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Lieve entità stupefacenti: quando si esclude?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la detenzione di un ingente quantitativo di marijuana, da cui si potevano ricavare oltre 221.000 dosi. La Corte ha stabilito che un dato quantitativo così rilevante, unito al possesso di strumenti per il confezionamento, è incompatibile con la fattispecie di lieve entità stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), in quanto indica una capacità di diffusione sul mercato che supera la soglia della minima offensività.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità Stupefacenti: Quando la Quantità Esclude il Reato Minore

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione torna a delineare i confini tra lo spaccio di droga e il fatto di lieve entità stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90. La decisione chiarisce come il dato quantitativo, se particolarmente ingente, possa di per sé essere sufficiente a escludere l’ipotesi criminosa meno grave, specialmente se accompagnato da altri indizi che rivelano una spiccata capacità di diffusione della sostanza sul mercato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto, confermata in appello, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo di marijuana tale da poter ricavare ben 221.816 dosi singole. La condanna si basava sull’articolo 73, comma 4, del Testo Unico sugli Stupefacenti, che punisce la condotta di spaccio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando due principali motivi di doglianza:

1. Erronea applicazione della legge e vizio di motivazione: Si contestava la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, sostenendo che non fosse stata fornita una motivazione sufficiente a giustificare la condanna.
2. Mancata riqualificazione del fatto: Si richiedeva di inquadrare la condotta nell’ipotesi più lieve prevista dal comma 5 dell’art. 73, la cosiddetta lieve entità stupefacenti, ritenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non concedere tale attenuante.

La Questione della Lieve Entità Stupefacenti

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione dei criteri che distinguono lo spaccio ‘comune’ da quello di lieve entità. Quest’ultima fattispecie è stata introdotta per punire con pene più miti quelle condotte che, pur essendo illecite, presentano una ridotta offensività, valutata sulla base dei mezzi, delle modalità dell’azione e della quantità e qualità delle sostanze.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le censure difensive con argomentazioni precise e in linea con il proprio consolidato orientamento.

Il Limite del Giudizio di Legittimità

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale del processo penale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può procedere a una nuova e diversa valutazione dei fatti o delle prove, come richiesto dalla difesa. Il suo compito è verificare che la sentenza impugnata sia immune da vizi logici o giuridici. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione coerente e logica, basando la condanna non solo sull’enorme quantitativo di droga, ma anche sul possesso di strumentazione idonea al peso e al confezionamento, elementi che, letti insieme, indicavano chiaramente la destinazione alla vendita.

L’Esclusione della Lieve Entità Basata sulla Quantità

Sul secondo punto, la Corte ha stabilito che i giudici di merito avevano correttamente escluso la fattispecie di lieve entità stupefacenti. La decisione si fonda su una valutazione complessiva degli elementi probatori, tra cui spicca il dato ponderale della sostanza. Un quantitativo dal quale è possibile ricavare oltre 221.000 dosi è stato ritenuto un elemento di “preponderante rilevanza”. Questo dato, unito alle modalità di detenzione, delinea una “capacità di diffusione sul mercato degli stupefacenti” del tutto incompatibile con la nozione di “minima offensività” che caratterizza il reato di cui al comma 5.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione conferma che, sebbene la valutazione sulla lieve entità debba tenere conto di tutti gli indici previsti dalla norma (mezzi, modalità, qualità e quantità), il dato quantitativo può assumere un ruolo decisivo e assorbente quando è di per sé talmente elevato da esprimere un’offensività intrinseca che va oltre la soglia della minima lesività. La decisione ribadisce quindi un criterio di valutazione rigoroso, offrendo un punto di riferimento chiaro per distinguere le condotte di spaccio meritevoli di un trattamento sanzionatorio più mite da quelle che, per la loro portata, manifestano una pericolosità sociale significativa.

Quando la detenzione di droga non può essere considerata di ‘lieve entità’?
Secondo la Corte, la detenzione non può essere considerata di lieve entità quando elementi di preponderante rilevanza, come un quantitativo di sostanza estremamente elevato (nel caso specifico, atto a produrre oltre 221.000 dosi), indicano una capacità di diffusione sul mercato incompatibile con la nozione di minima offensività.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto posti a sostegno della decisione di merito. Il suo compito è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non rivalutare le prove.

Quali elementi, oltre alla quantità, sono importanti per escludere la lieve entità?
Oltre al dato quantitativo, la Corte di merito ha considerato rilevante il possesso di strumentazione idonea alla pesatura e al confezionamento in dosi della sostanza. Questi elementi, insieme alla quantità, confermano la destinazione alla vendita e alla cessione, contribuendo a escludere la fattispecie della lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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