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Lucro di speciale tenuità: quando si applica l’attenuante?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha negato l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62 n.4 c.p.) perché, oltre a un profitto esiguo, è necessario valutare anche la tenuità del danno o del pericolo derivante dal reato, aspetto che nel caso di spaccio reiterato di eroina non sussisteva.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lucro di Speciale Tenuità: Non Basta un Basso Guadagno per Ottenere lo Sconto di Pena

L’ordinanza in commento offre un importante chiarimento sui criteri di applicazione della circostanza attenuante del lucro di speciale tenuità, prevista dall’art. 62, n. 4 del codice penale. Con una decisione netta, la Corte di Cassazione ha ribadito che, per ottenere la riduzione di pena, non è sufficiente dimostrare un profitto esiguo, ma occorre una valutazione complessiva che tenga conto anche della gravità e della pericolosità della condotta criminale. Questo principio assume particolare rilevanza in materia di reati legati agli stupefacenti.

Il Caso in Esame: Spaccio e Richiesta di Attenuante

I fatti riguardano un soggetto condannato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico eroina e marijuana. Il reato era stato già qualificato come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Nonostante ciò, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata concessione di un’ulteriore attenuante: quella del lucro di speciale tenuità.

L’argomentazione difensiva si basava sull’idea che il profitto derivante dall’attività di spaccio fosse talmente modesto da giustificare un ulteriore sconto di pena. La Corte d’Appello aveva respinto tale richiesta e la questione è giunta all’esame della Suprema Corte.

La Valutazione del Lucro di Speciale Tenuità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per delineare con precisione i confini applicativi dell’attenuante in questione. I giudici hanno sottolineato che la valutazione richiesta dall’art. 62, n. 4 c.p. è duplice e non può limitarsi al solo aspetto economico.

L’attenuante si compone di due elementi che devono coesistere:
1. Il lucro conseguito (o che si intendeva conseguire) deve essere di speciale tenuità.
2. L’evento dannoso o pericoloso derivante dal reato deve essere parimenti di speciale tenuità.

Il Collegio ha spiegato che ignorare il secondo elemento trasformerebbe la valutazione in un mero calcolo aritmetico, un apprezzamento arbitrario basato unicamente sul valore venale del bene o del profitto. Invece, la norma impone un’analisi del “disvalore complessivo della condotta”.

Distinzione con il Fatto di Lieve Entità

Un passaggio cruciale della motivazione riguarda la distinzione tra l’attenuante comune del lucro di speciale tenuità e la fattispecie autonoma del “fatto di lieve entità” prevista per gli stupefacenti. La Corte, richiamando anche le Sezioni Unite, ha affermato che i parametri per riconoscere l’attenuante ex art. 62 n. 4 c.p. sono più stringenti e rigorosi. Il vantaggio patrimoniale e il danno devono rivelare una “particolare modestia”, tale da risultare “proporzionata” l’una all’altro.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di negare l’attenuante. La condotta dell’imputato, consistita nella vendita reiterata nel tempo di dosi di eroina per quaranta euro ciascuna, pur generando un profitto non elevato per singola cessione, non poteva essere considerata di speciale tenuità nel suo complesso. La reiterazione dell’attività e la natura della sostanza ceduta (eroina) implicano un livello di pericolosità sociale e un danno alla salute pubblica che vanno ben oltre il concetto di “speciale tenuità”.

Il profitto, quindi, deve essere valutato non in astratto, ma nel contesto del reato commesso. Un guadagno che potrebbe essere considerato esiguo in un contesto di criminalità patrimoniale minore, assume un peso diverso quando è il frutto di un’attività, come lo spaccio di droghe pesanti, che mette a repentaglio beni giuridici fondamentali. La valutazione richiesta al giudice deve estendersi oltre la condotta isolatamente considerata, abbracciando le conseguenze e i risvolti criminali che ne derivano.

Conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: l’attenuante del lucro di speciale tenuità non è un automatismo legato a bassi guadagni. La sua applicazione richiede un giudizio complessivo sulla gravità del fatto, che bilanci il movente economico con il danno o il pericolo effettivo causato alla collettività. Per i reati in materia di stupefacenti, anche se già qualificati come di “lieve entità”, sarà molto difficile ottenere questa ulteriore attenuante se la condotta rivela una certa sistematicità o riguarda sostanze particolarmente pericolose. La decisione serve da monito: la valutazione penale non si esaurisce mai in una mera operazione contabile, ma richiede un’analisi approfondita del disvalore complessivo dell’azione criminale.

Quando si può applicare l’attenuante per lucro di speciale tenuità?
Questa attenuante si applica solo quando sia il profitto conseguito (o che si intendeva conseguire) sia il danno o il pericolo causato dal reato sono di entità particolarmente esigua. Un basso profitto da solo non è sufficiente.

Qual è la differenza tra il ‘fatto di lieve entità’ nello spaccio e l’attenuante del lucro di speciale tenuità?
Il ‘fatto di lieve entità’ (art. 73, comma 5) è una specifica figura di reato meno grave legata agli stupefacenti, valutata su vari parametri. L’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.) è una circostanza generale che richiede criteri di valutazione più stringenti, incentrati sulla modestia eccezionale e proporzionata sia del profitto che del danno.

Perché nel caso esaminato la Corte ha negato l’attenuante?
La Corte ha negato l’attenuante perché, sebbene il profitto per ogni singola vendita di eroina fosse di soli 40 euro, la condotta nel suo complesso (vendita reiterata di una droga pesante) presentava un grado di pericolosità sociale e un disvalore complessivo non compatibili con il concetto di ‘speciale tenuità’ richiesto dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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