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Liquidazione compensi custode: decide il Tribunale

La Cassazione risolve un conflitto di competenza tra Tribunale e Corte d’Appello sulla liquidazione compensi di un custode giudiziario. Si stabilisce che la figura del custode è distinta da quella dell’amministratore giudiziario e che l’impugnazione del decreto di liquidazione va proposta al Tribunale, secondo la procedura ordinaria (art. 170 DPR 115/2002), e non alla Corte d’Appello secondo la disciplina speciale antimafia (art. 42 D.Lgs. 159/2011).

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liquidazione compensi custode: la Cassazione chiarisce la competenza del Tribunale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha messo un punto fermo su una questione procedurale di grande rilevanza: a chi spetta decidere sull’impugnazione del decreto di liquidazione compensi custode giudiziario? La risposta, come vedremo, dipende dalla netta distinzione tra la figura del ‘custode’ e quella dell”amministratore giudiziario’. Questa pronuncia risolve un conflitto di competenza sorto tra il Tribunale e la Corte d’Appello, fornendo un’indicazione chiara per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso: Un Conflitto tra Corti

La vicenda trae origine da un procedimento penale nel cui ambito il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Savona aveva disposto il sequestro preventivo di quote e beni di una società a responsabilità limitata. Per la gestione di tali beni, era stato nominato un custode giudiziario.

Successivamente, il GIP procedeva a liquidare il compenso per l’attività svolta dal custode, applicando per il calcolo i parametri previsti per l’amministratore giudiziario dalla normativa antimafia (art. 42 del D.Lgs. 159/2011).

L’amministratore della società sequestrata proponeva opposizione a tale liquidazione dinanzi al Tribunale civile di Savona. Quest’ultimo, però, declinava la propria competenza, ritenendo che, essendo stato richiamato l’art. 42, l’impugnazione dovesse essere proposta, secondo quanto previsto dal comma 7 della stessa norma, dinanzi alla Corte d’Appello.

A sua volta, la Corte d’Appello di Genova, investita della questione, sollevava conflitto di competenza, sostenendo di non essere il giudice competente. La Corte genovese argomentava che la persona nominata era un ‘custode’ e non un ‘amministratore giudiziario’, e che pertanto la procedura speciale prevista dalla legge antimafia non fosse applicabile.

La Questione Giuridica: Custode o Amministratore?

Il cuore del problema risiedeva nella corretta qualificazione giuridica della figura incaricata della gestione dei beni e, di conseguenza, nell’individuazione della corretta disciplina processuale per l’impugnazione del suo compenso. Le due opzioni erano:

1. Disciplina speciale (art. 42, co. 7, D.Lgs. 159/2011): Riservata all’amministratore giudiziario di beni sequestrati in misure di prevenzione, prevede la competenza della Corte d’Appello.
2. Disciplina ordinaria (art. 170, D.P.R. 115/2002): Applicabile in via generale agli ausiliari del magistrato, tra cui il custode, stabilisce che l’opposizione vada proposta al capo dell’ufficio giudiziario cui appartiene il magistrato che ha emesso il provvedimento (in questo caso, il Tribunale).

La decisione della Cassazione sulla liquidazione compensi custode

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi della Corte d’Appello di Genova, risolvendo il conflitto e dichiarando la competenza del Tribunale di Savona. I giudici supremi hanno chiarito che è la natura dell’incarico a determinare la procedura applicabile, non i criteri utilizzati per il calcolo del compenso.

Il fatto che il GIP avesse utilizzato, per la quantificazione delle somme, i parametri previsti per gli amministratori giudiziari non poteva trasformare la natura dell’incarico, che rimaneva quello di un custode. Le due figure, infatti, sono nettamente distinte.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su una distinzione sostanziale tra le due figure. Il custode giudiziario ha principalmente compiti di conservazione e amministrazione ordinaria dei beni sequestrati. L’amministratore giudiziario, specialmente nel contesto della normativa antimafia, ha poteri gestionali molto più ampi, finalizzati non solo alla conservazione ma anche alla gestione attiva dell’azienda o del patrimonio per incrementarne la redditività.

Questa differenza sostanziale si riflette sulla disciplina processuale. La procedura speciale e aggravata prevista dall’art. 42 del D.Lgs. 159/2011 è pensata per la complessità della gestione dei patrimoni mafiosi e si applica esclusivamente alla figura dell’amministratore giudiziario nominato in quel contesto. Per tutte le altre ipotesi, inclusa quella del custode nominato in un sequestro preventivo ordinario, vale la regola generale dell’art. 170 del D.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia).

Di conseguenza, l’opposizione al decreto di liquidazione dei compensi del custode deve essere proposta con ricorso al capo dell’ufficio giudiziario che ha emesso l’atto, ovvero al Presidente del Tribunale, e non alla Corte d’Appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e fondamentale: la qualifica del soggetto incaricato (custode o amministratore) è dirimente per individuare il giudice competente a decidere sull’impugnazione del suo compenso. Questo evita confusioni procedurali e garantisce che venga applicata la disciplina corretta, distinguendo nettamente le procedure ordinarie da quelle speciali previste in materia di prevenzione antimafia. Per la liquidazione compensi custode, la via da seguire è quella ordinaria, con competenza del Tribunale.

Quale giudice è competente a decidere l’opposizione al decreto di liquidazione dei compensi di un custode giudiziario?
È competente il capo dell’ufficio giudiziario a cui appartiene il magistrato che ha emesso il decreto di liquidazione. Nel caso di specie, trattandosi di un provvedimento del GIP, la competenza è del Tribunale.

Si applica la stessa procedura di impugnazione per i compensi del custode giudiziario e dell’amministratore giudiziario?
No. Per il custode giudiziario si applica la procedura ordinaria prevista dall’art. 170 del D.P.R. 115/2002 (opposizione al Tribunale). Per l’amministratore giudiziario di beni sequestrati in via di prevenzione, si applica la procedura speciale dell’art. 42, comma 7, del D.Lgs. 159/2011 (impugnazione in Corte d’Appello).

Perché la Cassazione ha distinto nettamente la figura del custode da quella dell’amministratore giudiziario?
La distinzione è fondamentale perché le due figure hanno poteri e finalità diverse. Il custode ha un ruolo prevalentemente conservativo, mentre l’amministratore giudiziario (specialmente in ambito antimafia) esercita poteri di gestione attiva dei beni, anche per incrementarne la redditività. Tale differenza sostanziale giustifica l’applicazione di discipline processuali distinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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