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Mancata Esecuzione Dolosa: la querela è essenziale

Un amministratore è stato condannato per Mancata Esecuzione Dolosa (art. 388 c.p.) dopo aver creato un debito fittizio per eludere i suoi creditori. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna relativa a due società creditrici perché non avevano sporto querela, specificando che in caso di reati distinti, la querela di un solo creditore non si estende agli altri. Il caso è stato rinviato per verificare l’esistenza di una richiesta di pagamento nei confronti dell’unico creditore che aveva sporto querela.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata Esecuzione Dolosa: Quando la Querela di un Solo Creditore Non Basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6258/2024) offre chiarimenti cruciali sul reato di Mancata Esecuzione Dolosa di un provvedimento del giudice, previsto dall’art. 388 del codice penale. La pronuncia si sofferma su due aspetti procedurali e sostanziali di grande rilevanza: la necessità della querela per ciascun creditore offeso e l’importanza della richiesta di adempimento come elemento costitutivo del reato. Analizziamo insieme questo caso per comprenderne la portata pratica.

I Fatti: Dalla Tentata Truffa alla Riqualificazione del Reato

La vicenda giudiziaria prende le mosse da un’accusa di tentata truffa a carico di un amministratore. In primo grado, l’imputato viene assolto. Tuttavia, la Corte di Appello, accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero e della parte civile (un creditore individuale), ribalta la decisione. La Corte non solo riforma la sentenza di assoluzione, ma riqualifica il fatto, condannando l’imputato non per tentata truffa, ma per il reato di Mancata Esecuzione Dolosa.

Secondo l’accusa, l’amministratore aveva compiuto atti fraudolenti, come la creazione di un debito fittizio verso un terzo, al fine di sottrarsi al pagamento dei suoi debiti reali verso tre creditori: un soggetto privato e due società. Questa condotta, secondo i giudici d’appello, integrava pienamente il delitto previsto dall’art. 388 c.p.

Le Doglianze del Ricorrente in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:

1. Violazione del diritto di difesa: La riqualificazione del reato da tentata truffa a Mancata Esecuzione Dolosa sarebbe avvenuta ‘a sorpresa’, senza che l’imputato avesse avuto modo di difendersi adeguatamente sui nuovi elementi costitutivi del reato contestato.
2. Mancanza della condizione di procedibilità: Solo uno dei tre creditori (la persona fisica) aveva sporto querela. La difesa ha sostenuto che, trattandosi di obbligazioni diverse verso soggetti distinti, la querela di uno non potesse estendere i suoi effetti anche a favore delle due società, rendendo l’azione penale improcedibile per queste ultime.
3. Insussistenza del reato: Mancava un elemento essenziale del delitto di cui all’art. 388 c.p., ovvero l’inottemperanza a una precisa richiesta di adempimento da parte dei creditori.

La Decisione della Suprema Corte sulla Mancata Esecuzione Dolosa

La Corte di Cassazione ha esaminato attentamente i motivi del ricorso, giungendo a una decisione che ha parzialmente accolto le tesi difensive, delineando importanti principi di diritto.

Correlazione tra Accusa e Sentenza: Nessuna Violazione della Difesa

Sul primo punto, la Corte ha respinto la doglianza. Ha chiarito che la valutazione sulla correlazione tra accusa e sentenza non deve essere statica, ma dinamica. Nel corso del processo, e in particolare con l’atto di appello della parte civile che aveva prospettato proprio tale riqualificazione, l’imputato aveva avuto piena possibilità di confrontarsi e difendersi su tutti gli elementi del reato di Mancata Esecuzione Dolosa. Non si è trattato, quindi, di una decisione ‘a sorpresa’ che ha leso il diritto di difesa.

La Querela: Un Requisito Non Estensibile in questo caso di Mancata Esecuzione Dolosa

Il secondo motivo di ricorso è stato invece ritenuto fondato. La Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: l’art. 122 c.p. (secondo cui la querela di una persona offesa giova a tutte le altre) si applica solo quando si è in presenza di un unico reato che lede più persone. Nel caso di specie, invece, l’imputato aveva obblighi distinti verso tre creditori diversi, derivanti da differenti provvedimenti giudiziari. Di conseguenza, le condotte fraudolente hanno integrato non un singolo reato, ma tre reati distinti, sebbene commessi con un’unica azione (concorso formale). Per ogni reato era quindi necessaria una autonoma querela. In assenza della querela da parte delle due società, l’azione penale nei loro confronti non poteva essere esercitata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come il reato di cui all’art. 388 c.p. sia strettamente correlato al singolo provvedimento giudiziario e alla specifica ingiunzione di adempiere. L’inottemperanza va misurata rispetto a ciascun creditore e a ciascun credito. Pertanto, si configurano tante diverse ipotesi di reato quanti sono i creditori lesi da obbligazioni distinte. L’assenza di querela da parte delle due società creditrici ha reso la sentenza d’appello, in quella parte, viziata da un difetto di procedibilità insanabile.

Inoltre, per quanto riguarda la posizione del creditore che aveva sporto querela, la Corte ha rilevato una carenza motivazionale nella sentenza d’appello. I giudici di secondo grado non avevano specificato e provato in modo rigoroso l’esistenza di una ‘richiesta di adempimento’, anche informale ma precisa e inequivoca, rivolta dall’unico querelante all’imputato. Questo elemento è considerato essenziale per la consumazione del reato, in quanto è proprio l’inottemperanza a tale richiesta che, unita agli atti fraudolenti, perfeziona la fattispecie criminosa.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha:

1. Annullato senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda i reati commessi in danno delle due società, perché l’azione penale non poteva essere esercitata per difetto di querela.
2. Annullato con rinvio la sentenza per il reato commesso in danno del creditore querelante, demandando a un’altra sezione della Corte di Appello il compito di verificare la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato, con particolare attenzione alla prova di una precisa ingiunzione di pagamento correlata al credito vantato.

In un reato di mancata esecuzione dolosa (art. 388 c.p.) contro più creditori, la querela di uno solo è sufficiente per tutti?
No. La Corte ha stabilito che se le condotte fraudolente ledono crediti distinti, derivanti da provvedimenti giudiziari diversi, si configurano reati separati. Ciascun creditore offeso deve quindi presentare la propria querela affinché l’azione penale possa essere esercitata nei suoi confronti.

È possibile condannare un imputato per un reato diverso da quello originariamente contestato?
Sì, è possibile. Il principio di correlazione tra accusa e sentenza non viene violato se il fatto storico rimane lo stesso e l’imputato ha avuto la concreta possibilità di difendersi su tutti gli elementi del reato per cui è stato poi condannato, anche grazie allo sviluppo del processo e agli atti di impugnazione.

Per configurare il reato di mancata esecuzione dolosa, è sempre necessaria una richiesta formale di pagamento?
No, non è necessaria una richiesta formale. Tuttavia, è indispensabile che vi sia stata una richiesta di adempimento, anche informale, purché sia precisa, non equivoca e la sua ricezione da parte del debitore sia rigorosamente provata. In assenza di tale prova, un elemento costitutivo del reato viene a mancare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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