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Lottizzazione abusiva: anche in zone già urbanizzate

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo di un vasto complesso immobiliare, ritenendo configurabile il reato di lottizzazione abusiva nonostante l’intervento sorgesse in un’area già urbanizzata. La decisione si fonda sul rilevantissimo incremento di volumetria, pari a oltre cinque volte l’indice di fabbricabilità consentito, e sul cambio di destinazione d’uso. Secondo la Corte, un’opera di tale portata altera l’assetto del territorio e incide sulla potestà di programmazione urbanistica del Comune, integrando così il reato contestato.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lottizzazione abusiva in zona urbanizzata: quando la costruzione è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24989/2025, affronta un caso emblematico di lottizzazione abusiva, confermando che questo reato può configurarsi anche in aree già edificate. La pronuncia ribadisce principi fondamentali in materia urbanistica, sottolineando come un intervento edilizio, seppur formalmente assentito, possa risultare illecito se stravolge l’assetto del territorio. Analizziamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I fatti del caso: un progetto immobiliare sotto sequestro

La vicenda ha origine dal sequestro preventivo di un grande complesso edilizio in corso di costruzione in una nota località balneare. Il progetto prevedeva la demolizione di un preesistente albergo e la successiva costruzione di nuovi edifici residenziali. L’operazione, tuttavia, comportava un notevole incremento della volumetria complessiva, realizzato anche attraverso l’acquisizione di diritti edificatori da un’altra società. Il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, ravvisando la sussistenza di gravi indizi del reato di lottizzazione abusiva.

Le ragioni del ricorso: una difesa su più fronti

L’amministratore della società costruttrice ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su diversi punti. In primo luogo, ha lamentato la genericità dell’imputazione provvisoria, ritenuta non sufficientemente dettagliata per consentire un’adeguata difesa. In secondo luogo, ha contestato la mancanza di motivazione dei provvedimenti di sequestro riguardo alla sussistenza del reato. Infine, ha sostenuto che, trattandosi di un’area già completamente urbanizzata, non fosse necessario un piano di lottizzazione, e che l’intervento non avesse comportato un aumento di cubatura rispetto al preesistente complesso immobiliare.

Lottizzazione abusiva: l’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che l’imputazione provvisoria, nella fase delle indagini preliminari, è per sua natura suscettibile di evoluzioni. Nel caso specifico, era comunque sufficientemente chiara nel descrivere il contrasto tra l’intervento edilizio e gli strumenti urbanistici, consentendo all’indagato di difendersi pienamente.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella definizione e nell’ambito di applicazione del reato di lottizzazione abusiva. La Corte ha ribadito che la lottizzazione cosiddetta ‘materiale’ si realizza quando si avviano opere che comportano una trasformazione urbanistica o edilizia dei terreni in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici. Questo reato si distingue dalla semplice costruzione abusiva perché incide sulla potestà pubblica di programmazione territoriale.

Un punto cruciale chiarito dalla sentenza è che la lottizzazione abusiva può essere configurata anche in zone già urbanizzate. Ciò accade quando l’intervento, per la sua consistenza e complessità, è tale da costituire una ‘notevole trasformazione del territorio’. Nel caso in esame, l’indice di fabbricabilità accertato era pari a 5,27 mc/mq, a fronte di un indice previsto dal piano di lottizzazione di 1 mc/mq, ovvero oltre cinque volte il limite consentito. Questo enorme incremento volumetrico, unito al cambio di destinazione d’uso da turistico-ricettivo a residenziale, è stato ritenuto in grado di alterare in modo determinante l’assetto territoriale, creando la necessità di un nuovo raccordo con l’aggregato abitativo preesistente e un potenziamento delle opere di urbanizzazione.

La Corte ha inoltre sottolineato l’irrilevanza del calcolo della volumetria preesistente proposto dalla difesa, evidenziando come la cubatura del nuovo intervento (oltre 10.881 mc) derivasse solo in minima parte dall’immobile preesistente (circa 3.907 mc). La maggior parte del volume era stata ottenuta tramite l’acquisto di diritti edificatori da un’altra società, operazione ritenuta illegittima e oggetto di un’indagine separata. Di fronte a tali evidenze, la Corte ha concluso che sussistevano ampiamente gli indizi per giustificare il sequestro preventivo.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per gli operatori del settore immobiliare. Dimostra che il possesso di un permesso di costruire non è sufficiente a garantire la liceità di un’operazione edilizia se questa, nella sua sostanza, si traduce in una trasformazione urbanistica non pianificata. Un intervento di vasta portata, che aumenta in modo sproporzionato il carico urbanistico, richiede una valutazione complessiva e non può eludere la necessità di un adeguato strumento di pianificazione, anche quando si inserisce in un contesto già sviluppato. La tutela del governo del territorio prevale sulla singola iniziativa edilizia, specialmente quando questa assume dimensioni tali da stravolgerlo.

Si può commettere il reato di lottizzazione abusiva in una zona già completamente urbanizzata?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato è configurabile anche in zone già urbanizzate o parzialmente urbanizzate, qualora gli interventi, per consistenza e complessità, costituiscano una notevole trasformazione del territorio che richieda un nuovo raccordo con il tessuto urbano esistente e un potenziamento delle opere di urbanizzazione.

Un forte aumento del volume di costruzione è un indizio sufficiente per il reato di lottizzazione abusiva?
Sì. Nel caso di specie, un indice di fabbricabilità superiore di oltre cinque volte a quello consentito è stato considerato un elemento chiave per affermare la sussistenza di indizi del reato. Un simile incremento volumetrico, specialmente se accompagnato da un cambio di destinazione d’uso, è ritenuto idoneo a incidere sul potere di programmazione territoriale dell’ente locale, integrando così la fattispecie di lottizzazione abusiva.

Un’imputazione provvisoria non del tutto dettagliata può giustificare un sequestro preventivo?
Sì. Secondo la Corte, l’imputazione nella fase delle indagini preliminari è per sua natura provvisoria e può essere modificata. Ai fini di una misura cautelare come il sequestro, è sufficiente che essa sia formulata in modo chiaro, con riferimento all’evidente contrasto tra l’intervento e gli strumenti urbanistici, così da consentire all’indagato di comprendere la contestazione e di esercitare il proprio diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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