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Mancata motivazione sequestro: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo di 300.000 euro a carico di una società cooperativa. La decisione si fonda sulla totale mancanza di motivazione riguardo al coinvolgimento specifico della società nel presunto reato di indebita compensazione di crediti d’imposta. Poiché il provvedimento impugnato non spiegava come la società fosse implicata nella frode, la Corte ha rinviato il caso al Tribunale per un nuovo esame, evidenziando il vizio della mancata motivazione sequestro.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata Motivazione Sequestro: La Cassazione Annulla per Carenza di Prove

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio cardine del diritto processuale penale: un sequestro preventivo non può reggersi su mere supposizioni. Il caso in esame ha portato all’annullamento di un provvedimento di sequestro da 300.000 euro per mancata motivazione sequestro, in quanto il giudice non aveva specificato gli elementi a carico di una società cooperativa accusata di frode fiscale. Questa decisione evidenzia l’importanza di un’accurata motivazione per giustificare misure che incidono sui diritti patrimoniali.

La Vicenda Processuale

Il percorso giudiziario inizia con un decreto di sequestro preventivo per una somma di 300.000 euro emesso nei confronti di una società cooperativa. L’accusa era quella di aver indebitamente compensato debiti fiscali utilizzando un credito d’imposta per la “formazione 4.0”, ritenuto inesistente perché la formazione non sarebbe mai avvenuta.

La rappresentante legale della società aveva impugnato il provvedimento, ma il Tribunale del Riesame aveva respinto l’appello. La difesa si era quindi rivolta alla Corte di Cassazione, che, in una prima occasione, aveva annullato la decisione del Tribunale, ordinando un nuovo giudizio. Il motivo era già allora una carenza di motivazione sul fumus commissi delicti, ovvero sulla sussistenza di sufficienti indizi di reato a carico della società.

Tuttavia, anche nel nuovo giudizio, il Tribunale del Riesame rigettava nuovamente l’appello. Contro questa seconda decisione, la società proponeva un ulteriore ricorso in Cassazione, lamentando ancora una volta la totale assenza di motivazione sul suo effettivo coinvolgimento.

I Motivi del Ricorso e la Mancata Motivazione del Sequestro

Il ricorso si basava su due punti principali:

1. Violazione di legge per motivazione apparente: La difesa sosteneva che l’ordinanza del Tribunale fosse radicalmente illogica e priva di qualsiasi elemento che collegasse la cooperativa al meccanismo fraudolento. Sebbene il provvedimento descrivesse i rapporti tra altre società coinvolte nella presunta frode, ometteva completamente di menzionare la cooperativa ricorrente e di spiegare quale fosse il suo ruolo.
2. Carenza di motivazione sul periculum in mora: Si contestava inoltre che il Tribunale avesse tentato di “integrare” la motivazione sul pericolo nel ritardo, un requisito che doveva essere presente fin dal decreto di sequestro originario e che invece era assente.

Il fulcro della questione era la mancata motivazione sequestro riguardo alla posizione specifica della ricorrente. Non basta descrivere un reato; è necessario dimostrare, anche a livello di meri indizi, perché quel soggetto sia ritenuto partecipe.

I Principi di Diritto Affermati dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto al secondo. Gli Ermellini hanno sottolineato che il Tribunale del Riesame non aveva adempiuto all’obbligo motivazionale imposto dalla precedente sentenza di annullamento.

Il principio fondamentale riaffermato è che il giudice del rinvio ha il dovere di riesaminare la vicenda alla luce delle indicazioni della Cassazione. In questo caso, era stato chiesto di illustrare compiutamente se gli elementi investigativi fossero sufficienti a configurare il fumus commissi delicti nei confronti della cooperativa. Invece, l’ordinanza impugnata si era limitata a descrivere l’attività criminosa di altre società, senza mai menzionare quella della ricorrente né il suo presunto coinvolgimento.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del Riesame del tutto insufficiente. Nonostante l’ampia descrizione del presunto meccanismo fraudolento orchestrato da terzi, l’ordinanza non offriva alcun elemento concreto per comprendere perché la cooperativa ricorrente fosse stata coinvolta in detto meccanismo. Il provvedimento impugnato, di fatto, ignorava completamente la posizione della società, rendendo la motivazione non solo carente, ma del tutto assente su un punto cruciale che la stessa Cassazione aveva chiesto di chiarire. Tale omissione costituisce una violazione di legge che impone l’annullamento della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza e ha rinviato nuovamente gli atti al Tribunale di Salerno per un nuovo giudizio. Questa sentenza è un importante monito sull’obbligo di motivazione che grava sui giudici, specialmente quando si adottano misure cautelari reali che limitano la disponibilità di beni e risorse economiche. Non è ammissibile che un soggetto subisca un sequestro senza che il provvedimento spieghi chiaramente e in modo specifico quali siano gli indizi a suo carico. La giustizia, anche nella sua fase cautelare, deve fondarsi su elementi concreti e non su generalizzazioni o astrazioni.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di sequestro?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché mancava completamente di motivazione riguardo al coinvolgimento specifico della società ricorrente nel presunto meccanismo fraudolento. Il provvedimento non spiegava sulla base di quali elementi la società fosse ritenuta partecipe al reato.

Cosa significa ‘fumus commissi delicti’ e perché è stato decisivo in questo caso?
‘Fumus commissi delicti’ è un’espressione latina che indica la presenza di sufficienti indizi per ritenere che un reato sia stato commesso. È un requisito essenziale per poter disporre un sequestro preventivo. In questo caso, la Corte ha stabilito che il Tribunale non ha dimostrato l’esistenza di tale ‘fumus’ nei confronti specifici della società ricorrente.

Cosa accadrà adesso nel procedimento?
Il caso è stato rinviato al Tribunale di Salerno per un nuovo giudizio. Il Tribunale dovrà riesaminare la richiesta di sequestro e, questa volta, dovrà fornire una motivazione completa e specifica che chiarisca se esistono o meno elementi concreti per giustificare la misura cautelare nei confronti della società, seguendo i principi indicati dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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