LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Maltrattamenti in famiglia: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29324/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo indagato per maltrattamenti in famiglia. La Corte ha confermato la misura cautelare dell’allontanamento, stabilendo che la conflittualità reciproca e le presunte provocazioni della vittima non escludono il reato quando le violenze sono abituali e sistematiche. La decisione del Tribunale del Riesame è stata ritenuta logica e ben motivata, basandosi sulle dichiarazioni della persona offesa, dei figli e di altri testimoni, che delineavano un quadro di vessazioni continue aggravate dall’abuso di alcol da parte dell’indagato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Maltrattamenti in famiglia: Quando la Conflittualità non Giustifica la Violenza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 29324/2025 offre un’importante riflessione sul delitto di maltrattamenti in famiglia, chiarendo che un clima di conflittualità reciproca non è sufficiente a escludere la responsabilità penale quando uno dei coniugi pone in essere condotte vessatorie sistematiche. Questo caso evidenzia come il sistema giudiziario valuti la natura abituale della violenza, anche a fronte di una difesa che la dipinge come reattiva o sporadica.

I Fatti del Caso: Dal Rigetto alla Misura Cautelare

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta del Pubblico Ministero di applicare una misura cautelare nei confronti di un uomo, indagato per il reato di maltrattamenti verso la moglie, commessi tra il 2018 e il 2024. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) aveva rigettato la richiesta, ritenendo che le violenze fisiche fossero frammentarie e non abituali, e che la situazione fosse riconducibile a una conflittualità reciproca, alimentata anche dalla gelosia della donna.

Tuttavia, il Tribunale del Riesame, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, ha ribaltato la decisione. Ha applicato all’indagato la misura dell’allontanamento dalla casa familiare, con divieto di avvicinamento alla persona offesa a meno di 500 metri e l’applicazione del braccialetto elettronico. Secondo il Tribunale, gli episodi di violenza non erano isolati, ma parte di un quadro di offese giornaliere e aggressioni ripetute, spesso commesse sotto l’effetto dell’alcol. Le dichiarazioni della vittima trovavano riscontro nelle testimonianze dei figli, di un’amica, di una collega e dei servizi sociali.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Indagato

L’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. Violazione di legge (art. 572 c.p.): Sosteneva che i suoi comportamenti fossero solo reattivi alle provocazioni della moglie, in un contesto di conflittualità reciproca, e che quindi mancasse l’elemento costitutivo dei maltrattamenti.
2. Vizio di motivazione: Contestava la scelta della misura cautelare, ritenendola sproporzionata e potenzialmente dannosa per le già precarie finanze familiari, suggerendo che l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria sarebbe stato più adeguato.

La Decisione sui Maltrattamenti in famiglia e la Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale del Riesame. La Corte ha sottolineato che le argomentazioni del ricorrente erano di merito, volte a ottenere una nuova valutazione dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità.

Il Tribunale del Riesame, secondo la Cassazione, aveva correttamente individuato i gravi indizi di colpevolezza per il reato di maltrattamenti in famiglia. La versione difensiva, che attribuiva la violenza alle provocazioni verbali della moglie, non è stata ritenuta idonea a scagionare l’indagato, poiché non interrompe il nesso causale con le condotte vessatorie sistematicamente poste in essere.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del concetto di abitualità. Il Tribunale del Riesame, con motivazione logica e coerente, ha superato la visione del G.I.P. secondo cui le violenze erano solo episodi isolati. Al contrario, è emerso un quadro di vessazioni continue, fisiche e psicologiche, che andavano ben oltre i singoli episodi denunciati. Le testimonianze dei figli erano state cruciali: avevano confermato anni di insulti e aggressioni, soprattutto quando il padre era ubriaco, e di essere intervenuti più volte per proteggere la madre.

La Corte ha inoltre ritenuto infondato il secondo motivo di ricorso. La scelta della misura cautelare dell’allontanamento con braccialetto elettronico è stata considerata adeguatamente motivata. Il giudice ha tenuto conto del concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, data la personalità aggressiva dell’indagato e il suo abuso di sostanze alcoliche. Questa misura è stata identificata come l’unica non custodiale in grado di fronteggiare efficacemente tale pericolo, proteggendo la vittima.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella lotta contro la violenza domestica: il reato di maltrattamenti in famiglia si configura in presenza di un regime di vita vessatorio e abituale, e non viene meno a causa di un clima di generale litigiosità. La presunta ‘reciprocità’ del conflitto non può essere usata come scudo per giustificare atti di violenza fisica e psicologica sistematici. La decisione sottolinea inoltre l’importanza delle prove testimoniali (figli, amici, servizi sociali) nel ricostruire il quadro completo degli abusi, al di là dei singoli episodi che emergono formalmente. Infine, conferma che la valutazione del pericolo di reiterazione del reato è centrale nella scelta della misura cautelare più idonea a tutelare la vittima, tenendo conto di fattori come la personalità dell’indagato e l’abuso di alcol.

Una situazione di conflittualità reciproca tra coniugi esclude il reato di maltrattamenti in famiglia?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che, anche in un contesto di litigi, la condotta violenta e vessatoria abituale di un coniuge verso l’altro integra pienamente il reato di maltrattamenti, in quanto le presunte provocazioni non giustificano un sistema di violenza.

Per applicare una misura cautelare come l’allontanamento è necessario che le violenze siano quotidiane?
No, non è richiesta una violenza quotidiana. È sufficiente che le condotte vessatorie siano frequenti e sistematiche nel tempo, così da creare un regime di vita intollerabile per la vittima, come evidenziato nel caso di specie dove le offese erano giornaliere e gli atti di violenza ripetuti.

Il rifiuto della persona offesa di sporgere querela formale o di recarsi in una struttura protetta impedisce l’applicazione di una misura cautelare?
No. Il reato di maltrattamenti è procedibile d’ufficio. La decisione di applicare una misura cautelare si basa sulla valutazione del giudice circa il pericolo concreto che l’indagato commetta altri reati, a prescindere dalla volontà o dalle paure manifestate dalla persona offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati