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Lottizzazione abusiva: responsabilità anche senza opere

La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità civile per lottizzazione abusiva a carico di un’ex amministratrice di una società costruttrice, nonostante il reato fosse prescritto e le opere materialmente realizzate dal suo successore. Secondo la Corte, l’aver avviato l’iter amministrativo con atti illegittimi costituisce un contributo causale decisivo, rendendo irrilevante la mancata partecipazione alla fase esecutiva.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lottizzazione abusiva: la responsabilità non si ferma a chi costruisce

Con la recente sentenza n. 46574/2024, la Corte di Cassazione affronta un caso complesso di lottizzazione abusiva, stabilendo un principio fondamentale: la responsabilità, almeno ai fini civili, si estende a chiunque abbia consapevolmente contribuito all’iter amministrativo illegittimo, anche se non ha partecipato materialmente alla fase di costruzione. Questa pronuncia chiarisce come l’aver posto in essere le premesse per la trasformazione urbanistica illecita sia sufficiente a fondare una condanna al risarcimento dei danni, anche quando il reato penale è dichiarato estinto per prescrizione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda l’amministratrice di una società di costruzioni, accusata di aver partecipato a una lottizzazione abusiva per la realizzazione di 34 alloggi con opere di urbanizzazione, senza un valido piano. Sebbene condannata in primo grado, in appello il reato è stato dichiarato prescritto. Tuttavia, la Corte d’Appello, giudicando in sede di rinvio dopo un precedente annullamento della Cassazione, ha confermato la condanna dell’imputata al pagamento delle spese in favore delle parti civili, ritenendo sussistente la sua responsabilità per i danni causati.

La difesa dell’imputata sosteneva che la sua cliente avesse cessato ogni carica societaria prima che il suo successore desse avvio alla trasformazione materiale dell’area, operando uno “stravolgimento” del piano originario. Secondo la tesi difensiva, le azioni dell’ex amministratrice sarebbero state solo un’occasione, e non una causa diretta, dell’illecito edilizio, concretizzatosi solo anni dopo sotto un’altra gestione.

La Decisione della Corte sulla lottizzazione abusiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza è la continuità tra la fase di pianificazione e quella di esecuzione. I giudici hanno stabilito che l’intero iter amministrativo, fin dal suo avvio, era viziato e finalizzato alla lottizzazione abusiva.

L’imputata aveva giocato un ruolo attivo e consapevole nella fase preliminare, in particolare concordando con il responsabile dell’ufficio tecnico comunale di attestare falsamente l’esistenza di un’approvazione regionale definitiva, mentre in realtà si trattava solo di un atto interlocutorio. Questa condotta è stata considerata la “chiave di volta” dell’intera operazione illecita. Il fatto che il successivo amministratore abbia materialmente realizzato le opere, anche con variazioni, non interrompe il nesso causale, ma rappresenta lo sviluppo prevedibile di un percorso già illegalmente tracciato.

Il Principio della Consumazione Anticipata

La Corte ha ribadito che la lottizzazione abusiva è un reato a consumazione anticipata. Ciò significa che il reato si perfeziona non solo con la trasformazione fisica del territorio, ma con qualsiasi attività idonea a determinare un’urbanizzazione non programmata. Anche le sole condotte di inizio esecuzione o gli atti amministrativi preparatori, se oggettivamente adeguati a causare l’evento, possono integrare il reato. Pertanto, l’azione dell’ex amministratrice, che ha creato le premesse amministrative per l’edificazione, è stata ritenuta una causa efficiente e sufficiente dell’illecito.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla ricostruzione unitaria della vicenda. Non si trattava di due procedure distinte, ma di un unico iter che ha preso le mosse dall’iniziativa dell’imputata. La convenzione del 2002, basata su un’attestazione falsa, è stata l’atto che ha permesso il rilascio del successivo permesso di costruire e l’avvio della trasformazione del territorio. L’irregolarità successiva, operata dal nuovo amministratore, non ha declassato la condotta originaria a mera occasione, ma ne ha rappresentato la diretta conseguenza.

La Corte ha precisato che l’assoluzione degli imputati dai reati di falso non era rilevante, poiché era avvenuta per carenza dell’elemento soggettivo e non perché i fatti non fossero accaduti. L’illegittimità del piano di lottizzazione di partenza, sul quale si era innestata la convenzione, rimaneva un dato acquisito. Di conseguenza, l’azione dell’imputata è stata qualificata non come semplice occasione, ma come contributo consapevole e necessario alla catena causale che ha portato al danno per il quale le parti civili hanno chiesto ristoro.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di reati urbanistici: la responsabilità per lottizzazione abusiva non può essere frammentata. Chi pone in essere, con dolo o colpa, gli atti amministrativi che aprono la strada a una trasformazione illegittima del territorio, risponde delle conseguenze, anche se la fase materiale viene curata da altri soggetti. Questa decisione sottolinea come la tutela del territorio e della corretta pianificazione urbanistica parta dalla legalità e trasparenza della fase procedimentale. Anche in caso di prescrizione del reato, la responsabilità per i danni civili rimane, e il giudice è tenuto a valutarla sulla base del criterio della “probabilità prevalente”, accertando il nesso causale tra la condotta e il pregiudizio lamentato.

È responsabile per lottizzazione abusiva l’amministratore che avvia l’iter illegittimo ma non realizza materialmente le opere?
Sì. Secondo la sentenza, chi pone in essere gli atti amministrativi iniziali che conducono a una lottizzazione abusiva è responsabile, in quanto la sua condotta è considerata una causa necessaria e consapevole dell’intero processo illecito, a prescindere da chi realizzi materialmente le opere.

Cosa succede alla richiesta di risarcimento danni se il reato di lottizzazione abusiva si prescrive?
La prescrizione del reato non estingue automaticamente l’obbligo di risarcire i danni. Il giudice, pur dichiarando l’estinzione del reato, deve comunque decidere sulle statuizioni civili e può confermare la condanna al risarcimento se accerta la responsabilità dell’imputato secondo le regole civilistiche.

L’assoluzione da reati di falso connessi all’iter di lottizzazione esclude la responsabilità per la lottizzazione abusiva stessa?
No. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto irrilevante l’assoluzione per i reati di falso, in quanto avvenuta per mancanza dell’elemento soggettivo. L’illegittimità oggettiva del piano di lottizzazione iniziale e la consapevolezza dell’imputata nel portarlo avanti erano sufficienti a fondare la sua responsabilità per il reato urbanistico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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