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Mancanza di querela: furto e annullamento sentenza

La Cassazione annulla una condanna per tentato furto aggravato a causa della mancanza di querela, divenuta necessaria dopo la riforma Cartabia. Il caso riguarda il tentato furto di rasoi elettrici in un negozio. Nonostante una denuncia, l’assenza di un’esplicita volontà di punire ha reso l’azione penale improcedibile, portando all’annullamento senza rinvio della sentenza.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato: Annullamento per Mancanza di Querela Post-Riforma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale, evidenziando le conseguenze della mancanza di querela per reati la cui procedibilità è cambiata a seguito della riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Il caso analizzato offre uno spunto cruciale per comprendere la differenza tra denuncia e querela e l’impatto delle modifiche normative sui processi in corso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un episodio di tentato furto aggravato, commesso il 20 aprile 2021. Un individuo veniva accusato di aver tentato di impossessarsi di due rasoi elettrici esposti in un negozio di elettronica all’interno di un centro commerciale. La circostanza aggravante contestata era quella di aver commesso il fatto su beni esposti per necessità o consuetudine alla pubblica fede, ai sensi dell’art. 625, comma 1, n. 7 del codice penale.

L’imputato, condannato nei gradi di merito, proponeva ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo: la violazione di legge processuale per mancata pronuncia di una sentenza di non doversi procedere a causa dell’insussistenza della condizione di procedibilità.

La Rilevanza della Mancanza di Querela

Il cuore della questione giuridica risiede nella modifica normativa introdotta dal d.lgs. n. 150 del 2022. Questa riforma ha trasformato la procedibilità per il reato di furto aggravato, come quello in esame, da ‘d’ufficio’ a ‘a querela di parte’.

Nel caso specifico, il responsabile del punto vendita si era limitato a sporgere una denuncia presso la Questura il giorno stesso del fatto. Dall’analisi degli atti processuali, la Corte ha accertato che tale denuncia non conteneva alcuna manifestazione espressa di volontà di punire l’autore del reato. Era una mera segnalazione del fatto, priva dell’istanza di punizione che caratterizza la querela.

Inoltre, neanche dopo l’entrata in vigore della nuova disciplina, la persona offesa aveva provveduto a formalizzare una querela nei termini previsti dalla legge. Di conseguenza, l’azione penale era stata iniziata e proseguita in assenza del suo presupposto fondamentale.

La Procedibilità in Appello e in Cassazione

Un punto rilevante sottolineato dalla Corte è che la questione della mancanza di querela era già stata sollevata dalla difesa durante l’udienza d’appello. Questo ha permesso di superare il vaglio di ammissibilità in Cassazione, poiché la giurisprudenza consolidata stabilisce che la questione dell’improcedibilità per assenza di querela non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici hanno ribadito che la denuncia, per sua natura, non può essere equiparata alla querela se da essa non emergono elementi chiari e sintomatici della volontà di perseguire penalmente il responsabile. Il semplice racconto dei fatti non è sufficiente a integrare quella manifestazione di volontà richiesta dalla legge.

La Corte ha quindi applicato il principio secondo cui, in caso di ricorso per cassazione proposto per dedurre il difetto della condizione di procedibilità per un reato divenuto procedibile a querela, il giudice di legittimità, se non riscontra la presenza dell’atto nel fascicolo, deve annullare senza rinvio la sentenza impugnata. L’azione penale, infatti, non avrebbe potuto essere proseguita.

Conclusioni

La decisione in esame è di notevole importanza pratica. La Cassazione, accogliendo il ricorso, ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dell’azione penale. Questa pronuncia conferma che le modifiche al regime di procedibilità introdotte dalla Riforma Cartabia hanno un impatto diretto e retroattivo sui processi pendenti. La mancanza di querela, anche sopravvenuta, costituisce un vizio insanabile che porta alla chiusura definitiva del procedimento. La distinzione tra denuncia e querela si rivela, ancora una volta, un cardine del sistema processuale, con conseguenze decisive sull’esito del giudizio.

Una denuncia presentata prima di una riforma che introduce la querela è sufficiente per procedere?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che una mera denuncia, priva di una esplicita istanza di punizione, non è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità della querela, anche se presentata prima della modifica normativa. Non possono desumersi elementi sintomatici della volontà di perseguire se non espressamente indicati.

Cosa succede se la querela non viene presentata nemmeno dopo l’entrata in vigore della nuova legge?
Se la querela non viene proposta neanche successivamente all’entrata in vigore della nuova disciplina che la richiede, nei termini previsti, l’azione penale diventa improcedibile. Il procedimento deve essere chiuso con una declaratoria di estinzione del reato.

Qual è la decisione della Cassazione se accerta la mancanza della querela?
Se la Corte di Cassazione accerta la mancanza della condizione di procedibilità della querela per un reato che la richiede, deve annullare la sentenza impugnata senza rinvio. Ciò significa che la decisione è definitiva e il processo si conclude perché l’azione penale non poteva essere proseguita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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