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Malversazione fondi pubblici: quando non è reato?

La Corte di Cassazione ha stabilito che non si configura il reato di malversazione fondi pubblici se l’obiettivo del finanziamento viene raggiunto entro i termini, anche qualora i fondi destinati ai partner del progetto vengano successivamente distratti. Il caso riguardava il presidente di una ONG che, dopo aver completato un progetto finanziato con fondi europei e statali, aveva stornato sul proprio conto parte delle somme destinate ai collaboratori. La Corte ha ritenuto che, una volta soddisfatta la finalità pubblica, la questione si riduce a un inadempimento contrattuale di natura civilistica, escludendo anche il reato di peculato per la mancanza della qualifica di incaricato di pubblico servizio e della natura ‘altrui’ dei fondi.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Malversazione Fondi Pubblici: Se il Progetto è Finito, il Reato Non Sussiste

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11732 del 2024, offre un chiarimento cruciale sui confini del reato di malversazione fondi pubblici. La Corte ha stabilito che se la finalità pubblica per cui un finanziamento è stato concesso viene raggiunta, l’eventuale successiva distrazione di fondi destinati ai partner del progetto non integra il reato, ma si configura come un mero inadempimento contrattuale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’operazione di finanziamento di quasi 5 milioni di euro, erogati con fondi europei e statali, a favore di una ONG. L’obiettivo era la realizzazione di un progetto per promuovere il turismo sostenibile nel bacino del Mediterraneo. L’ONG, risultata unica beneficiaria del finanziamento, aveva stipulato accordi di collaborazione con nove partner per l’attuazione del progetto.

Durante le indagini è emerso che l’ONG non aveva versato ai suoi collaboratori circa 490mila euro e che il suo presidente aveva stornato sul proprio conto personale oltre 350mila euro. A seguito di ciò, il Giudice per le indagini preliminari aveva emesso un decreto di sequestro preventivo. Tuttavia, il Tribunale del riesame aveva annullato il sequestro, ritenendo insussistenti i reati di malversazione e peculato. Contro questa decisione, il Procuratore europeo delegato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore, confermando la decisione del Tribunale del riesame. Secondo la Suprema Corte, la condotta del presidente dell’ONG, pur essendo potenzialmente illecita dal punto di vista civilistico, non integrava gli estremi dei reati contestati.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Malversazione Fondi Pubblici

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi dei presupposti dei reati di malversazione e peculato.

L’insussistenza della Malversazione (art. 316-bis c.p.)

Il fulcro del ragionamento della Cassazione riguarda il momento consumativo e la natura del reato di malversazione fondi pubblici. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il delitto si perfeziona quando la destinazione dei fondi alla finalità pubblica per cui sono stati erogati diventa impossibile, ovvero quando la tutela predisposta dalla norma viene ‘irreversibilmente frustrata’.

Nel caso di specie, è emerso che il progetto era stato portato a termine regolarmente entro la scadenza prevista. L’ente gestore dei fondi aveva ricevuto i rendiconti e, senza sollevare eccezioni, aveva versato all’ONG il saldo finale del finanziamento. Questo, per la Corte, dimostra che la finalità pubblica era stata pienamente raggiunta.

Di conseguenza, il mancato pagamento dei partner è stato considerato un fatto successivo e interno alla gestione dei rapporti tra soggetti privati (l’ONG e i suoi collaboratori). Non avendo frustrato l’obiettivo di interesse pubblico del progetto, tale condotta non può essere qualificata come malversazione, ma rientra nell’ambito dell’inadempimento contrattuale, da far valere in sede civile.

L’insussistenza del Peculato

La Corte ha escluso anche il reato di peculato per due ragioni principali:

1. Mancanza della qualifica soggettiva: Il presidente dell’ONG non è stato ritenuto un ‘incaricato di pubblico servizio’. La sua attività, pur gestendo fondi pubblici per un fine di interesse generale, non presentava le caratteristiche pubblicistiche necessarie per tale qualifica.
2. Mancanza dell’altruità della cosa: Una volta che i fondi sono stati legittimamente erogati all’ONG, identificata dalla normativa europea come unica beneficiaria, essi sono entrati a far parte del patrimonio dell’ente stesso. Pertanto, il denaro non poteva più essere considerato ‘altrui’ ai fini del reato di peculato. L’obbligo di pagare i partner derivava da un contratto privato, non da un vincolo di natura pubblicistica sui fondi.

Le Conclusioni

Questa sentenza traccia una linea netta tra responsabilità penale e inadempimento civile nella gestione dei fondi pubblici. Stabilisce che per configurare la malversazione fondi pubblici, non è sufficiente una gestione finanziaria scorretta o il mancato pagamento di fornitori o partner. È necessario che tale condotta comprometta in modo definitivo il raggiungimento dello scopo pubblico per cui il finanziamento è stato concesso. Se l’obiettivo finale viene realizzato e certificato, le controversie interne sulla ripartizione dei fondi ricadono nell’alveo del diritto civile.

Quando si configura il reato di malversazione di fondi pubblici?
Secondo questa sentenza, il reato si configura solo quando la finalità pubblica per la quale i fondi sono stati erogati viene frustrata in modo irreversibile. Se l’opera o il servizio di pubblico interesse vengono realizzati, il reato non sussiste.

Se un’organizzazione che riceve fondi pubblici completa il progetto ma non paga i suoi partner, commette un reato?
No. La Corte ha stabilito che, una volta raggiunto l’obiettivo pubblico del finanziamento, il mancato pagamento dei partner costituisce un inadempimento contrattuale di natura civile e non un reato di malversazione.

Il presidente di una ONG che gestisce fondi pubblici può essere accusato di peculato per essersi appropriato di parte dei fondi?
In questo caso, la Corte lo ha escluso. Ha ritenuto che mancasse sia la qualifica di incaricato di pubblico servizio, sia il requisito dell’altruità del denaro, poiché i fondi, una volta erogati all’ONG come unica beneficiaria, erano entrati nel suo patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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