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Malunzionamento etilometro: onere della prova

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico elevato. I giudici hanno ribadito che la semplice contestazione del malfunzionamento etilometro, senza prove concrete, non è sufficiente a invalidare il test. L’onere di allegare specifici elementi sul difetto dell’apparecchio grava sull’imputato.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Malunzionamento Etilometro: A Chi Spetta la Prova?

La questione della validità della prova con l’etilometro è un tema centrale nei processi per guida in stato di ebbrezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: a chi spetta dimostrare il malfunzionamento etilometro? La risposta fornita dai giudici di legittimità è netta e consolida un principio fondamentale in materia di onere della prova, con importanti conseguenze pratiche per la difesa.

I fatti del caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 186, comma 2, lettera c) del Codice della Strada. Le misurazioni effettuate con l’etilometro avevano rilevato un tasso alcolemico significativamente superiore al limite legale, pari a 2,18 g/l alla prima prova e 1,97 g/l alla seconda. La difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, basando le proprie doglianze proprio sulla presunta inaffidabilità dello strumento di misurazione utilizzato.

La decisione della Corte e il presunto malfunzionamento etilometro

La Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa ‘manifestamente infondate’. Secondo la Corte, la difesa si era limitata a riproporre la questione del regolare funzionamento dell’apparecchio senza un confronto specifico e necessario con le motivazioni della sentenza d’appello impugnata. In sostanza, non è sufficiente sollevare un dubbio generico sull’apparecchio; è necessario articolare una critica puntuale e argomentata.

Le motivazioni: l’onere della prova sul malfunzionamento dell’etilometro

Il cuore della decisione risiede nel principio, consolidato nella giurisprudenza di legittimità, relativo all’onere della prova. La Corte ha ribadito che, una volta che l’etilometro risulta omologato e regolarmente revisionato, si presume il suo corretto funzionamento. Di conseguenza, l’onere di allegare e dimostrare un eventuale malfunzionamento specifico dell’apparecchio grava sull’imputato.

I giudici hanno richiamato diverse sentenze precedenti che confermano questo orientamento. Non spetta all’accusa dimostrare, oltre alla regolarità formale dello strumento, anche il suo perfetto funzionamento in ogni singola misurazione. È la difesa che, se intende contestare l’esito del test, deve fornire elementi concreti (come vizi, difetti o guasti specifici) che possano minare l’affidabilità del risultato. Una semplice contestazione generica, non supportata da prove o allegazioni precise, è destinata a essere respinta.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per la difesa

Questa ordinanza conferma che la strategia difensiva basata sulla sola contestazione del funzionamento dell’etilometro è molto rischiosa se non supportata da elementi fattuali concreti. Per l’automobilista accusato di guida in stato di ebbrezza, ciò significa che per contestare efficacemente la prova alcolemica non basta dubitare, ma bisogna fornire al giudice ragioni specifiche e prove che suggeriscano un difetto dello strumento. In assenza di tali elementi, la prova fornita dall’etilometro omologato e revisionato mantiene la sua piena validità. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a riprova della manifesta infondatezza del ricorso.

A chi spetta dimostrare il malfunzionamento dell’etilometro in un processo per guida in stato di ebbrezza?
Secondo la Corte di Cassazione, una volta che lo strumento risulta omologato e revisionato, l’onere di allegare e provare un suo specifico malfunzionamento spetta all’imputato.

È sufficiente contestare genericamente il funzionamento dell’etilometro per annullare la prova?
No. La Corte ha stabilito che le doglianze difensive sono manifestamente infondate se si limitano a riproporre la questione del funzionamento senza un confronto specifico con le motivazioni della sentenza impugnata e senza fornire elementi concreti sul presunto difetto.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile e manifestamente infondato?
All’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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