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Mancanza di querela: annullata condanna per furto

Due imputati, condannati per furto aggravato di ruote d’auto, ottengono l’annullamento della sentenza in Cassazione. La Corte ha rilevato la mancanza di querela valida, poiché la denuncia della vittima descriveva solo i fatti senza manifestare una chiara volontà di punire i colpevoli, requisito essenziale per la procedibilità del reato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancanza di Querela: Quando una Denuncia non Basta per la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3401/2024) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: per i reati perseguibili a querela, la semplice descrizione dei fatti non è sufficiente. È indispensabile una chiara manifestazione di volontà di punire i colpevoli. Questo caso evidenzia come la mancanza di querela formale e sostanziale possa portare all’annullamento di una condanna, anche per un reato grave come il furto aggravato.

I Fatti del Caso: un Furto e una Denuncia Incompleta

Il caso ha origine dalla condanna di due individui per il reato di furto aggravato. Gli imputati erano stati giudicati colpevoli di aver asportato le ruote di un’autovettura. La persona offesa, proprietaria del veicolo, si era recata presso le forze dell’ordine per segnalare l’accaduto. L’atto redatto in quella sede, sebbene intitolato “denuncia-querela”, si limitava a una mera cronaca dei fatti: il proprietario descriveva di essere stato contattato dalla Polizia, di aver constatato il furto delle ruote e di essere assicurato per simili eventi. Tuttavia, in nessuna parte del documento emergeva una richiesta di procedere penalmente contro i responsabili.

Il Percorso Giudiziario e il Ricorso in Cassazione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano condannato gli imputati, ritenendo valida la querela presentata. La difesa, però, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando un punto cruciale. A seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta “Riforma Cartabia”), la specifica fattispecie di furto aggravato contestata era diventata procedibile a querela di parte. Secondo i ricorrenti, l’atto presentato dalla persona offesa non conteneva la necessaria istanza di punizione, configurando quindi una mancanza di querela che impediva la prosecuzione dell’azione penale.

Le Motivazioni della Cassazione: la Sostanza Prevale sulla Forma nella Querela

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio. I giudici hanno chiarito che la denominazione formale dell’atto (“denuncia-querela”) è irrilevante se, nella sostanza, manca l’elemento fondamentale: la volontà di perseguire i responsabili. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la manifestazione della volontà di querela può essere desunta dal contenuto della dichiarazione o da altri fatti che dimostrino in modo inequivocabile tale intento. Nel caso di specie, la persona offesa si era limitata a una narrazione dell’accaduto, senza avanzare alcuna richiesta punitiva. Il riferimento alla copertura assicurativa, inoltre, poteva persino essere interpretato in senso contrario, ovvero come un disinteresse verso un procedimento penale, essendo il danno già coperto. La Corte d’Appello aveva quindi errato nel limitarsi a prendere atto della denominazione del documento, senza compiere un accertamento sostanziale sulla reale intenzione della parte offesa. La mancanza di querela valida, quale condizione di procedibilità, ha reso l’azione penale improcedibile.

Conclusioni: L’Importanza della Volontà di Punire

Questa sentenza sottolinea l’importanza cruciale della corretta formalizzazione della volontà punitiva della vittima nei reati procedibili a querela. Non è sufficiente denunciare un fatto, ma è necessario esprimere chiaramente la volontà che lo Stato persegua penalmente l’autore del reato. La decisione serve da monito: i giudici di merito devono sempre verificare la sostanza dell’atto, andando oltre il semplice ‘nomen iuris’. Per le persone offese, è fondamentale essere espliciti nella richiesta di punizione per garantire che la giustizia possa fare il suo corso. In assenza di tale manifestazione di volontà, l’intero processo penale è destinato a essere vanificato.

Chiamare un atto “denuncia-querela” è sufficiente per avviare un’azione penale?
No, la sola denominazione dell’atto non è sufficiente. Secondo la Corte, è necessario che dal contenuto della dichiarazione emerga in modo chiaro e inequivocabile la volontà della persona offesa di perseguire penalmente i responsabili del reato.

Cosa deve contenere una querela per essere considerata valida?
Per essere valida, oltre alla descrizione dei fatti, la querela deve contenere una esplicita “istanza di punizione”, ovvero la manifestazione della volontà che si proceda penalmente contro gli autori del fatto. La semplice narrazione dell’accaduto non è sufficiente.

Qual è la conseguenza della mancanza di una querela valida per un reato divenuto procedibile a querela?
La mancanza di una querela valida costituisce un difetto della condizione di procedibilità. Questo impedisce la prosecuzione dell’azione penale e, se accertato nel corso del giudizio, comporta l’annullamento della sentenza di condanna, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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