Lucro di Speciale Tenuità: Quando il Profitto non è Abbastanza ‘Lieve’?
L’ordinanza n. 8402/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul rapporto tra il reato di spaccio di ‘lieve entità’ e l’attenuante del lucro di speciale tenuità. Anche se un’azione è considerata complessivamente meno grave, ciò non significa automaticamente che il profitto derivante sia sufficientemente esiguo da giustificare un ulteriore sconto di pena. Vediamo nel dettaglio la decisione degli Ermellini.
Il Fatto: Un Ricorso per il Riconoscimento di un Lieve Guadagno
Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), ossia la cosiddetta ‘lieve entità’. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un unico punto: la mancata applicazione da parte della Corte d’Appello dell’attenuante comune prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale, relativa all’aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale o, come in questo caso, all’aver ottenuto un profitto di particolare tenuità.
La tesi difensiva sosteneva che, essendo il fatto già qualificato come di lieve entità, anche il profitto dovesse essere considerato tale, giustificando così la concessione dell’attenuante.
La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di lucro di speciale tenuità
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si fonda su un’attenta distinzione tra la valutazione complessiva del reato e la specifica analisi del profitto economico.
Compatibilità di Principio tra Lieve Entità e Lucro Tenue
In primo luogo, la Cassazione ha ribadito un principio già consolidato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 24990/2020): in linea teorica, l’attenuante del lucro di speciale tenuità è perfettamente compatibile con la fattispecie di spaccio di lieve entità. Le due nozioni operano su piani diversi: la ‘lieve entità’ del reato riguarda una valutazione globale del fatto (mezzi, modalità, quantità e qualità delle sostanze), mentre la ‘tenuità del lucro’ si concentra esclusivamente sull’aspetto patrimoniale del vantaggio conseguito.
La Valutazione Concreta del Giudice di Merito
Nonostante la compatibilità teorica, la Corte ha sottolineato che la valutazione sulla sussistenza o meno di un lucro ‘tenue’ spetta al giudice di merito e si basa su elementi concreti. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’attenuante con una motivazione logica e non palesemente infondata. I giudici di secondo grado avevano infatti considerato il prezzo di mercato di una singola dose di cocaina e l’aspettativa di ricavo totale per l’imputato, concludendo che, data la natura della sostanza e il numero di dosi, il guadagno non poteva essere definito ‘tenue’.
Le Motivazioni della Decisione
La Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. La valutazione della Corte d’Appello è stata ritenuta ‘congrua’ e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità. In sostanza, un’offesa può essere lieve ai sensi dell’art. 73, comma 5, ma generare comunque un profitto che, per il suo valore assoluto, supera la soglia della ‘speciale tenuità’ richiesta dall’art. 62, n. 4 c.p.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma un importante principio pratico: la qualificazione di un reato in materia di stupefacenti come di ‘lieve entità’ non comporta l’automatica applicazione di ulteriori attenuanti legate all’aspetto economico. I giudici sono tenuti a svolgere un’analisi distinta e concreta del potenziale guadagno. Fattori come il tipo di droga (sostanze considerate ‘pesanti’ come la cocaina hanno un prezzo di mercato più elevato) e la quantità, anche se non sufficienti a far scattare l’ipotesi di reato più grave, possono essere decisivi per escludere che il lucro sia di ‘speciale tenuità’. Per la difesa, ciò significa che per ottenere tale attenuante è necessario fornire prove specifiche che dimostrino l’esiguità del vantaggio patrimoniale, al di là della qualificazione generale del reato.
L’attenuante del lucro di speciale tenuità è compatibile con il reato di spaccio di lieve entità?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 24990/2020), conferma che l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) è in linea di principio compatibile con la fattispecie di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90).
Perché in questo caso specifico l’attenuante non è stata riconosciuta?
Non è stata riconosciuta perché, secondo la valutazione del giudice di merito confermata dalla Cassazione, il profitto non poteva considerarsi ‘tenue’. Questa valutazione si è basata su elementi concreti come il prezzo di mercato della singola dose di cocaina, il numero di dosi e l’aspettativa di ricavo complessiva dell’imputato.
Quali criteri usa il giudice per decidere se un lucro è di ‘speciale tenuità’?
Il giudice valuta concretamente l’entità del profitto in base a fattori come la tipologia della sostanza stupefacente, il numero di dosi detenute o cedute, il prezzo di mercato della droga e il guadagno che l’imputato avrebbe potuto ragionevolmente ottenere dalla sua attività illecita.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8402 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8402 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 23/11/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME ACHREF nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 21/10/2022 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME ricorre avverso la sentenza, in epigrafe indicata, della Corte di appello di Venezia che ha confermato la pronuncia di condanna del Tribunale di Padova per il reato di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R. 9 ottobre 1990.
Ritenuto che l’unico motivo sollevato (erronea applicazione della legge penale in punto di mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 cod. pen.) è manifestamente infondato; pur ricordando che la giurisprudenza di legittimità, nella sua massima espressione, ha ritenuto che, in tema di stupefacenti, la circostanza attenuante del lucro e dell’evento di speciale tenuità di cui all’art. 62, n. 4, cod. pen. è compatibile con la fattispecie di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Sez. U , n. 24990 del 30/01/2020, COGNOME, Rv. 279499 – 02), la Corte territoriale ha, con valutazione congrua e non manifestamente infondata – e, dunque, insindacabile in sede di legittimità -, escluso il riconoscimento dell’invocata attenuante, in ragione del prezzo di mercato della singola dose di cocaina e dell’aspettativa di ricavo dell’imputato, osservando che, per il numero di dosi e per la tipologia della sostanza, il lucro non potesse dirsi “tenue”, pur tratl:andosi di offesa lieve ai sensi del comma 5 dell’art. 73 d:P.R. 309/90;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 23 novembre 2023
Il Consigliere estensore
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