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Lottizzazione abusiva: quando il sequestro è legittimo

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo di un intero complesso immobiliare, ritenendo che la trasformazione di una villa in tre palazzine con 24 appartamenti costituisca lottizzazione abusiva. Il ricorso dei soci della società costruttrice è stato rigettato, affermando che l’intervento, mascherato da ristrutturazione, ha in realtà stravolto l’assetto urbanistico del territorio. La Corte ha stabilito che il sequestro è una misura proporzionata alla gravità dell’illecito, finalizzata alla confisca obbligatoria, e che la posizione dei soci non è assimilabile a quella dei terzi acquirenti in buona fede.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lottizzazione Abusiva: la Cassazione Conferma il Sequestro Preventivo

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di lottizzazione abusiva, chiarendo i confini tra ristrutturazione edilizia e nuova costruzione e confermando la legittimità del sequestro preventivo dell’intero compendio immobiliare. La decisione offre importanti spunti di riflessione sulla proporzionalità delle misure cautelari in materia urbanistica e sulla tutela del territorio.

I Fatti del Caso: da Ristrutturazione a Nuova Costruzione

Una società edile, tramite il suo amministratore, aveva ottenuto un permesso di costruire convenzionato per lavori qualificati come “Ristrutturazione edilizia”. In realtà, l’intervento consisteva nella demolizione di una villa bifamiliare per realizzare un complesso di tre palazzine, per un totale di 24 appartamenti, autorimessa interrata e piscina.
L’operazione era anche al centro di un’indagine per corruzione, secondo cui il rilascio del permesso sarebbe stato agevolato dal pagamento di una tangente a un pubblico ufficiale. A seguito delle indagini, veniva disposto il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale della società costruttrice e dell’area con i fabbricati in costruzione. I soci della società proponevano ricorso, lamentando la violazione del principio di proporzionalità della misura, dato che i lavori erano quasi ultimati e già oggetto di contratti preliminari di vendita con acquirenti in buona fede.

La lottizzazione abusiva nella Valutazione della Cassazione

La Corte Suprema ha rigettato i ricorsi, confermando la sussistenza del fumus delicti del reato di lottizzazione abusiva. Il Collegio ha evidenziato come l’intervento edilizio non potesse in alcun modo essere qualificato come ristrutturazione, neanche alla luce della nozione ampliata introdotta dalle recenti normative. La demolizione e ricostruzione con una triplicazione del peso insediativo e una radicale alterazione delle caratteristiche morfologiche dell’area (passando da una villa a palazzine) configura una vera e propria trasformazione urbanistica. Tale trasformazione, in assenza di un adeguato strumento urbanistico attuativo, integra la fattispecie della lottizzazione abusiva, sia materiale che cartolare.

Il Principio di Proporzionalità nel Sequestro Preventivo

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la presunta sproporzione del sequestro, che aveva colpito l’intero cantiere. La Cassazione ha respinto questa argomentazione, chiarendo come, in materia di lottizzazione abusiva, il sequestro preventivo sia strettamente funzionale alla confisca urbanistica, una sanzione obbligatoria che ha lo scopo di ripristinare l’interesse pubblico leso.

Il Ruolo dei Soci e la Buona Fede

La Corte ha operato una distinzione netta tra la posizione dei terzi acquirenti (la cui buona fede è presunta) e quella dei soci della società costruttrice. Questi ultimi, per la loro stretta relazione con la persona giuridica che ha realizzato l’illecito, non possono semplicemente invocare la buona fede. Avrebbero dovuto dimostrare di aver esercitato i propri poteri di controllo e informazione sulla gestione societaria, al fine di dissociarsi dall’attività illecita. Il sequestro, in questo contesto, è legittimo perché colpisce il bene di proprietà del soggetto direttamente responsabile dell’abuso.

Confisca Urbanistica e Tutela del Territorio

La sentenza ribadisce che la lottizzazione abusiva è un reato di particolare gravità, poiché attenta alla funzione programmatoria urbanistica e può causare alterazioni irreversibili al territorio. Il complesso sistema sanzionatorio, che culmina nella confisca, è disegnato per essere particolarmente afflittivo proprio per la rilevanza del bene giuridico protetto. Di conseguenza, il sequestro preventivo che ne anticipa gli effetti è considerato uno strumento proporzionato e necessario per impedire il consolidamento dell’illecito.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso sulla base di una solida ricostruzione giuridica e fattuale. In primo luogo, ha stabilito che l’intervento edilizio in questione non era una semplice ristrutturazione, ma una nuova costruzione che ha comportato una trasformazione urbanistica del territorio. La sostituzione di una villa bifamiliare con tre palazzine e 24 appartamenti ha determinato un radicale aumento del carico urbanistico, modificando l’assetto della zona in violazione degli strumenti di pianificazione. Per un’operazione di tale portata, il permesso di costruire convenzionato era insufficiente, essendo necessario un piano attuativo.
In secondo luogo, la Corte ha affermato che il sequestro preventivo non era sproporzionato. La misura è stata ritenuta adeguata alla gravità del reato di lottizzazione abusiva, in quanto funzionale alla confisca obbligatoria dei terreni e delle opere realizzate. La tutela del corretto assetto del territorio, un interesse pubblico primario, giustifica l’apprensione dell’intero compendio immobiliare coinvolto nell’illecito. Infine, la Corte ha distinto la posizione dei soci ricorrenti da quella dei terzi promissari acquirenti, sottolineando che i primi, in quanto legati alla società responsabile, non possono beneficiare della presunzione di buona fede e devono subire le conseguenze dell’attività illecita della società stessa.

le conclusioni

Con questa pronuncia, la Cassazione riafferma la linea di rigore nella repressione degli abusi edilizi più gravi. Viene confermato che la qualificazione di un intervento edilizio dipende dalla sua sostanza e dagli effetti concreti sul territorio, non dal nomen iuris utilizzato nel titolo abilitativo. La sentenza stabilisce che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per lottizzazione abusiva è una misura proporzionata e legittima, anche quando incide su complessi immobiliari di notevole valore e quasi ultimati. La tutela del paesaggio e della pianificazione urbanistica prevale sugli interessi economici derivanti dall’attività illecita, inviando un chiaro messaggio sulla inderogabilità delle regole che governano l’uso del territorio.

Quando una ristrutturazione edilizia si trasforma in lottizzazione abusiva?
Secondo la sentenza, ciò avviene quando l’intervento, anziché recuperare un edificio esistente, porta a una sua totale trasformazione con un significativo aumento del carico urbanistico (ad esempio, passando da una villa a 24 appartamenti) e un’alterazione delle caratteristiche morfologiche della zona, senza il necessario piano attuativo.

Il sequestro preventivo di un intero cantiere è una misura proporzionata?
Sì, nel caso di lottizzazione abusiva, il sequestro dell’intero complesso è considerato proporzionato. La Corte spiega che questa misura è necessaria per garantire l’efficacia della confisca urbanistica, una sanzione obbligatoria che mira a ripristinare l’ordine urbanistico violato e a sottrarre alla disponibilità dei responsabili i beni derivanti dal reato.

I soci della società costruttrice sono tutelati come i terzi acquirenti in buona fede?
No. La Corte chiarisce che la posizione dei soci è diversa da quella dei terzi acquirenti. Mentre per questi ultimi la buona fede si presume, i soci, in quanto parte della compagine societaria responsabile dell’illecito, non possono beneficiare della stessa tutela e devono subire le conseguenze delle azioni della società, a meno che non dimostrino di aver esercitato attivamente i loro poteri di controllo per opporsi all’operato illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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