LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mancata traduzione sentenza: la Cassazione annulla

Un cittadino straniero, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha impugnato la sentenza di condanna per la mancata traduzione della stessa nella sua lingua. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata traduzione della sentenza viola il diritto di difesa, in quanto impedisce all’imputato di comprendere appieno le motivazioni della condanna e di collaborare efficacemente con il proprio difensore. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza d’appello con rinvio, affinché si provveda all’adempimento omesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata Traduzione Sentenza: Diritto di Difesa Violato

Il diritto a un processo giusto, sancito dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali, si fonda su un presupposto essenziale: la comprensione. Un imputato che non comprende la lingua del processo non può difendersi efficacemente. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6766 del 2024, ribadisce questo principio fondamentale, annullando una condanna a causa della mancata traduzione della sentenza di primo grado a un cittadino straniero. Questa decisione sottolinea come la forma sia, in questo caso, sostanza, garantendo che i diritti dell’imputato non siano solo una mera enunciazione teorica.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità russa veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’art. 186 del Codice della Strada. Il suo tasso alcolemico era stato rilevato superiore alla soglia di legge (1,33 g/l).

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, una gravissima violazione procedurale: la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, non gli era mai stata tradotta in lingua russa, nonostante fosse pacifico che egli non comprendesse l’italiano. Questa omissione, secondo la difesa, gli aveva impedito di capire le ragioni della sua condanna e, di conseguenza, di fornire al proprio avvocato indicazioni utili per preparare un’efficace strategia difensiva per l’appello.

La Mancata Traduzione della Sentenza e il Diritto di Difesa

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’articolo 143 del codice di procedura penale, che garantisce all’imputato alloglotto il diritto di essere assistito da un interprete e di ottenere la traduzione degli atti fondamentali del processo. La Corte di Cassazione ha dato pieno accoglimento al motivo di ricorso, ritenendolo fondato.

Gli Ermellini hanno chiarito che il diritto alla traduzione della sentenza non è un optional, ma un obbligo preciso che incombe sull’Autorità Giudiziaria. La sua omissione non costituisce una semplice irregolarità, ma lede concretamente il diritto di difesa. In questo specifico caso, peraltro, il giudice di primo grado aveva persino nominato un interprete per la traduzione, ma l’adempimento non era mai stato eseguito. La Corte d’Appello aveva erroneamente rigettato la doglianza, sostenendo che spettasse all’imputato dimostrare un pregiudizio concreto.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha smontato la tesi della Corte d’Appello, spiegando che il pregiudizio derivante dalla mancata traduzione è in re ipsa, cioè implicito nella violazione stessa. Non si può chiedere a un imputato di spiegare come la mancata comprensione abbia danneggiato la sua difesa, perché è proprio l’impossibilità di comprendere a costituire il danno. L’imputato che non conosce il contenuto del provvedimento non è in grado di rappresentare al difensore le ragioni del suo dissenso o di evidenziare eventuali errori di fatto o di valutazione presenti nella motivazione. Solo il diretto interessato, una volta compresa la sentenza, può fornire gli elementi necessari per un’impugnazione mirata e completa. La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza: i termini per impugnare, per il solo imputato, decorrono dal momento in cui egli ha avuto conoscenza del provvedimento nella lingua a lui nota. L’omessa traduzione, quindi, blocca questo meccanismo, e il ricorso in Cassazione serve a regolarizzare tale omissione, rimettendo l’imputato in condizione di esercitare pienamente il suo diritto.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento rappresenta un’importante garanzia per gli imputati stranieri nel sistema giudiziario italiano. Stabilisce in modo inequivocabile che il diritto a comprendere gli atti processuali è un pilastro del giusto processo. Le autorità giudiziarie hanno il dovere di assicurare d’ufficio la traduzione degli atti essenziali, come la sentenza di condanna, senza che sia necessaria una specifica richiesta o la prova di un danno. L’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello ha proprio lo scopo di sanare questa lesione, ordinando al giudice di provvedere alla traduzione prima di procedere a un nuovo giudizio. Questa decisione rafforza la tutela dei diritti fondamentali e allinea la prassi giudiziaria italiana ai più elevati standard europei in materia di equo processo.

Un imputato straniero ha sempre diritto alla traduzione della sentenza di condanna?
Sì, secondo questa sentenza, la traduzione della sentenza in una lingua nota all’imputato che non comprende l’italiano è un obbligo per l’autorità giudiziaria, essenziale per garantire il concreto esercizio del diritto di difesa.

Cosa succede se la sentenza non viene tradotta?
La mancata traduzione impedisce all’imputato di comprendere le ragioni della condanna e di collaborare all’impugnazione. Come stabilito dalla Cassazione, ciò comporta l’annullamento della sentenza del grado successivo (in questo caso, quella d’appello) con rinvio al giudice affinché provveda alla traduzione e celebri un nuovo giudizio.

L’imputato deve dimostrare di aver subito un danno dalla mancata traduzione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il pregiudizio è implicito nella violazione stessa (‘in re ipsa’). La semplice impossibilità di comprendere il contenuto della sentenza costituisce una lesione del diritto di difesa, senza che l’imputato debba fornire ulteriori prove del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati