse idoneo a dimostrare l’indigenza nel momento in cui la cauzione doveva essere versata.

Infine, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata logica e immune da vizi anche nel punto in cui, per escludere l’impossibilità economica, aveva fatto riferimento ai precedenti penali del soggetto per reati contro il patrimonio, considerati fonte di redditi illeciti sin dagli anni ’90. Di fronte a tale ragionamento, il ricorrente non ha fornito argomentazioni specifiche capaci di dimostrare l’effettiva impossibilità di versare la somma.

Le Conclusioni: L’Onere della Prova e le Conseguenze del Ricorso Frivolo

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: chi adduce un’impossibilità economica come causa di giustificazione per l’inadempimento di un obbligo di legge ha l’onere di fornirne una prova rigorosa, specifica e pertinente. Le affermazioni generiche o le prove non temporalmente rilevanti non sono sufficienti a scalfire una condanna.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e un’ulteriore somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende. Ciò serve da monito contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati, che rappresentano un dispendio di risorse per il sistema giudiziario.

È sufficiente una generica difficoltà economica per giustificare il mancato versamento della cauzione imposta con la sorveglianza speciale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le argomentazioni devono essere specifiche e supportate da prove concrete che dimostrino l’effettiva e assoluta impossibilità economica di adempiere all’obbligo nel termine previsto.

Perché la richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato non è stata considerata una prova valida in questo caso?
Perché la richiesta si basava su una situazione reddituale relativa a un anno fiscale (2020) che era successivo al periodo in cui l’obbligo di versamento della cauzione doveva essere adempiuto. La prova non era, quindi, temporalmente pertinente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato?
Il ricorrente viene condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle Ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte in modo colposo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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