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Mancanza di querela: annullamento parziale in Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per furto aggravato a causa della mancanza di querela da parte della persona offesa. A seguito di una recente riforma, la querela è divenuta condizione di procedibilità per tale reato. La Corte ha stabilito che la semplice denuncia non è sufficiente. La sentenza è stata annullata senza rinvio per questo capo d’imputazione, mentre il caso è stato rimandato alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena relativa al residuo reato di furto in abitazione.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancanza di Querela: Quando una Condanna per Furto Viene Annullata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale, reso ancora più rilevante dalle recenti riforme legislative: la mancanza di querela può determinare l’annullamento di una condanna. Questo caso specifico, relativo a un’imputazione per furto aggravato, dimostra come un vizio di procedibilità possa avere conseguenze decisive sull’esito di un processo, anche in ultima istanza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Contesto: Una Condanna per Furto in Abitazione e Furto Aggravato

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo per i reati di furto in abitazione e furto aggravato. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando tre distinti motivi di doglianza. Il più importante, e quello che alla fine si è rivelato decisivo, riguardava proprio un vizio procedurale legato al reato di furto aggravato.

L’Impatto della Riforma: la cruciale mancanza di querela

Il primo motivo di ricorso si basava sulla sopravvenuta improcedibilità del reato di furto aggravato. A seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150 del 2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), per questa fattispecie di reato è diventata necessaria la presentazione della querela da parte della persona offesa. Nel caso di specie, la vittima si era limitata a presentare una mera denuncia, un atto che segnala il fatto-reato alle autorità ma che, a differenza della querela, non contiene una esplicita richiesta di procedere penalmente contro l’autore.

La difesa ha correttamente evidenziato che la denuncia agli atti era priva di qualsiasi riferimento alla volontà di punire il colpevole. Inoltre, la persona offesa non aveva provveduto a integrare l’atto con una querela formale entro i termini previsti dalla nuova normativa. La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, riconoscendo il difetto della condizione di procedibilità.

Gli Altri Motivi di Ricorso: Sanzioni Sostitutive e Perizia Psichiatrica

L’imputato aveva sollevato anche altre due questioni, che però sono state respinte dalla Suprema Corte.

La Richiesta di Sanzioni Sostitutive

Il secondo motivo lamentava l’omessa pronuncia da parte della Corte d’Appello sulla richiesta di applicazione delle sanzioni sostitutive alla detenzione. La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, sottolineando che tale richiesta era stata formulata in modo generico e non motivato solo nelle conclusioni scritte del giudizio d’appello. Una richiesta così tardiva e priva di specifiche deduzioni a supporto è considerata inammissibile, e il silenzio del giudice di merito su di essa è, di conseguenza, irrilevante.

La Questione della Capacità di Intendere e di Volere

Con il terzo motivo, la difesa contestava il mancato accoglimento della richiesta di rinnovare la perizia psichiatrica. Si evidenziava una discrasia tra la valutazione del perito nel presente procedimento (che aveva concluso per una parziale infermità di mente) e quella dello stesso perito in un altro procedimento a carico del medesimo imputato (dove aveva concluso per la totale incapacità). La Corte ha respinto anche questa doglianza, ritenendola assertiva. La sentenza impugnata, infatti, aveva adeguatamente motivato il rigetto della richiesta, riportando le giustificazioni scientifiche fornite dal perito stesso per spiegare la divergenza tra le due diagnosi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Cassazione si fonda sull’applicazione rigorosa del principio di procedibilità. Gli Ermellini hanno constatato che dagli atti non risultava né una querela iniziale né una sua presentazione successiva nei termini. Di conseguenza, l’azione penale per il reato di furto aggravato non avrebbe dovuto essere proseguita. La Corte ha inoltre precisato che, sebbene per il reato fosse maturata anche la prescrizione, il proscioglimento per mancanza di querela è una formula più favorevole per l’imputato e deve quindi prevalere. Per questo motivo, la sentenza è stata annullata senza rinvio limitatamente a tale capo d’imputazione.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza viene annullata parzialmente: per il reato di furto aggravato, l’annullamento è senza rinvio a causa della mancanza di querela. Per quanto riguarda la pena complessiva, poiché non era chiaro quale dei due reati fosse stato considerato più grave ai fini del calcolo della pena base, la Corte ha annullato la sentenza con rinvio a una diversa sezione della Corte d’Appello. Quest’ultima avrà il compito di rideterminare la sanzione esclusivamente per il reato di furto in abitazione. Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale delle condizioni di procedibilità e le conseguenze dirette che le riforme legislative possono avere sui processi in corso.

Cosa accade se manca la querela per un reato che la prevede come condizione di procedibilità?
L’azione penale non può essere iniziata o, se già iniziata, non può essere proseguita. Il giudice deve dichiarare l’improcedibilità e prosciogliere l’imputato da quel capo d’accusa, come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione.

È sufficiente presentare una richiesta generica di sanzioni sostitutive nelle conclusioni finali di un processo d’appello?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che una richiesta di sostituzione della pena deve essere specifica e motivata. Se presentata in modo generico e solo nelle conclusioni scritte, viene considerata inammissibile e il giudice non è tenuto a pronunciarsi su di essa.

Se una perizia psichiatrica in un processo è in contrasto con una precedente sullo stesso imputato, il giudice è obbligato a ordinarne una nuova?
No, non è obbligato. Se la sentenza motiva in modo esauriente le ragioni per cui non ritiene necessaria una nuova perizia, ad esempio riportando le giustificazioni scientifiche fornite dal perito per la divergenza delle diagnosi, la decisione è legittima e non è sindacabile in Cassazione se il ricorso sul punto è meramente assertivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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