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Mancata traduzione imputato: sentenza nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello di Bari, stabilendo un principio fondamentale sulla mancata traduzione dell’imputato. Un uomo, detenuto per altra causa, aveva manifestato la volontà di presenziare alla propria udienza d’appello ma non era stato condotto in aula. La Corte ha ritenuto che questa omissione costituisca una nullità assoluta e insanabile, che invalida l’intero giudizio di secondo grado. Di conseguenza, il processo è stato rinviato alla Corte di Appello per una nuova celebrazione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata Traduzione Imputato: Quando l’Assenza Annulla il Processo d’Appello

Il diritto di un imputato a partecipare attivamente al proprio processo è uno dei pilastri fondamentali del giusto processo. Ma cosa accade quando un imputato, specialmente se detenuto, esprime la volontà di essere presente in aula e lo Stato non garantisce la sua presenza? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37738/2025, ribadisce un principio cruciale: la mancata traduzione dell’imputato che ha chiesto di presenziare determina la nullità assoluta e insanabile della sentenza. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di calunnia (art. 368 c.p.) emessa dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale. La sentenza veniva confermata in secondo grado dalla Corte di appello di Bari.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, sollevando diverse censure. La più rilevante, e decisiva, riguardava un vizio procedurale gravissimo: l’imputato, detenuto in carcere per un’altra causa, aveva manifestato la volontà di comparire all’udienza di appello. Nonostante la Corte territoriale fosse a conoscenza di ciò, tanto da aver richiesto la sua traduzione, l’udienza si era svolta in sua assenza. Nel verbale si dava atto di una presunta rinuncia a comparire, mai rinvenuta agli atti, mentre la sentenza d’appello si limitava a constatare la sua assenza.

La Questione Giuridica: Mancata Traduzione Imputato e Diritto di Presenziare

Il cuore della questione giuridica verte sul valore del diritto dell’imputato detenuto a partecipare al giudizio che lo riguarda. Questo diritto non è una mera formalità, ma un’espressione essenziale del diritto di difesa. La mancata traduzione dell’imputato non è una semplice irregolarità, ma una violazione che incide sulla validità stessa del procedimento.

La difesa ha sostenuto che l’assenza, non essendo frutto di una libera scelta o di una rinuncia espressa, ma di un’omissione dell’autorità giudiziaria, avesse viziato insanabilmente l’intero processo di appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale, sancito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 35399 del 2010), secondo cui la mancata traduzione all’udienza d’appello dell’imputato detenuto, che abbia tempestivamente e in qualsiasi modo manifestato la volontà di comparire, determina la nullità assoluta e insanabile del giudizio e della relativa sentenza.

Nel caso specifico, era pacifico che l’imputato fosse detenuto e avesse manifestato l’intenzione di essere presente. La celebrazione dell’udienza in sua assenza ha quindi concretizzato quella nullità che la legge intende sanzionare con la massima gravità. La Corte ha sottolineato come la discrepanza tra il verbale d’udienza (che parlava di rinuncia non provata) e la sentenza (che menzionava solo l’assenza) confermasse ulteriormente la fondatezza della censura. Il procedimento di secondo grado, pertanto, si è svolto in violazione di un diritto fondamentale, rendendo inevitabile il suo annullamento.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata. Tuttavia, non ha deciso nel merito, ma ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Bari per la celebrazione di un nuovo giudizio di gravame. Questo nuovo processo dovrà svolgersi nel pieno rispetto delle regole procedurali, garantendo all’imputato il diritto di essere presente, se lo vorrà.

Questa pronuncia riafferma con forza che la partecipazione dell’imputato al processo è un presidio irrinunciabile del diritto di difesa e che la sua ingiustificata compressione, come nel caso di mancata traduzione dell’imputato detenuto, ha come unica conseguenza la radicale nullità degli atti compiuti.

Cosa succede se un imputato detenuto chiede di partecipare all’udienza d’appello ma non viene trasportato in aula?
Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione determina la nullità assoluta e insanabile del giudizio d’appello e della relativa sentenza, poiché viola un diritto fondamentale dell’imputato.

La mancata traduzione dell’imputato è un vizio che può essere sanato?
No, la sentenza chiarisce che si tratta di una nullità assoluta e insanabile, ovvero un difetto procedurale talmente grave che non può essere corretto o superato, e che invalida l’intero procedimento.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza della Corte di Appello e ha disposto il rinvio, cioè la trasmissione degli atti alla stessa Corte di Appello di Bari affinché celebri un nuovo processo, questa volta garantendo il rispetto delle norme procedurali e il diritto dell’imputato a presenziare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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